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Come posizionarsi tra inflazione in ripresa e tassi bassi

Ramengh (Ubs Wm Italy): “In questa fase è preferibile non detenere eccessiva liquidità e privilegiare il mercato azionario”

Non detenere più liquidità delle reali esigenze, privilegiare il mercato azionario, con particolare riguardo ai settori ciclici e ai mercati emergenti, e tenere presente che una componente satellite di investimenti illiquidi può contribuire a generare rendimenti e diversificazione. È questo il vademecum di Matteo Ramenghi, chief investment officer Ubs Wm Italy per gli investitori alle prese con un contesto di tassi bassi e inflazione in ripresa.

Uno scenario che ha colto tutti di sorpresa. D’altra parte i rendimenti dell’obbligazionario nelle economie avanzate hanno continuato a scendere per oltre trent’anni, fino a passare in territorio negativo per buona parte degli emittenti sovrani in Europa e ad approdare allo 0,5% lo scorso anno per il Treasury decennale degli Stati Uniti. Ora, invece, la tendenza sembra essersi invertita, almeno temporaneamente e dalla seconda metà del mese di febbraio i rendimenti dei Treasury statunitensi decennali sono infatti saliti rapidamente a quota 1,5% innescando una correzione delle obbligazioni a lunga scadenza e delle azioni tecnologiche, tipicamente sensibili a rapidi rialzi dei tassi d’interesse.

Secondo Ramenghi, il rialzo dei rendimenti a lungo termine è stato causato da diversi fattori: l’accelerazione delle campagne vaccinali che dovrebbero consentire di allentare le restrizioni nel corso del secondo trimestre, l’aspettativa di una ripresa molto sostenuta nella seconda parte dell’anno e il rapido recupero dei prezzi delle materie prime. Inoltre, influisce anche la virata per quanto riguarda le politiche fiscali, che dopo lo shock del Covid-19 sono diventate decisamente espansive e orientate alla crescita in tutte le economie avanzate, come dimostrato dal Recovery Fund europeo e più di recente dall’approvazione da parte del Congresso statunitense di un ulteriore pacchetto di stimolo fiscale da 1900 miliardi di dollari.

“Per quanto riguarda la traiettoria dell’inflazione – spiega l’esperto -, nei prossimi due-tre mesi continuerà a crescere su entrambi i lati dell’Atlantico, per via sia del confronto con lo scorso anno, quando eravamo nel pieno della prima ondata, che del rapido recupero dei prezzi delle materie prime. L’inflazione potrebbe superare il target delle banche centrali di circa il 2%, ma ci aspettiamo che possa stabilizzarsi a partire dalla tarda primavera”. 

Come ribadito più volte dal presidente Jerome Powell, la Federal Reserve non reagirà a questi aumenti che considera temporanei, perché si concentra su obiettivi d’inflazione medi nel tempo. Inoltre, attenderà il raggiungimento della piena occupazione prima di prendere in considerazione rialzi dei tassi. Per questo, a detta di Ramenghi, l’aumento dei rendimenti registrato nelle scorse settimane potrebbe moderarsi nei prossimi mesi.

“D’altra parte – chiarisce -, la combinazione di un’inflazione più elevata (anche se di poco) e tassi bassi determina una diminuzione del potere di acquisto della liquidità e delle obbligazioni con migliori rating nel tempo. In questa fase gli investitori devono valutare attentamente quanta liquidità detenere: detenerne troppa rispetto alle reali esigenze comporta il rischio di subire gli effetti dell’inflazione e perdere potere di acquisto. Una volta accantonate risorse sufficienti a sostenere le spese future, occorre sfruttare le opportunità concesse dal mercato”.

Per l’esperto, la riapertura delle economie nella seconda parte dell’anno porterà a un aumento degli utili aziendali, come già prospettato da numerose società in occasione della pubblicazione dei risultati di fine 2020. “Per questo manteniamo una preferenza per il mercato azionario, in particolare per i settori ciclici e i mercati emergenti”, afferma.

“Inoltre, all’interno di un portafoglio diversificato una componente satellite di investimenti illiquidi può migliorare i rendimenti e la diversificazione. Gli investimenti illiquidi come il private equity, le infrastrutture, il credito e gli immobili possono consentire di ottenere ritorni superiori a quelli dei mercati quotati, a fronte di rischi impliciti maggiori (liquidità, leva finanziaria, concentrazione), incrementando la diversificazione verso società, crediti e asset diversi da quelli quotati”, conclude Ramenghi.

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