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Azionario Uk, è ora di puntare sulle pmi

Schroders vede opportunità sia nelle aziende domestiche che servono i consumatori e le imprese del Regno Unito sia nelle numerose pmi che operano a livello internazionale

Nel 2022 l’azionario Uk è stato più resiliente rispetto a molti altri mercati mondiali. In un contesto di inflazione ai massimi e tassi in rialzo, gli investitori azionari hanno mostrato una chiara preferenza per le società più internazionali e più grandi del Ftse 100. Le banche e le major petrolifere, ad esempio, sono state le protagoniste del mercato azionario: hanno aumentato i dividendi e riacquistato volumi considerevoli di azioni grazie alla forza dei mercati delle materie prime e all’aumento dei tassi di interesse, con una conseguente forte crescita degli utili.

Diverso il discorso per i titoli azionari britannici quotati a piccola e media capitalizzazione, che non hanno avuto un anno molto positivo. “Questo sta suscitando l’interesse di diversi investitori – evidenzia Sue Noffke, head of Uk equities di Schroders -. Il prezzo pagato è uno dei principali fattori che determinano i rendimenti degli investimenti a lungo termine e l’attuale rendimento del 3% circa offerto dall’indice Ftse 250, il gruppo più consolidato di pmi quotate nel Regno Unito, mostra valutazioni non corrette. Alcune delle pmi focalizzate sul mercato domestico in particolare sembrano prezzare diverse notizie negative”.

La Noffke fa notare che siamo lontani dal clima di fiducia che si respirava all’inizio del 2022, ma sottolinea che è durante i periodi più complessi che le opportunità aumentano. Ma quali sono le opportunità al momento? “Sappiamo che investire nelle pmi sul lungo periodo può essere molto remunerativo e oggi questo forte potenziale di crescita viene offerto a un prezzo molto interessante – afferma -. Vediamo opportunità sia nelle aziende domestiche che servono i consumatori e le imprese del Regno Unito, sia nelle numerose pmi che operano a livello internazionale. Le valutazioni, tuttavia, sono molto elevate e il mercato non sembra discernere tra le aziende buone e quelle meno buone”.

L’esperta ricorda che stiamo assistendo a un’inflazione lungo tutta la catena di approvvigionamento, dai costi di trasporto ai prezzi dei materiali e all’aumento dei salari. Un dollaro molto forte ha poi aggravato l’inflazione dei costi per i produttori nazionali e c’è sicuramente molto da temere dal punto di vista economico, soprattutto in Europa e nel Regno Unito, dove la crisi energetica e quella del costo della vita sembrano aver già fatto precipitare, o faranno precipitare a breve, molte economie in recessione.

“L’aumento dei tassi d’interesse potrebbe essere un problema importante per le aziende con alti livelli di indebitamento, soprattutto se il debito deve essere rifinanziato nei prossimi 12 mesi – avverte -. Tuttavia, molte delle migliori aziende hanno superato la pandemia e sono ben preparate ad affrontare la tempesta che le attende con il supporto di bilanci solidi”.

Guardando al quadro generale, per la Noffke si può discutere su come le aziende e i consumatori reagiranno a questa recessione. “Le imprese saranno così rapide nel ridurre la forza lavoro come nelle passate recessioni? La recente esperienza di carenza di competenze in un’economia segnata da una pandemia e in un mercato del lavoro strutturalmente in crisi potrebbe indurle a fare una pausa. Le fasce più anziane attingeranno ulteriormente ai risparmi accumulati durante la pandemia, sentendo che la vita è troppo breve per non godersi il presente? Dalla situazione molto cupa in cui ci troviamo oggi, potrebbe non essere necessario molto per risollevare il sentiment e le valutazioni”, analizza.

Al contrario, se la situazione dovesse peggiorare rispetto alle previsioni, secondo l’esperta la copertura dei dividendi per le azioni del Regno Unito è più forte di quanto non sia mai stata da un decennio a questa parte, con un valore nettamente superiore a due volte (anche per il Ftse 250). “Come rapporto tra gli utili di un mercato e i dividendi, la copertura indica il margine di sicurezza per mantenere i dividendi nel caso in cui gli utili vengano ridotti più del previsto durante la recessione. Si tratta di un’altra importante misura di resilienza finanziaria che valutiamo con attenzione insieme alla solidità dei bilanci”, conclude.

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