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Come costruire un portafoglio IA

Per Quaestio Sgr, è possibile costruire un ‘fattore IA’, un portafoglio tematico che investe in maniera rialzista su tutte le azioni dei vari sottosettori e in maniera ribassista sulle altre azioni dell’S&P 500

L’intelligenza artificiale come acceleratore di produttività e generatore di profitto ha preso il centro del palcoscenico nel mercato azionario statunitense dall’inizio dell’anno, guidando una crescente domanda di chip ed una crescita delle valutazioni azionarie di aziende che sono in prima linea nello sviluppo o nell’adozione. Da un’analisi iniziale, potrebbe sembrare che solo un limitato numero di grandi aziende tecnologiche attive nel campo dell’IA abbia generato la maggior parte della performance dell’indice S&P 500 dall’inizio dell’anno ad oggi. Tuttavia, secondo Oscar Soppelsa, portfolio manager equity di Quaestio Sgr, uno sguardo più attento rivela che non è proprio così.

“Esiste in realtà un vasto sottobosco di aziende – spiega – che operano in settori quali cloud computing, SaaS, PaaS, cybersecurity, semiconduttori e hardware, streaming, social media, intrattenimento online, e-commerce e servizi digitali, le quali hanno registrato performance notevoli dall’inizio dell’anno. Questi settori si basano sull’IA per migliorare l’efficienza delle loro operazioni, offrire nuovi servizi e analizzare enormi quantità di dati. Attraverso l’adozione dell’IA, queste aziende possono migliorare l’esperienza dell’utente, aumentare le entrate e ridurre i costi operativi”. 

Per l’esperto è da notare che dall’inizio dell’anno l’indice S&P 500 equipesato ha avuto una crescita deludente. Tuttavia, costruendo un portafoglio con determinate caratteristiche, i risultati assumono una prospettiva diversa. “Possiamo costruire un ‘fattore IA’ definito come un portafoglio tematico che investe in maniera rialzista su tutte le azioni che operano nei vari sottosettori all’interno del più ampio panorama dell’adozione dell’intelligenza artificiale. Allo stesso tempo, il portafoglio investe in maniera ribassista su tutte le altre azioni dell’indice S&P 500”, afferma.

Il portafoglio viene definito appositamente per essere sia neutrale rispetto al mercato sia autofinanziante, in modo tale da poter essere negoziato senza capitale e non essere esposto al rischio di mercato. “Il ‘fattore IA’ è un concetto che aiuta gli investitori a comprendere il potenziale di crescita delle aziende operanti nel campo dell’IA – sottolinea Soppelsa – . Per costruire un portafoglio tematico che rifletta il fattore IA, gli investitori possono selezionare un certo numero di azioni dei settori sopra citati con forti prospettive di crescita nel breve e medio termine. Queste azioni ‘rialziste’ devono essere scelte sulla base di una metodologia che tenga conto sia delle prestazioni finanziarie attuali che delle aspettative di crescita futura”.

La ragione per costruire un portafoglio neutrale rispetto al mercato e autofinanziante, a detta dell’esperto, è quella di isolare esattamente il tema di mercato e l’impatto dell’IA sulla performance del portafoglio senza contaminazioni dalla performance dell’intero mercato azionario. “Un portafoglio neutrale rispetto al mercato – chiarisce – riduce l’esposizione a fattori di rischio esterni, come le fluttuazioni dei mercati globali o le variazioni dei tassi di interesse. Un portafoglio autofinanziante, invece, permette agli investitori di generare rendimenti senza apportare capitale aggiuntivo, grazie alle posizioni ribassiste che compensano le posizioni rialziste nel portafoglio”. 

In questo modo, gli investitori possono analizzare la performance del ‘fattore IA’ senza essere influenzati da fattori esterni. “A obiettivo raggiunto – prosegue Soppelsa – si scopre che il ‘fattore di rischio IA’ ha permesso di ottenere una performance di +38% dalla fine del 2022 ad oggi, con solo una parziale sovrapposizione con i tradizionali fattori ‘Size’ e ‘Growth’ (infatti nel paniere abbiamo forti posizioni rialziste anche su azioni di dimensioni minori o con factor loading non sempre omogenei, e in questo portafoglio nomi come Nvidia, Amazon, Tesla, Microsoft e Google pesano in aggregato meno del 10%)”.

La domanda che sorge spontanea è: quanto può durare il rally del ‘fattore IA’ e quanto può estendersi? “Rispondere con certezza è difficile, ma sappiamo che generalmente rally del genere alimentano fenomeni di ‘effetto gregge’ e questi, se protratti a lungo, creano andamenti che si sovrappongono al fattore accademico noto come ‘momentum’”, afferma.

Il ‘momentum’ è un fenomeno che si verifica nel mercato azionario quando i prezzi delle azioni continuano a muoversi in una certa direzione per un periodo prolungato. Questo può essere spesso attribuito a una paura di restare fuori dal rally di mercato (‘fear of missing out’) in cui gli investitori si uniscono alla tendenza senza basarsi sui fondamentali delle aziende. “Tuttavia – puntualizza Soppelsa – un prolungato periodo di momentum può portare a un eccesso di ottimismo e creare bolle speculative. In questi casi, il fenomeno del ‘reversal’ può avvenire, in cui i vincitori del rally si invertono bruscamente e i perdenti rimbalzano. Monitorare il fattore IA in relazione ai fenomeni di ‘momentum’ e ‘reversal’ può aiutare gli investitori a prevenire l’entrata in situazioni di bolla speculativa”.

Secondo Soppelsa, per capire la sostenibilità del rally del ‘fattore IA’ e quanto siamo vicini o lontani da valutazioni irragionevoli, gli investitori possono valutare i fondamentali finanziari dei ‘campioni IA’, ossia le aziende fortemente premiate dal mercato grazie al loro coinvolgimento nell’IA. “Confrontando i tassi interni di rendimento e i costi impliciti del capitale di queste aziende con il tasso privo di rischio della Fed, gli investitori possono determinare se queste valutazioni sono irragionevolmente alte. Se i rendimenti di queste aziende risultano ben al di sotto del tasso privo di rischio, potrebbe essere indice di una bolla speculativa in formazione, segnalando la necessità di cautela negli investimenti nel settore dell’IA”, conclude.

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