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Banche Usa: fondamentali solidi, ma le nubi restano

Per Neuberger Berman, le valutazioni delle banche regionali sono a buon mercato rispetto alle ‘Big 6’, ma gli investitori dovrebbero essere tattici visti i continui problemi di asset e di redditività

Gli utili delle banche statunitensi sono stati migliori del previsto nel terzo trimestre, con la maggioranza degli operatori che ha battuto le aspettative sugli Eps. “La qualità degli attivi – spiega Andrew Arbesman, Cfa Ig credit team senior research analyst di Neuberger Berman – ha continuato a normalizzarsi, senza mostrare grosse crepe grazie alla tenuta dell’economia e dei consumatori statunitensi. I livelli di capitale sono migliorati, grazie alla sospensione dei riacquisti di azioni. I flussi di depositi si sono stabilizzati e i depositi bancari sono scesi solo dell’1% rispetto al trimestre precedente, confermando ulteriormente la granularità e la stabilità della base di depositi del settore rispetto ai depositi detenuti dalle banche fallite all’inizio dell’anno”.

Nonostante questi fondamentali positivi, l’esperto sottolinea che il settore bancario statunitense continua a essere preoccupato per il credito. “L’immobiliare commerciale – argomenta – ha mostrato ulteriori segni di debolezza, soprattutto nel settore degli uffici, che si prevede sarà un problema maggiore per le banche regionali con un patrimonio totale inferiore a 100 miliardi di dollari, data la loro esposizione eccessiva a questa classe di attività. A nostro avviso, il margine d’interesse si è stabilizzato e probabilmente peggiorerà nei prossimi trimestri, poiché i costi di finanziamento rimangono elevati e la crescita dei prestiti rallenta, sia per le imprese sia per le famiglie”. 

Anche in questo caso, Arbesman ritiene che questo vento contrario colpirà maggiormente le banche regionali rispetto alle maggiori banche statunitensi, in quanto i costi di finanziamento delle banche regionali hanno subito un’accelerazione più rapida per attirare i depositi. “Ad esempio – chiarisce – il tasso pagato sui depositi fruttiferi è aumentato di 226 punti base per 28 banche regionali dal terzo trimestre del 2022, contro i 188 punti base dei centri monetari statunitensi”.

Le accresciute preoccupazioni per il credito delle banche regionali hanno portato a una maggiore volatilità degli spread bancari e, per l’esperto, a potenziali opportunità di investimento. “Se si tiene conto dei rating e della duration, le banche regionali hanno uno spread di 50 punti base superiore a quello delle Big 6 (JPMorgan, Citigroup, Bank of America, Wells Fargo, Goldman Sachs, Morgan Stanley). Come punto di riferimento, all’inizio dell’anno non vi era alcuna differenza e le banche regionali erano più convenienti di almeno 25 punti base per un lungo periodo prima del 2023”, evidenzia.

Sebbene gli attuali livelli di valutazione suggeriscano che le banche regionali sono a buon mercato, quindi, Arbesman non crede che i loro spread ‘passeranno’ presto sulle Big 6, a causa delle preoccupazioni relative alla redditività e agli attivi e dell’aumento dell’emissione di debito necessario per soddisfare i prossimi requisiti normativi. “Alla luce di questi fattori, riteniamo che gli investitori debbano rimanere tattici e agili in relazione alle loro allocazioni bancarie. Riteniamo inoltre che debbano mantenere una preferenza per le grandi banche regionali con solidi franchise di depositi, flussi di guadagno diversificati, basse esposizioni al settore immobiliare commerciale, sane posizioni di capitale e liquidità e solidi management”, conclude.

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