Perdita di indipendenza e un irrigidimento sbagliato fatto di troppi rialzi dei tassi sono i principali pericoli che corrono le banche centrali. L’analisi Candriam
Sono molti gli insegnamenti che possiamo trarre da questo anno di rialzi dei tassi. Sebbene la Fed sia riuscita nella sua missione, l’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi nell’Eurozona rimane elevata e il margine di manovra della Bce è ristretto, visti i potenziali rischi, in particolare quello di destabilizzazione del sistema finanziario.
Tassi, un bilancio in tre punti
“Nel 2022, di fronte a uno shock inflazionistico, le banche centrali hanno aumentato i tassi di riferimento in modo quasi unanime e senza precedenti. Alla fine dell’anno, con la recessione che incombe, è tempo di fare un bilancio”, spiega Nicolas Forest, global head of fixed income di Candriam, secondo cui da questi mesi si possono già trarre tre lezioni.
La prima, a detta dell’esperto è che le banche centrali non sono in grado di fare previsioni accurate. “Infatti – evidenzia – l’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi è stata costantemente sottovalutata: non dimentichiamoci le previsioni della Bce…”
La secondo lezione, secondo Forest, è che l’imitazione monetaria ha ancora una volta preso il sopravvento su qualsiasi indipendenza. In questo senso la Fed è stata la prima e la più aggressiva nella sua stretta monetaria, seguita da tutte le altre controparti.
Infine, terzo insegnamento, la lotta all’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi è diventata la priorità dei banchieri centrali, anche a rischio di portare l’economia mondiale a un grave rallentamento.
Cosa succederà nel 2023?
“Sebbene un calo dell’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi sia opinione generale, prevediamo che questa rimarrà ben al di sopra dell’obiettivo del 2%, costringendo le banche centrali a mantenere alti i tassi più a lungo – afferma l’esperto -. Fattori più organici, come i cambiamenti demografici e la transizione energetica, potrebbero pesare in modo più strutturale sui prezzi. In questo contesto, la grande incognita per il 2023 sarà quella di prevedere il terminal rate per le diverse zone”.
“Negli Stati Uniti – prosegue -, la Federal Reserve ha aumentato il tasso di interesse di riferimento nel modo più aggressivo degli ultimi 40 anni. Missione compiuta. Con quattro rialzi eccezionali di 75 punti base che hanno portato il tasso sui Fed fund al 4% e un’ambiziosa politica di riduzione del proprio bilancio, la Fed è riuscita a pesare sulle dinamiche inflazionistiche senza destabilizzare il sistema finanziario. Riteniamo che la banca centrale statunitense potrebbe effettuare altri due rialzi dei tassi nel 2023 e stabilizzare il costo del denaro intorno al 5,25%. La gestione del terminal rate sarà un esercizio delicato, poiché il cuscinetto di risparmi delle famiglie maschera gli effetti ritardati dell’aumento dei tassi a lungo termine sull’economia”.
Nell’Eurozona, la Bce ha posto fine ai tassi di interesse negativi aumentandoli a un ritmo senza precedenti, pari a oltre 200 punti base in cinque mesi. Ma l’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi resta ancora difficile da controllare e supera infatti il 10%. “Mentre si prevede che i prezzi dell’energia si stabilizzeranno nel 2023 – spiega Forest -, l’ultimo accordo ottenuto dai lavoratori tedeschi per un aumento degli stipendi dell’8,5% in due anni fa temere che si generi il meccanismo della spirale prezzi-salari. Inoltre, i governi europei hanno abbandonato l’ortodossia fiscale e stanno sostenendo i consumi, a rischio di favorire il consolidamento di un’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi più alta rispetto al voluto”.
La stretta monetaria avviata dalla Banca centrale europea non è quindi destinata a fermarsi, a detta dell’esperto. “Si prevede che la Bce continuerà la sua normalizzazione nel 2023 con diversi rialzi per portare il tasso di deposito al 3%. Il compito sarà tanto più complicato in quanto le politiche fiscali controbilanciano in parte gli effetti di una politica monetaria restrittiva. La Bce dovrà alzare i tassi mentre la Fed avrà già raggiunto il suo tasso terminale: un gioco di equilibri per evitare un apprezzamento troppo forte dell’euro”, avverte.
Al di là di queste previsioni sui tassi, nel 2023 secondo Forest saranno due i rischi principali da monitorare. Il primo è il rischio di perdere la propria indipendenza. “La parabola di Liz Truss nel Regno Unito ha evidenziato i pericoli di una potenziale collusione tra politica fiscale e monetaria. E la storia potrebbe ripetersi”, mete in guardia l’esperto.
Il secondo è il rischio di un irrigidimento sbagliato. “Troppi rialzi dei tassi potrebbero destabilizzare il sistema finanziario attraverso i fondi pensione o il mercato immobiliare. Sebbene un tale errore sia stato finora evitato, sarà necessario alzare la guardia contro questo rischio nel il prossimo anno. La stretta monetaria dovrebbe terminare nel 2023 e si spera che non si concluda in una marcia al supplizio”, conclude Forest.