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Credit Suisse, SVB e le altre: le conseguenze per gli investitori

Per Cassa Lombarda, le difficoltà delle banche negli Usa e in Europa non rappresentano crisi sistemiche. Ma gli effetti delle strette monetarie si stanno facendo sentire e per gli investitori è meglio essere cauti

Le recenti difficoltà di istituti finanziari negli Stati Uniti e in Europa non rappresentano crisi sistemiche, sebbene siano eventi significativi e da non trascurare. Ne è convinto Marco Vailati, responsabile ricerca e investimenti di Cassa Lombarda, secondo cui si tratta appunto di casi idiosincratici, peraltro maturati in conseguenza dell’evoluzione del contesto che riguarda tutto il sistema.

“Negli Stati Uniti – spiega – le banche fallite, Silicon Valley Bank e Signature Bank, non erano banche sistemiche ed erano sottoposte a controlli meno stringenti rispetto agli istituti maggiori. Queste banche hanno difettato per asset-liability management e diversificazione di raccolta e impieghi. Il deterioramento delle condizioni finanziarie ha fatto saltare il loro modello di business”. 

Secondo Vailati, Tesoro e Fed sono intervenuti in maniera esemplare per tempestività e condotta: garantendo tutti i depositi, anche oltre la soglia assicurata di 250.000 dollari, hanno evitato la corsa agli sportelli; non indennizzando azionisti e obbligazionisti delle banche coinvolte hanno evitato fenomeni di azzardo morale e di socializzazione di perdite dovute a incompetenza o avidità privata; con la possibilità alle banche di finanziarsi dando a garanzia obbligazioni pubbliche valutate al nominale, hanno potenzialmente estinto sul nascere ogni rischio di crisi di liquidità (Bank Term Funding Program), anche se questa operazione si contrappone potenzialmente al Tapering in corso.

Diverso, invece, il dossier di Credit Suisse in Europa. “La banca è sistemica e quindi con maggiori controlli – afferma l’esperto -. I suoi problemi non hanno origine adesso, ma sono stati accentuati dal recente deterioramento delle condizioni finanziarie. Le autorità sono intervenute prontamente garantendo un prestito per evitare crisi di liquidità e l’istituto, usando parte del finanziamento per ricomprarsi proprie obbligazioni a sconto, ha fatto implicitamente l’aumento di capitale che il mercato gli aveva negato. Peraltro, un’iniezione di liquidità in un istituto in difficoltà non risolve i problemi di redditività o solvibilità. Infatti, nel week end è seguito il bail-in con l’acquisto da parte di Ubs”.

Insomma, gli effetti dei rapidi e prolungati rialzi dei tassi di interesse si stanno facendo sentire nell’economia e la contrazione del credito aumenta i rischi recessivi. “Noi crediamo che la lotta delle banche centrali all’inflazione continuerà, anche se con più moderazione, perché non c’è trade-off tra stabilità dei prezzi e stabilità finanziaria, come ha detto ieri la Lagarde. Questo ci induce ad un atteggiamento cauto negli investimenti. La crescita degli utili societari non sarà facile e il multiplo di quotazione rischia di essere compresso dalla crescita dei tassi che disincentiva ancora, al momento, la duration”, conclude Vailati.

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