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Bce e tassi, per gli investitori la parola d’ordine resta prudenza

Per Carmignac è probabile un aumento di 75 pb. La domanda principale però è se la Bce indicherà un cambio di strategia per i restanti meeting di quest’anno

La situazione che la Bce si trova ad affrontare è diventata molto delicata. Deve risolvere il problema dell’inflazione in un contesto caratterizzato da un elevato rischio di recessione nell’Eurozona e, allo stesso tempo, dal rischio di dislocazione dei mercati o, quantomeno, di un ulteriore indebolimento dell’euro. 

“Viste i recenti segnali di un rialzo dei dati sull’inflazione al di là delle pressioni sui prezzi dell’energia e il notevole indebolimento dell’euro, di per sé inflazionistico, riteniamo che la probabilità di un rialzo dei tassi dello 0,75% per la prossima riunione della Bce sia aumentata in modo significativo”, afferma Gergely Majoros, membro del Comitato investimenti di Carmignac, ponendosi in linea con le aspettative della stragrande maggioranza degli operatori.

La domanda principale però, secondo Majoros, è se la Bce indicherà un cambio di strategia per i restanti meeting di quest’anno. “Sebbene il mercato abbia quasi incorporato un rialzo di 75 punti base per questa settimana, le aspettative per ottobre e dicembre sono significativamente inferiori a 75 punti base – fa notare -. Tuttavia, poiché la Bce è desiderosa di colmare il divario che la separa dalla neutralità il più rapidamente possibile, riteniamo che sia altamente probabile un’accelerazione dei rialzi dei tassi d’interesse a 75 punti base per volta. I rialzi dei tassi potrebbero infatti essere molto più difficili da realizzare nel 2023, a causa del contesto potenzialmente recessivo, del superamento del picco di inflazione e della pausa del ciclo di rialzi della Fed statunitense. Il recente annuncio di Gazprom di tagliare le forniture di gas all’Europa avvalora ulteriormente questa tesi”.

In questo scenario, come sottolinea l’esperto, non solo si sta avvicinando rapidamente il picco dell’inflazione nell’Eurozona, previsto per il quarto trimestre del 2022, ma anche il picco di rigidità della Bce. “Ci aspettiamo infatti – chiarisce – che il quasi embargo sul gas e la carenza d’acqua aumentino la pressione sostenuta sui prezzi dell’energia e sui beni alimentari nei prossimi mesi. Ma la soglia del picco e la tempistica esatta con cui sarà raggiunto dipendono ancora da come i governi gestiranno il passaggio degli aumenti dei prezzi dell’energia ai clienti finali”.

“Dal punto di vista degli investitori – conclude quindi Majoros -, in questa fase riteniamo che la prudenza debba essere ancora il criterio di riferimento, sia sui mercati obbligazionari sia in quelli azionari. La visibilità resta limitata. Gli investitori alla ricerca di punti di inflessione nei mercati dovrebbero comunque rimanere vigili nei prossimi mesi. Arriverà il momento in cui le banche centrali, inclusa la Bce, rinunceranno all’aggressivo inasprimento, ma serve ancora tempo”.

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