Per Vanguard il Pil Uk calerà comunque, ma in caso di mancato accordo sarà peggio. E potremmo anche assistere a un sell-off sul mercato azionario
Mentre tutto il mondo guarda ai contagi Covid, si avvicina sempre di più la scadenza effettiva di fine ottobre per definire i termini di un rapporto commerciale post-Brexit tra Regno Unito e Unione Europea. E per ora c’è solo una cosa evidente: la visione originale di un accordo di libero scambio globale ha lasciato il posto a due potenziali risultati limitati, che secondo Peter Westaway, chief economist e head of investment strategy di Vanguard Europe, non sono così diversi in termini di probabili effetti economici a lungo termine.
In ogni caso, scopriremo presto se le parti riusciranno a raggiungere un accordo quadro di un nuovo rapporto commerciale che entri in vigore il primo gennaio 2021 o se si rassegneranno a uno scenario di no-deal su dazi e quote, come definito dall’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Per Westaway, sterlina e mercato azionario Uk potrebbero essere messi sotto pressione in assenza di un qualche tipo di accordo. “Gli svantaggi economici di un no deal superano quelli di un accordo quadro – spiega -. Uno scenario di ‘no deal’ creerebbe, a tutti gli effetti, un confine doganale tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda (un membro dell’Unione Europea) e comporterebbe probabilmente disagi sotto forma di rigorosi controlli alle frontiere, code nei porti e un possibile sell-off sul mercato azionario. Ma anche un accordo quadro potrebbe introdurre dei cambiamenti. Come nel caso di un no deal, limiterebbe la circolazione transfrontaliera delle persone tra l’Unione e il Regno Unito e creerebbe un confine doganale tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito’.
Vanguard stima che un accordo quadro provocherebbe un calo superiore al 6% del Pil inglese nei prossimi dieci anni, rispetto alle aspettative del Pil formulate nel caso in cui il Regno Unito fosse stato in grado di mantenere le attuali regole commerciali con l’Ue. L’ipotesi del no deal, invece, potrebbe peggiorare il calo a circa l’8%.
“Per dare un’idea della situazione – chiarisce l’economista -, gli impatti immediati della Brexit sul Pil sono decisamente inferiori rispetto agli effetti economici della pandemia Covid-19. Ma mentre lo shock pandemico potrebbe attenuarsi una volta che la crisi si sarà placata, è probabile che gli effetti di Brexit persisteranno nel prossimo decennio e oltre”.
Anche se non si dovesse raggiungere un accordo con l’Ue nel breve termine, come precisa Westaway ciò non significa che in futuro non possa esserci un’intesa commerciale permanente: quando si cerca di agevolare il commercio, il primo con cui avere buoni rapporti di scambio è il proprio vicino di casa, che rappresenta circa la metà del proprio commercio. Ma è chiaro che un accordo quadro sarebbe comunque un buon punto di partenza.
Quali implicazioni quindi si possono prevedere per gli investitori? “Come spesso accade quando si verifica un importante evento di mercato, gli investitori dovrebbero aspettarsi un certo grado di volatilità nei prossimi mesi. Le specificità di Brexit sono difficili da prevedere e la percezione del rischio può cambiare rapidamente”, avverte l’economista, secondo cui però le aspettative sull’effetto di Brexit nel tempo sui fondamentali, come i profitti futuri, siano già state largamente prezzate dal mercato.
“Per gli investitori non si tratta quindi di sapere se Brexit influenzerà ulteriormente i prezzi delle varie asset class, ma di sapere se si pensa di avere una visione migliore degli altri di ciò che accadrà in futuro – conclude Westaway -. Si tratta di un compito arduo che rafforza la convinzione di Vanguard che gli investitori debbano mantenere un portafoglio equilibrato tra classi di attività e aree geografiche in linea con un ben ponderato piano d’investimento a lungo termine”.