Secondo Raiffeisen Capital Management, il mercato obbligazionario resta interessante. Ecco perché
Nel 2022 le azioniLe azioni sono titoli rappresentativi del capitale di una so... Leggi, le obbligazioniLe obbligazioni sono titoli rappresentativi del capitale di ... Leggi e le valute dell’Europa centro-orientale hanno sofferto particolarmente a causa dell’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi elevata, della guerra in Ucraina e delle conseguenti sanzioni economiche. Tuttavia, negli ultimi mesi è iniziata una ripresa e, secondo Ronald Schneider, responsabile del team obbligazionario ‘Cee & Global Emerging Markets’ di Raiffeisen Capital Management, a lungo termine i mercati azionari e obbligazionari della regione appaiono interessanti.
Per l’esperto le ragioni della scarsa performance del 2022 sono ovvie: la vicinanza geografica alla guerra in Ucraina ha avuto pesanti implicazioni negative per i mercati della regione, così come gli alti costi dell’energia, che hanno portato a un aumento dei prezzi dei generi alimentari e a tassi di inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi a doppia cifra in alcuni casi, ad esempio in Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. “In Ungheria l’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi ha talvolta raggiunto il 25 % circa. Le banche centrali nazionali hanno aumentato i tassi di interesse in risposta a questi sviluppi, innescando massicci effetti negativi sui mercati obbligazionari. Anche le valute hanno reagito allo shock e hanno subito una forte correzione”, osserva.
Perché lo scenario è cambiato nel 2023
Dopo un anno nel complesso deludente per gli investitori, dunque, nel 2023 il quadro si è ribaltato. “Oltre alle misure politiche per ridurre la dipendenza dal gas russo, l’inverno caldo ha fatto sì che, contrariamente alle aspettative, i Paesi abbiano superato la stagione fredda abbastanza bene. I temuti cali di crescita o un crollo totale non si sono verificati. Perciò i tassi di inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi sono già scesi nel primo trimestre e hanno cominciato a tornare gradualmente alla normalità”, spiega Schneider.
Questa tendenza alla disinflazione sta portando i primi tagli ai tassi d’interesse di riferimento e ha quindi garantito una buona performance alle obbligazioniLe obbligazioni sono titoli rappresentativi del capitale di ... Leggi, anche se con molta volatilità. “La maggior parte della performance positiva da inizio anno è dovuta al comparto obbligazionario (in valuta locale) – fa notare l’esperto -. Del circa 8% di performance totale, ben il 7% può essere attribuito al comparto a reddito fisso. Sebbene anche le valute si siano nel frattempo stabilizzate e siano diventate più solide, esse hanno potuto contribuire solo in minima parte (circa l’1%) alla buona performance complessiva”.
“Anche se il fiorino ungherese ha resistito meglio tra le valute dell’Europa centro-orientale ed è chiaramente più solido, la visione aggregata rimane al valore citato – prosegue -. Il calo dei rendimenti obbligazionari più elevati ha determinato effetti positivi sui prezzi. Anche in questo caso l’Ungheria si distingue positivamente. I titoli di Stato ungheresi hanno avuto un andamento a doppia cifra nella prima metà del 2023, subito dopo nella classifica dei rendimenti più alti dell’Europa centrale e orientale vengono la Polonia e poi la Romania”.
Occasioni di investimento a lungo termine
Secondo Schneider, se si considerano i dati attuali in modo aggregato, ci troviamo ancora a un livello di rendimento piuttosto interessante per le obbligazioniLe obbligazioni sono titoli rappresentativi del capitale di ... Leggi in valuta locale, intorno al 5,8%. L’Ungheria è ancora in testa alla classifica con il 7,5%, seguita dalla Romania con il 6,7%. “Si tratta di un livello ancora interessante nel confronto storico, ma decisamente inferiore rispetto alla prima metà dell’anno – sottolinea -. Uno sguardo all’economia mostra che i timori di una profonda recessione non si sono concretizzati. Tuttavia, i prezzi elevati dell’energia e i tassi d’interesse di riferimento elevati hanno fortemente depresso la crescita nella regione”.
A detta di Schneider, la marcata stagnazione dell’economia ha molto a che fare con l’economia dell’Eurozona, che non riesce a decollare e non dà alcun impulso ai partner commerciali vicini. “La mancanza di espansione colpisce in modo particolare l’industria dell’Europa orientale, che è strettamente legata a quella dell’Europa occidentale – chiarisce -. In particolare la Repubblica Ceca, la Romania e l’Ungheria, ma anche la Slovacchia (già membro dell’Eurozona), sono fortemente legate all’industria automobilistica dell’Europa occidentale. E poiché quest’ultima è attualmente sottoposta a un grande sconvolgimento (parola chiave ‘decarbonizzazione’) siamo attualmente lontani da una dinamica positiva e di sostegno”.
Ma anche i tassi di interesse elevati e l’aumento del costo dei generi alimentari pesano sui consumi in Europa orientale. Le prospettive economiche sono quindi piuttosto caute. “Naturalmente, questo sviluppo fa discutere sul momento in cui le banche centrali potranno iniziare a ridurre sensibilmente gli elevati tassi di interesse di riferimento, una discussione che si sta svolgendo anche a livello globale in relazione alla Fed e che, in linea di principio, potrebbe sostenere i mercati obbligazionari. Al momento, però, ci troviamo in una fase di consolidamento. Il mercato ha già anticipato e scontato molto. Una battuta d’arresto non è quindi improbabile”, conclude Schneider.