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Contro l’inflazione? Puntare sulle “vecchie glorie”

Per Comgest, in un contesto come quello attuale meglio puntare su aziende solide e affermate, con un background di crescita costante e che non corrono rischi tecnologici elevati

Molto si è detto sull’importanza del potere di determinazione dei prezzi in periodi di inflazione, mentre in pochi si sono soffermati sugli impatti che l’inflazione ha sui mercati dei capitali e su come questo influisca sul finanziamento della crescita. 

“Abbiamo visto i multipli nel private equity e, tra le quotate, i rapporti price-earnings delle società growth scendere pesantemente – sottolinea Gabriella Berglund, italian branch manager di Comgest -. Ma ci sono alcuni segmenti di mercato, ad esempio le società tecnologiche e biotecnologiche in perdita, che hanno sofferto molto di più. Alcune società più recenti in forte crescita, spesso in perdita e che bruciano liquidità, sono costrette a tagliare il personale e a ridimensionare i loro ambiziosi piani di crescita perché i multipli price-earnings sono scesi drasticamente (e quindi il costo del capitale di rischio è aumentato in modo significativo). Anche il costo del finanziamento del debito è aumentato”. 

La Berglund evidenzia come le aziende growth più consolidate, con un forte vantaggio competitivo, un’elevata redditività, un elevato free cash flow e bilanci solidi, siano in gran parte indipendenti dal deterioramento del contesto finanziario. “Continuano a crescere, investire, fare acquisizioni e conquistare quote di mercato indipendentemente dalle turbolenze del mercato e dalle deboli prospettive macro – chiarisce -. La nostra strategia europea per le large cap ha registrato un aumento del fatturato del 14% a livello organico nel primo semestre del 2022, mentre le acquisizioni hanno contribuito alla crescita per il 6-7%. Il maggiore contributo delle acquisizioni significa che i multipli di acquisizione sono più interessanti oggi rispetto a uno o due anni fa”.

“Alla fine – afferma l’esperta -, le aziende forti si rafforzano e le aziende più deboli (e molto spesso di più recente costituzione) soffrono. Noi investiamo in aziende solide e affermate, con un background di crescita costante e che non corrono rischi tecnologici elevati. In sostanza, deteniamo molte aziende del tipo ‘Winner takes it all’: queste società sono la spina dorsale dei nostri portafogli. Esse tendono a estromettere i concorrenti più piccoli (a volte a rilevarli) quando i tempi si fanno più difficili, il contesto finanziario si impoverisce e l’avversione al rischio degli investitori aumenta. E questo è esattamente ciò che sta accadendo attualmente”. 

I tempi si fanno più duri, la crescita rallenta, i costi di finanziamento aumentano, gli investitori tendono a essere più cauti. In questo contesto, secondo la Berglund investire in maratoneti con più esperienza e affermati, che hanno dato prova di sé nel corso di decenni, sembra una scelta più ovvia che puntare su aziende giovani o semplicemente sulla prossima grande promessa. 

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