Smart Bank si aspetta ritorni piatti dagli Usa, mentre stima un rendimento positivo circa del 5% dai mercati europei
Per chi investe nell’azionario è tempo di guardare all’Europa piuttosto che agli Usa. Ne è convinto Antonio De Negri, ceo di Smart Bank, che analizza la situazione al di qua e al di là dell’Atlantico. “I dati arrivati dagli Stati Uniti – spiega – all’inizio del 2023 hanno dato segnali più positivi rispetto alle aspettative di fine 2022. In Nord America si nota un sostanziale aumento della spesa personale del cliente statunitense ma anche un aumento del rischio di rialzo dei tassi per il primo trimestre. Riteniamo che il mercato del lavoro sia forte e di conseguenza abbiamo rivisto al rialzo le nostre aspettative per il Pil di fine anno. Allo stesso tempo, però, i dati provenienti dal mercato immobiliare sono fragili in risposta all’innalzamento dei tassi, che ci aspettiamo continuino ad aumentare nell’anno”.
Al netto di questi dati generalmente robusti, per De Negri l’economia americana sarà in grado di evitare una recessione nel 2023 anche se la sua aspettativa di crescita a oggi non supera lo 0.5% anno su anno. “Per quanto riguarda l’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi (core PCE) stimiamo u un aumento di 57 bps mentre da un punto di vista dei tassi ipotizziamo un aumento di 25bps al mese per marzo, maggio e giugno”, aggiunge.
“Tendenzialmente – prosegue – l’economia europea è solita imitare quella statunitense, e questo vale innanzitutto per i tassi: crediamo che la Bce seguirà un aumento mensile di 25 bps stimando un picco del 3.5/3.75% a giugno. Per quanto riguarda questa politica monetaria, è difficile fare stime accurate in quanto c’è un generale disaccordo tra i maggiori esponenti del settore: mentre alcuni si aspettano un restringimento, altri la vedono diversamente. Per quanto riguarda l’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi, ci aspettiamo una situazione stagnante anche in Europa, anche se l’headline inflation (tasso che include il cambiamento di quei prezzi che cambiano significativamente, come per esempio il costo della vita) è in generale diminuzione”.
L’esperto fa notare che i dati riguardanti il mercato del lavoro sono robusti anche in Europa, con bassi tassi di disoccupazione e crescita degli stipendi, soprattutto nelle nazioni europee emergenti. E che i rischi riguardanti l’Eurozona sono più legati al mercato immobiliare, apparentemente in peggior condizione di quello Usa a causa di un sistema bancario più lento, e dalla possibilità che i tassi continuino a salire anche dopo giugno.
Con questi dati alla mano per De Negri è possibile dunque comparare i mercati azionari. “Nella nostra opinione – chiarisce – lo scampato pericolo di recessione è già stato considerato nel prezzo dei mercati nordamericani che non riteniamo molto competitivi: con multipli a 18 volte gli utili sono dispendiosi, e per questi abbiamo aspettative di crescita pari a zero a causa di un bilanciamento tra guadagni stabili e un restringimento dei margini”.
Per l’esperto, l’Europa è in una posizione migliore, soprattutto grazie a una crescita dei ricavi in settori ‘profondi’ che sono stati trascurati dopo la crisi finanziaria del 2008 (bancario ed energetico principalmente). Inoltre, i mercati europei sono meno inondati di compagnie con valutazioni a multipli esorbitanti (tech) rispetto all’America.
“A parità di settore stimiamo che i mercati europei siano più economici del 30% rispetto agli Usa. Questo è coerente con i risultati che abbiamo visto dall’ottobre scorso, con i mercati europei che hanno sovraperformato di 2X l’S&P500. Di conseguenza, mentre ci aspettiamo ritorni piatti da oltreoceano, stimiamo un rendimento positivo circa del 5%”, conclude.