Per Mirabaud, scommettere oggi sulle criptovalute è estremamente rischioso. Invece la tecnologia blockchain è un tema destinato a diventare sempre più attraente
I movimenti irregolari dei Bitcoin hanno portato un certo numero di banche a parlare della “madre di tutte le bolle”. È difficile (se non impossibile) fare previsioni accurate sul prezzo delle criptovalute, tuttavia, secondo John Plassard, investment specialist del Gruppo Mirabaud, ciò che la maggior parte degli investitori dimentica è che alla base dei Bitcoin o di Ethereum c’è la tecnologia blockchain.
Il Bitcoin è una moneta digitale virtuale protetta da un protocollo crittografico e libera da qualsiasi autorità centrale. Creata nel 2009 è stata inizialmente concepita come una modalità di pagamento che non sarebbe stata soggetta ad alcuna supervisione governativa, senza costi di transazione o ritardi di trasferimento, a differenza della moneta a corso legale tradizionale. Per funzionare, i bitcoin hanno bisogno di due meccanismi di base: la blockhain e il mining.
“La blockchain è accessibile a tutti in qualsiasi momento – spiega Plassard -. Può essere modificata solo con l’accordo della maggior parte della rete e della sua potenza di calcolo. Ciò significa che è praticamente impossibile modificarla retroattivamente, non ha punti deboli e non è vulnerabile all’errore umano. Il mining è il processo attraverso il quale vengono messi in sicurezza i blocchi e in seguito al quale vengono messe in circolazione nuove unità di criptovaluta. Queste unità sono chiamate ‘ricompense’. I minatori (o cooperative di minatori) competono tra di loro e il loro reddito è proporzionale alla potenza di calcolo impiegata. I minatori sono responsabili della verifica delle transazioni e della loro messa in sicurezza crittografica mediante la risoluzione di algoritmi complessi. I minatori esercitano un controllo significativo sui Bitcoin a causa del loro ruolo cruciale nella rete. Osserviamo quindi come per le valute virtuali, la blockchain sia centrale ed essenziale. Per definizione, la blockchain è un libro mastro pubblico condiviso su cui si basa l’intera rete Bitcoin”.
Tutte le transazioni confermate sono incluse nella blockchain. In questo modo i portafogli Bitcoin possono calcolare il loro saldo, ed è possibile verificare che le nuove transazioni stiano spendendo Bitcoin che appartengono effettivamente al mittente del pagamento. “L’integrità e l’ordine cronologico della catena di blocchi sono garantiti da mezzi crittografici. Va quindi inteso che non esiste un meccanismo centrale per la gestione delle blockchain; si tratta di un sistema autonomo. Il loro punto di forza è quindi quello di permettere di fare a meno degli intermediari e delle commissioni che essi addebitano per effettuare i trasferimenti di moneta”, sottolinea lo specialista degli investimenti.
In breve, insomma, la blockchain è un database che permette agli utenti di scambiare valuta virtuale senza passare per un’autorità centrale. “Contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, la blockchain e le criptovalute sono due cose diverse – precisa Plassard -. Mentre la blockchain è la tecnologia di base che alimenta le criptovalute, ha molte altre potenziali applicazioni che non hanno nulla a che fare con i Bitcoin o altre valute digitali. A lungo termine, potrebbe avere un impatto su molti player: notai, agenti immobiliari, urbanisti, sviluppatori, esperti immobiliari, investitori e comunità, grazie, in particolare alla riduzione dei costi e dei tempi di transazione; all’apertura degli investimenti immobiliari a un pubblico vasto, sia che si tratti di compratori che di affittuari; alla facilitazione della gestione dei titoli immobiliari per privati e professionisti e alla completa digitalizzazione del settore, in combinazione con l’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose”.
Secondo l’esperto, anche se evitiamo le criptovalute a causa della loro volatilità, può essere interessante guardare alle aziende che investono pesantemente sulla tecnologia blockchain. “Decine di società quotate stanno integrando la blockchain nelle loro operazioni, offrendo ai clienti servizi correlati o giocando un ruolo nel settore delle criptovalute – evidenzia -. Alcune si concentrano esclusivamente sull’innovazione della blockchain e/o sulla criptovaluta, mentre altre utilizzano prodotti e servizi correlati per integrare un’attività esistente. Diverse società affermate stanno aprendo la strada a un uso più ampio della blockchain in vari settori industriali: Intel Corp, IBM Corp, Mastercard, Amazon (anche se la blockchain rappresenta però per ora una quota molto piccola delle entrate del gigante del web)”.
“Altre società come Galaxy Digital Holdings, Silvergate Capital Corp, Nvidia, CME Group, Square e DocuSign hanno un investimento ‘misto’ in criptovalute e tecnologie blockchain – prosegue -. Infine, ci sono gli Etf che scommettono sulle aziende attivamente coinvolte nello sviluppo e nell’utilizzo di tecnologie di condivisione dei dati trasformazionali”.
Per Plassard, scommettere oggi sulle valute criptate, quando sappiamo che il 2,5% dei possessori di Bitcoin rappresenta il 95% del volume, è estremamente rischioso e incerto. “Tuttavia, la tecnologia blockchain che ne permette l’esistenza (il suo motore) è un tema di investimento che diventerà sempre più attraente nei prossimi anni, e con una volatilità molto più bassa”, conclude.