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Banche nella bufera: esiste un rischio contagio?

La situazione che il settore bancario si trova ad affrontare è molto diversa e molto meno grave di quella della crisi finanziaria del 2008. Ma è tutto un gioco di fiducia. L’analisi

A cura di Justin Bisseker, european banks analyst, e Jonathan Harris, global credit investment director di Schroders

Il crollo di Silicon Valley Bank, istituto di credito statunitense, è stato seguito, una settimana dopo, dalla notizia dell’acquisizione da parte di Ubs di Credit Suisse. Entrambi gli annunci hanno causato turbolenze nei prezzi delle azioni del settore bancario. Tuttavia, le due banche si sono trovate in difficoltà per motivi in gran parte diversi.

I problemi di Silicon Valley Bank derivavano da una base di clienti dominata da start-up tecnologiche, i cui depositi erano investiti dalla banca in Treasury Usa e titoli simili. Con il forte aumento dei tassi di interesse da parte della Fed, il valore di questi titoli è sceso. Allo stesso tempo, l’aumento dei tassi d’interesse ha provocato l’esaurimento dei finanziamenti alle start-up, che hanno iniziato a ritirare i depositi da Svb.

Il prezzo delle azioni di Credit Suisse, invece, è stato in diminuzione negli ultimi due anni. Ciò è dovuto in gran parte all’impatto dei fallimenti nella gestione del rischio, come l’esposizione della banca ad Archegos Capital Management, fallita nel 2021. A ottobre 2022 Credit Suisse ha annunciato un nuovo piano di rilancio, che però è stato considerato dal mercato non sufficientemente aggressivo. Questo, insieme alla pressione sul prezzo delle azioni per un aumento di capitale di 4 miliardi di franchi svizzeri, ha provocato un significativo deflusso di depositi dalla banca.

Durante lo scorso fine settimana, Ubs ha annunciato l’acquisizione di Credit Suisse, i cui azionisti riceveranno 3 miliardi di franchi svizzeri in azioni di Ubs. Le autorità di regolamentazione hanno convinto Ubs a concludere l’accordo per preservare la stabilità finanziaria. L’alternativa sarebbe stata il disordine, con un calo ancora più marcato del prezzo delle azioni di Credit Suisse e implicazioni negative per la percezione globale della stabilità del sistema bancario svizzero.

Quali sono le implicazioni per le azioni delle banche europee?

Il settore bancario è davvero un gioco di fiducia. Non c’è banca al mondo che possa sopravvivere se ogni singolo depositante ritira il proprio denaro. È per questo che una buona regolamentazione e la prudenza sono fondamentali. È politicamente inaccettabile che i depositanti perdano denaro. Bisogna quindi essere sicuri di avere un sistema che funzioni, in cui non perdano denaro e in cui il governo non debba intervenire.

Per il settore paneuropeo in generale, questo accordo dovrebbe eliminare il rischio di un’implosione disordinata di Credit Suisse. Si tratta di un fatto positivo per le banche. Credit Suisse è stato un caso isolato nel settore bancario europeo e non c’è alcuna possibilità che la situazione si trasmetta ad altre banche. Inoltre, la situazione che il settore bancario si trova ad affrontare è molto diversa e molto meno grave di quella della crisi finanziaria del 2008. Le banche sono molto più conservative, il capitale è molto superiore rispetto a quello del 2008, la liquidità è strettamente regolamentata e le banche centrali sono in una posizione migliore per rispondere, data l’esperienza maturata dal 2008. Ciononostante, la fiducia è stata chiaramente scossa ed è quindi importante che tutte le autorità competenti affrontino le debolezze percepite nel sistema bancario per ripristinare tale fiducia.

Cosa è successo alle obbligazioni AT1 di Credit Suisse?

Una parte interessante dell’operazione di salvataggio del Credit Suisse è che, mentre gli azionisti riceveranno 3 miliardi di franchi svizzeri in azioni di Ubs, il valore di 16 miliardi di franchi svizzeri di obbligazioni Additional Tier 1 (AT1) verrà azzerato. Le obbligazioni AT1 sono un tipo di debito bancario concepito per sopportare le perdite durante una crisi come quella attuale. Tuttavia, l’aspettativa era che gli azionisti subissero le perdite prima dei detentori di obbligazioni AT1.

Questa decisione causerà un certo scompiglio nel mercato delle AT1, soprattutto per i nomi più rischiosi del settore. Si tratta di una decisione presa dalla Finma (l’Autorità svizzera di vigilanza sui mercati finanziari) e non fa parte dell’offerta di Ubs. È un segnale della tensione a cui era sottoposta l’attività di Credit Suisse.

In effetti, la normativa svizzera è stata modificata per rendere possibile l’imposizione di una perdita totale ai detentori del debito AT1 di Credit Suisse, al fine di portare a termine l’operazione, nonostante il debito AT1 sia di grado superiore rispetto alle azioni nella struttura del capitale. L’Autorità bancaria europea e la Bank of England hanno rilasciato dichiarazioni separate, prendendo le distanze da questa decisione, rispettivamente per le banche dell’Ue e del Regno Unito. Queste dichiarazioni sono importanti perché confermano che i bond AT1 nell’Unione Europea e nel Regno Unito potranno essere salvati solo dopo l’azzeramento dei titoli azionari.

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