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Cina, le opportunità dell’obbligazionario onshore

Per Capital Group, l’apertura di un mercato obbligazionario ampio e liquido è interessante soprattutto nella prospettiva di ingenti afflussi esteri. Ma i rischi non mancano

Il mercato obbligazionario onshore cinese ha un valore di circa 14.100 miliardi di dollari Usa ed è il secondo più grande al mondo. Il volume di contrattazioni è cresciuto negli ultimi anni e secondo l’Emta Debt Trading Volume Survey si colloca stabilmente tra i cinque maggiori mercati di obbligazioni governative in valuta locale dei mercati emergenti in termini di liquidità. Per questo la Cina offre notevoli opportunità per gli investitori, che però devono stare attenti ai numerosi rischi.

Con tutta probabilità, questo mercato si espanderà ancor più rapidamente nei prossimi anni per soddisfare le esigenze di finanziamento della seconda economia mondiale, secondo Jeremy Cunningham, investment director di Capital Group, che sottolinea come, nonostante questo, attualmente gli investitori esteri rappresentano meno del 2% del mercato obbligazionario cinese.

“Ciò è dovuto soprattutto ai rigidi controlli sui movimenti di capitali in Cina, a causa dei quali il mercato onshore in rmb è rimasto a lungo escluso dai tradizionali indici obbligazionari dei mercati emergenti e sviluppati – spiega -. Nell’attuale contesto di continua ricerca di rendimento, l’apertura di un mercato obbligazionario ampio e liquido che offra il potenziale di rendimenti reali positivi appare interessante, soprattutto nella prospettiva di ingenti afflussi esteri che dovrebbero materializzarsi in seguito all’inclusione in vari indici. Prevediamo infatti che la Cina sarà sempre più rappresentata nei principali indici nel prossimo decennio”.

Per l’esperto, il Paese presenta però una serie di fattori di rischio ai quali gli investitori potrebbero non essere abituati e che richiederebbero un approccio fondato sulla ricerca. “Fare affidamento sui rating creditizi di terzi potrebbe rivelarsi problematico – avverte -, considerato che quasi tutte le obbligazioni onshore hanno un rating “A” (AAA, AA o A), con scarsa differenziazione in termini di rischi di credito (anche se molti fondi onshore effettuano le proprie valutazioni creditizie internamente). Questa situazione si contrappone alla gamma di rating molto più variegata delle obbligazioni offshore. La trasparenza, seppur molto migliorata, rimane al di sotto degli standard dei mercati sviluppati, in particolare tra gli emittenti corporate”.

Cunningham non ha dubbi e ritiene quindi che un approccio basato sulla ricerca sia importante anche per comprendere le caratteristiche di rischio/rendimento del mercato cinese in rapporto ad altri mercati globali. A differenza di quanto avviene nella maggior parte dei mercati sviluppati, infatti, la People’s Bank of China non segue un normale programma di annunci relativi alla politica monetaria e i suoi obiettivi di policy sono più ampi rispetto a quelli della maggior parte delle economie avanzate.

“Sebbene si comporti più come un mercato emergente sotto molti aspetti inerenti al rischio – prosegue l’esperto -, il mercato obbligazionario cinese tende attualmente a guadagnare terreno in contesti di avversione al rischio, analogamente ai mercati sviluppati, grazie all’ampia base di investitori nazionali. In questo si differenzia dalle altre obbligazioni emergenti, che generalmente tendono a soffrire nelle fasi di avversione al rischio. L’aumento degli investitori esteri potrebbe tradursi in una maggiore correlazione con altri mercati obbligazionari emergenti e globali”.

La Cina è inoltre un caso quasi unico, considerato che in passato gli elevati deficit fiscali non hanno comportato un aumento dei rendimenti obbligazionari, in parte perché i maggiori disavanzi si sono accompagnati a una politica monetaria più accomodante in risposta a un indebolimento della crescita. “Nonostante l’ampliamento della base degli investitori, il mercato è ancora dominato dalle banche commerciali, che in genere detengono le obbligazioni fino alla scadenza. Anche se la liquidità è nettamente migliorata, potrebbero esserci difficoltà per le obbligazioni che sono sul mercato da tempo (“off the run”)”, precisa Cunningham.

“Un analista e un trading desk con esperienza sono in grado di affrontare questi problemi di liquidità – conclude quindi l’investment director di Capital Group -. La gestione valutaria è un aspetto importante di cui tenere conto quando si investe in obbligazioni cinesi, come dimostrato dal deprezzamento del tasso di cambio nel biennio 2015/16, che avrebbe eroso i rendimenti degli investitori privi di copertura. In passato la liquidità dell’Rmb offshore era talmente esigua che il tasso di cambio risultava pressoché ingestibile; tuttavia, oggi la situazione è migliorata e gli investitori beneficiano di crescenti opportunità di accesso al più stabile mercato onshore”.

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