Villamin (Ubp): “Preferiamo i segmenti che offrono un’elevata visibilità sugli utili, implementando anche strategie asimmetriche tramite opzioni e prodotti strutturati nei portafogli”
Dopo il brusco calo registrato fino a inizio marzo, l’azionario ha ripreso forza, supportato dalle speranze di un cessate il fuoco e da indicatori economici piuttosto rassicuranti. Ora però gli investitori temono che l’impennata dei prezzi delle materie prime, la guerra, le sanzioni e il rallentamento della crescita economica portino a considerevoli declassamenti degli utili.
“Il global earnings revision ratio, il rapporto cioè tra miglioramenti e declassamenti degli utili, è effettivamente sceso in territorio negativo per la prima volta da giugno 2020, soprattutto in Europa, ma finora le stime degli utili hanno tenuto bene”, osserva Norman Villamin, chief investment officer (wealth management) di Union Bancaire Privée, secondo cui non ha sorpreso che i settori legati ai beni di consumo abbiano sofferto per i declassamenti degli utili. Un fenomeno, questo, parzialmente compensato dai miglioramenti degli utili delle aziende che invece beneficiano dell’aumento dei prezzi delle materie prime.
Ora la stagione dei report è già dietro l’angolo. “Il tasso di crescita degli utili per azione nel primo trimestre per l’indice S&P 500 dovrebbe attestarsi appena al 6%, dopo il 32% nel quarto trimestre dell’anno precedente- afferma Villamin -. Le stime degli utili e delle entrate per il primo trimestre sono in calo del 4% su base congiunturale rispetto ai dati effettivi del quarto trimestre 2021”.
“Questo tasso di crescita degli utili è stato negativo solo una volta su tre dal 2004 ad oggi. In un contesto di forte crescita nominale, alta inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi e aumento dei costi, è più probabile che i miglioramenti siano guidati più dalle vendite che dai margini, sia negli Usa che in Europa. Nel complesso, il consensus sulla crescita degli utili non è quasi cambiato, e nelle principali regioni il tasso di crescita degli utili per il 2022 è stimato a circa l’8-9%”, avverte l’esperto.
Secondo Villamin, la solida crescita del Pil nominale, la capacità della maggior parte delle aziende di trasferire al consumatore almeno una parte degli aumenti dei costi e il fatto che le stime degli utili per azione fossero state giudicate conservative prima di questo nuovo shock esterno suggeriscono che il rischio di ampie revisioni al ribasso è piuttosto limitato, almeno negli Usa. Nell’Eurozona, più direttamente colpita dalla guerra, invece, la possibilità di sostanziali revisioni al ribasso degli utili è, ovviamente, molto più alta.
“Questa condizione si è tradotta in un forte derating di questo mercato nelle ultime settimane – sottolinea -. Tuttavia, le valutazioni attuali non stanno prezzando uno scenario recessivo in Europa. Negli Stati Uniti, un ulteriore significativo aumento dei rendimenti obbligazionari potrebbe pesare sui multipli di valutazione”.
“In questo contesto di grande incertezza, in cui i rischi per gli utili sono ormai chiaramente più orientati al ribasso che al rialzo, manteniamo una preferenza per i segmenti che offrono un’elevata visibilità sugli utili, implementando anche strategie asimmetriche tramite opzioni e prodotti strutturati nei portafogli”, conclude quindi Villamin.