Per Rbc, la crescita nel 2022 e oltre potrebbe essere inferiore a quella dei decenni passati, ma in alcuni settori i cambiamenti strutturali potrebbero portare ad aumenti dei rendimenti azionari
Nonostante le recenti sfide poste dal Covid, il 2022 è un anno promettente per l’economia cinese e per i suoi investitori, dato che Pechino sta prendendo provvedimenti per affrontare le sfide strutturali legate ai cambiamenti geopolitici. Siguo Chen, portfolio manager di Rbc Global Asset Management, vede in particolare quattro trend chiave che rimodelleranno le opportunità economiche in Cina quest’anno e oltre.
1. In Cina le aziende stanno risalendo la catena del valore
Per il portfolio manager, le aziende cinesi stanno emergendo come forti player nell’arena globale, con interessanti profili di crescita e quelle che hanno investito maggiormente in ricerca e sviluppo sono meglio posizionate per mantenere la loro competitività, risalendo la catena del valore. Settori come It e biotecnologie, la cui spesa in ricerca e sviluppo è superiore al 10% dei loro rispettivi ricavi, sono tra quelli che ne hanno beneficiato maggiormente.
“L’impatto delle sanzioni statunitensi contro Huawei è stato aggravato dalla limitata capacità produttiva della Cina nei semiconduttori – spiega -. Grazie a una spinta produttiva sostenuta dal governo, tuttavia, la quota globale della Cina nel mercato dei semiconduttori è balzata al 9% nel 2020 dal 3,8% di cinque anni fa. Nel frattempo, l’industria biotecnologica del Paese ha anche accelerato l’innovazione negli ultimi dieci anni e sta attirando un crescente interesse da parte degli investitori. Secondo McKinsey, il valore delle società cinesi di innovazione biofarmaceutica quotate in borsa è salito da 3 miliardi di dollari nel 2016 a 380 miliardi di dollari nel 2021″.
2. Spostamento della capacity all’estero
Dopo l’aumento delle tariffe doganali dell’era Trump, gli esportatori cinesi continuano a doversi confrontare con le disruption delle supply chain globali e dei porti. “Le aziende con una base produttiva diversificata hanno avuto migliori performance, anche nei settori più colpiti dalla guerra commerciale, come l’abbigliamento e il tessile – prosegue Chen -. L’offshoring della capacity è diventato un trend chiave per i produttori cinesi: oltre il 50% delle aziende con esportazioni dirette negli Stati Uniti ha riferito di aver trasferito parte di essa fuori dalla Cina alla fine del 2019, secondo un sondaggio di Ubs”.
Le aziende che hanno trasferito parte della capacity offshore hanno beneficiato di costi ridotti e maggiore vicinanza ai clienti. “Fuyao Glass ne è un buon esempio – argomenta il portfolio manager -: il produttore cinese di vetri per auto ha ora circa il 20% della sua base produttiva negli Stati Uniti. Anche se la mossa iniziale non è stata priva di scontri culturali, messi a nudo nel documentario di Netflix ‘American Factory’, Fuyao gode della maggiore quota di mercato globale (28%) nel suo segmento, e la delocalizzazione ha senza dubbio aiutato a limitare i danni durante la guerra commerciale”.
3. I settori tradizionali in Cina stanno vedendo una nuova crescita
Il giro di vite normativo del 2021 può aver tolto un po’ di spinta al settore tecnologico cinese, ma secondo Chen la digitalizzazione dei servizi accelerata dalla pandemia sembra destinata a continuare senza sosta nel 2022.
“L’entusiasmo del governo per il lancio del 5G, oltre a mostrare l’abilità tecnologica della Cina, è anche visto come un catalizzatore per aumentare la produttività. Stanno crescendo anche nuove forme di servizi offline – assicura -. All’interno del fiorente mercato logistico cinese, il più grande del mondo, i servizi di consegna sono cresciuti di pari passo con il boom dell’e-commerce. Il consolidamento della logistica sta avvenendo gradualmente e dovrebbe permettere ai leader del settore di godere di una crescita maggiore con margini migliori”.
4. Una nuova fase di urbanizzazione
L’ultima ondata di urbanizzazione della Cina è stata una driver chiave della crescita della produttività, dotando il paese di una massiccia forza lavoro mobile, aumentando il reddito delle famiglie e diminuendo l’occupazione. Nella prossima fase, stando al portfolio manager, ci dovrebbe essere uno spostamento del focus degli investimenti, con l’obiettivo di ridistribuire i benefici della crescita in modo più uniforme.
“L’Urbanizzazione 2.0 avrà come obiettivo la nascita di cluster con una maggiore interconnettività e unirà le megalopoli razionalizzando le strutture di governance in una singola struttura – chiarisce -. I cinque cluster più importanti della Cina hanno già una popolazione media di 109 milioni, che potrebbe raggiungere i 120 milioni entro il 2030, contribuendo alla crescita della produttività. Nel 2021 le aziende cinesi hanno dovuto affrontare alcuni shock normativi, soprattutto nel settore tecnologico, insieme alle continue disruption causate dalla pandemia. Tuttavia, vedere i cambiamenti fatti dalle aziende e dalle autorità cinesi ci rende fiduciosi sul fatto che la Cina sarà in grado di superare le sfide attuali”.
Insomma, per Chen la crescita economica nel 2022 e oltre potrebbe essere inferiore a quella dei decenni precedenti, ma i cambiamenti strutturali del mercato potrebbero portare ad aumenti dei rendimenti azionari in alcuni settori. “Inevitabilmente, tuttavia, i benefici saranno distribuiti in modo non uniforme, quindi gli investitori dovranno adottare un approccio selettivo”, conclude.