Nonostante il ritorno in auge dei titoli gowth, per T. Rowe Price la significativa differenza nelle valutazioni con quelli value potrebbe non essere sostenibile
Dallo scorso novembre fino a inizio maggio, i titoli value statunitensi hanno generato solide performance, sia assolute che relative, rispetto ai growth, una tendenza osservata anche sui mercati azionari globali. Recentemente però il rally dei titoli value si è indebolito e i titoli growth hanno riguadagnato terreno, riducendo notevolmente il divario di performance. Che succede? E cosa bisogna aspettarsi per il futuro?
A questa domanda ha provato a rispondere, Tim Murray, Cfa, capital markets strategist multi-asset division di T. Rowe Price, secondo cui il momento d’oro del value è tutt’altro che terminato. “Anche se questo sviluppo era in un certo senso inaspettato – afferma -, il ritorno in auge dei titoli growth è sostenuto dai fondamentali interessanti di questo universo rispetto a quello value, con una crescita dei ricavi molto forte e margini in aumento negli ultimi 10 anni. In futuro, gli investitori dovrebbero valutare se i trend che hanno favorito i titoli growth nell’ultimo decennio continueranno a prevalere”.
In particolare, Murray sottolinea come la pandemia ha rafforzato alcuni trend tecnologici, tra cui il commercio retail online, i social media, lo streaming video e il cloud computing, e le ultime tendenze, come la spinta verso le energie rinnovabili, potrebbero fornire ulteriori venti in coda. Tuttavia, a suo dire, con queste importanti aspettative, le valutazioni dei titoli growth sono state spinte a livelli estremi rispetto ai titoli value, lasciando poco margine di errore in caso di risultati deludenti.
“A nostro avviso – chiarisce quindi lo strategist -, la significativa differenza nelle valutazioni tra i titoli growth e quelli value potrebbe non essere sostenibile, e i possibili catalizzatori, tra cui l’aumento dell’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi e dei tassi di interesse, potrebbero ridurre il divario nel medio termine. Negli Stati Uniti l’aumento della spesa pubblica, l’aumento delle tasse sugli utili generati all’estero e una regolamentazione più severa nei confronti delle aziende tech potrebbero essere un altro fattore di supporto”.
Per questo Murray ritiene che se queste condizioni dovessero effettivamente concretizzarsi, favorirebbero probabilmente i titoli value, finendo per costituire un vento contrario per quelli growth. “Pertanto, al momento continuiamo a favorire i titoli value”, conclude.