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Corporate bond alla riscossa

Secondo Payden & Rygel sarà l’anno dei corporate bond. Meglio puntare sui titoli non finanziari, cautela nei confronti delle banche, in particolare quelle regionali e più piccole

“Il 2023 è un anno totalmente diverso per il mercato del credito, perché ora le obbligazioni societarie rendono oltre il 5%. Un anno fa rendevano a malapena il 3% ci trovavamo davanti a un ciclo di rialzi da parte della Fed. E ora che i rialzi sono in gran parte alle spalle, dovrebbe essere un anno positivo per l’obbligazionario”. Parola di Natalie Trevithick, responsabile delle strategie Us investment grade di Payden & Rygel, che come strategia d’investimento al momento raccomanda un’operazione improntata alla qualità, e dice di preferire i titoli non finanziari. 

“Di recente, sono arrivate sul mercato molte società tecnologiche – spiega -. Siamo diventati più cauti nei confronti delle banche, in particolare quelle regionali e più piccole. Pensiamo di essere usciti dal periodo peggiore della crisi di fiducia verso settore bancario, ma non riteniamo che sia ancora finita. Inoltre, le banche tendono a fungere da beta per l’economia. Quindi, se prevediamo una recessione nei prossimi anni, le banche probabilmente sottoperformeranno”.

Quale duration?

Per la Trevithick, il 4,1% su un Treasury a 2 anni è ottimo se si intende portarlo a scadenza. Ma se si crede che alla fine i tassi scenderanno, fa notare che gli investitori intendono bloccare una duration più lunga e più a lungo. “Preferiscono quindi acquistare Treasury trentennali al 3,85% e aggiungere del credito, ottenendo così, ancora una volta, un rendimento superiore al 5%, ma bloccandolo potenzialmente per un orizzonte temporale molto più lungo. La maggior parte della domanda che stiamo riscontrando riguarda i titoli societari a 10 e 30 anni; un po’ meno, invece, per la parte anteriore”, chiarisce.

Le opportunità attuali sui mercati

Per l’esperta sono interessanti alcuni dei settori più difensivi, tra cui l’assistenza sanitaria e i crediti al consumo, i cui utili sono risultati migliori del previsto. “Anche se non è una buona notizia per la lotta della Fed contro l’inflazione, le aziende sono state in grado di trasferire gran parte degli aumenti dei costi ai consumatori – sottolinea -. Da un punto di vista fondamentale, quindi, la Corporate America (ossia le grandi aziende americane) è ancora in buona forma. Oltre alla sanità, ci piacciono i servizi di pubblica utilità. Abbiamo assistito a una discreta quantità di emissioni nel settore, che sono tipicamente titoli con rating A e di alta qualità, che vengono venduti a prezzi molto più bassi rispetto al passato. Ci piacciono anche alcuni nomi del settore delle comunicazioni, molti dei quali hanno registrato buone performance”.

High yield

Quest’anno sia poi assistito a una significativa ripresa delle emissioni high yield, in particolare nel settore energetico. Il mercato è stato molto ricettivo nei confronti delle emissioni e ritiene che queste società stiano arrivando a ottenere finanziamenti finché possono a livelli ancora interessanti. “Tuttavia – avverte la Trevithick – ci sono preoccupazioni circa l’andamento dell’high in caso di recessione, ed è per questo che riteniamo che il lavoro sul credito sottostante sia così importante. Quest’anno abbiamo già assistito ad alcune insolvenze. Tuttavia, a lungo termine, il mercato high yield è migliorato in termini di qualità complessiva, con circa il 50% dell’universo che si colloca ora nella categoria di rating BB, che riteniamo possa andare bene in caso di recessione. Crediamo inoltre che i rendimenti siano piuttosto interessanti, intorno all’8,5%, anche se ci aspettiamo una maggiore volatilità”.

View sull’attuale volatilità del mercato

Quanto al mercato dei tassi, l’espira segnala che c’è ancora molta incertezza. Mentre molti investitori ritengono che la Fed abbia probabilmente concluso o quasi il suo ciclo di rialzo dei tassi, il mercato sottostante dei Treasury sembra già prezzare tagli per quest’anno, nonostante la Fed insista per il contrario. “In ogni caso – afferma – la situazione potrebbe essere positiva per gli investitori del credito. Se la Fed ha ragione e lascia i tassi più alti più a lungo, significa che l’economia è in buona forma. Gli spread societari possono rimanere inalterati, con ottime possibilità di staccare la cedola. Al contrario, se la Fed dovesse effettivamente tagliare, ciò sarebbe positivo dal punto di vista dei tassi, in quanto i rendimenti obbligazionari scenderebbero e i prezzi salirebbero. E anche se gli spread si allargano, si vince comunque sul fronte della duration. Alla luce dei timori di una recessione a un certo punto della strada, pensiamo che se si voglia aggiungere un’inclinazione difensiva al portafoglio complessivo, potrebbe essere un buon momento per acquistare Treasuries o scendere modestamente nella qualità del credito e raccogliere un po’ di rendimento incrementale spostandosi sulle obbligazioni societarie”.

Preoccupazioni per la recessione delle società emittenti

Quanto saranno resistenti queste società in caso di recessione? La Trevithick lo sta valutando nome per nome. A suo parere, molti di questi crediti investment grade reggeranno bene. “Non ci aspettiamo una grande ondata di declassamenti dell’high yield, ma abbiamo visto un paio di nomi scendere. In particolare, riteniamo che quelli con rating di credito singolo A o superiore siano ben posizionati per sovraperformare in una fase di recessione. Alcuni dei fattori che possono avere un forte impatto sulle valutazioni per gli azionisti, come un mancato guadagno, hanno meno implicazioni dal punto di vista dei detentori di obbligazioni, a patto che la società sia in grado di mantenere un bilancio solido”, conclude.

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