Investi

Bond Usa, parola d’ordine: pazienza

Per Tcw, ci sono tre motivi per considerare il fixed income. Ma è necessario essere pazienti, perché le fasi di stretta monetaria sono lunghe e variabili e l’impatto sarà visibile solo più avanti

Guardando ai mercati obbligazionari, sembra che tutto al momento sia legato alle mosse della Federal Reserve. Considerando che da queste dipende il costo del capitale e, di conseguenza, dei finanziamenti, oltre ad avere un impatto sui mercati valutari, si può dire che l’azione della Fed abbia ripercussioni su tutta l’economia mondiale. Come fa notare Brian Whalen, co-chief investment officer e generalist portfolio manager di Tcw, se si guarda ai titoli di Stato Usa, considerando la volatilità del 2022, i bond a 5, 10 e 30 anni si sono tutti mossi all’interno di un dato range e dopo gli ultimi dati sull’occupazione negli Stati Uniti, si è visto un lieve sell-off. “In sostanza – spiega – al momento sembra che la Fed stia suggerendo che il 5% non sarà il suo limite massimo, ma che potrebbe spingersi fino al 5,25%. Una volta raggiunto tale livello, la Banca Centrale statunitense resterebbe ferma per gran parte dell’anno, per poi effettuare un paio di tagli entro la fine del 2023, continuando con l’allentamento fino alla fine del 2024”.

Tutto ciò sembra aver fomentato una certa impazienza tra gli operatori di mercato. “A dieci mesi dall’inizio dell’inasprimento della Fed – analizza Whalen – con i dati sull’occupazione a livelli record, gli investitori sembrano iniziare a pensare che non ci sarà alcuna recessione e che, quindi, abbia senso acquistare asset rischiosi. In realtà solitamente a dieci mesi di distanza dall’inizio di un ciclo di inasprimento monetario non si vedono ancora segnali di recessione. Ciò vale a maggior ragione nel contesto attuale, dato che siamo entrati in questo ciclo con un enorme quantità di risparmi accumulati dai consumatori (ben oltre 1.000 miliardi di dollari negli Usa), e considerando anche i dati sull’occupazione, non dovrebbe sorprendere il fatto che non siamo ancora usciti dal tunnel, ma che ci vorrà ancora del tempo”.

Tutto ciò ovviamente si riflette sui rendimenti dei bond: al momento le obbligazioni high yield offrono un rendimento in eccesso di solo il 3% rispetto ai Treasury, un livello che non sembra riflettere il rischio di recessione. “La sensazione – prosegue l’esperto Tcw – è che il mercato voglia dare un giudizio affrettato sugli effetti di questo ciclo di inasprimento monetario. Tuttavia, la verità è che in questa fase è necessario essere pazienti, poiché le fasi di stretta monetaria sono lunghe e variabili e l’impatto sarà visibile solo più avanti, nel corso del 2023”.

Ma perché guardare al mercato obbligazionario nell’attuale contesto? Secondo Whalen ci sono diversi motivi per cui un investitore potrebbe considerare il fixed income. “Per il rendimento, che in questo momento è migliore di quanto non fosse da molto tempo; per il total return, che dipenderà dall’impatto del rialzo o del ribasso del prezzo dei bond, a seconda di come si muoveranno spread e tassi di interesse; e infine, per il ruolo che la componente obbligazionaria può avere in un portafoglio, ovvero il suo ruolo di diversificazione, elemento che è venuto meno nel 2022, ma che oggi, con un rendimento del 5% in media, può tornare a ricoprire, bilanciando le altre componenti in portafoglio, come azioni, asset alternativi o mercati emergenti”, assicura.

Commenta

Articoli correlati

Giappone, nel 2024 emergeranno molte opportunità 

Enzo Facchi

Da Axa Im tre Etf sugli Stati Uniti

Enzo Facchi

Cina, è ora di tornare a puntare sul Dragone

Enzo Facchi
UA-69141584-2