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Azionario, è il momento di tornare sulle banche?

Secondo Notz Stucki è possibile trovare player di qualità, ma occhio ai coefficienti di patrimonializzazione

L’emergenza sanitaria prosegue, ma ci sono le speranze per una possibile e significativa ripresa economica, soprattutto negli Stati Uniti. Infatti, di recente, con la delibera dello stimolo fiscale di Biden di 1900 miliardi di dollari, il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le stime di crescita del Pil statunitense per il 2021, pari a +6,4%, 1,3 punti percentuali in più rispetto allo scorso gennaio. Inoltre, il mese di aprile ha dato il via alla stagione degli utili, che potrà dare un’indicazione di come l’economia si stia muovendo con l’inizio delle campagne vaccinali. Il kick-off, in particolare, ha avuto come protagonista le banche Usa, che lo scorso anno hanno incontrato notevoli difficoltà a causa della pandemia, ma nel 2021 stanno registrando una performance a doppia cifra. 

“Se prendiamo in considerazione il benchmark di riferimento Dow Jones US Banks – evidenzia Giacomo Calef, country manager di Notz Stucki -, da inizio anno al 21/04 totalizza un +25% circa. E nel primo trimestre 2021 le big del settore bancario Usa hanno riportato un exploit nelle crescite percentuali rispetto alle stime degli analisti. Ad esempio, Jp Morgan ha visto i profitti salire del 400%, a 14,3 miliardi di dollari, oltre le attese”. 

Tali risultati, secondo Calef, sono stati resi possibili grazie a due fattori. Il primo è legato alla generazione di cospicue commissioni da Trading ed investment banking, rese possibili dalla volatilità sulle piazze finanziarie e dall’intensa attività di m&a. 

“Ma un dato che ha fatto la differenza riguarda la forte riduzione delle riserve anti-crisi per la copertura dei prestiti – avverte l’esperto -. Nel caso di Jp Morgan, si osservi che sono stati liberati ben 5,2 miliardi. Inoltre, se guardiamo il dato complessivo sulle banche quotate nell’S&P 500, frutto di una stima elaborata da alcuni analisti finanziari, possiamo evidenziare come le riserve per i prestiti in sofferenza possano scendere di circa 40 miliardi di dollari rispetto ai livelli di un anno fa, da 30.5 miliardi di dollari a -10.2 miliardi, con quest’ultimi pronti ad essere liberati per l’attività bancaria”. 

Dunque, da questi risultati, per Calef potremmo dedurre che, nell’ambito di un processo di selezione di investimenti azionari, in ogni settore, anche in quelli che hanno sofferto di più, è possibile trovare player di qualità per poter diversificare il proprio portafoglio. “Nel caso del comparto bancario, il processo potrebbe prendere in considerazione, ad esempio, i coefficienti di patrimonializzazione dell’istituto, in grado di determinare la capacità di fronteggiare gli impegni finanziari e di misurare il proprio livello di esposizione al rischio di credito”, conclude.

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