Per Union Bancaire Privée, la moneta unica può spingersi fino a quota 1,15 nel 2023. La view
L’aumento delle pressioni inflazionistiche dall’inizio dell’anno sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona ha portato a una maggiore rivalutazione dei tassi d’interesse, con la Fed e la Bce che dovrebbero aumentare i tassi rispettivamente al 5,25% e al 4,0% entro la fine dell’anno. Secondo Peter Kinsella, global head of forex strategy di Union Bancaire Privée, questi sviluppi sono più positivi per l’euro, in quanto la moneta unica beneficerà di un miglioramento del surplus delle partite correnti e anche della riapertura della Cina prima del previsto.
“Per lo yen giapponese – afferma – prevediamo un maggiore apprezzamento nella seconda metà dell’anno, quando la BoJ alzerà gli obiettivi di controllo della curva dei rendimenti”. Per Kinsella, il rischio maggiore per il dollaro è probabilmente quello di un calo più pronunciato delle pressioni inflazionistiche. “In tal caso – spiega – la Fed potrebbe trovarsi in una posizione difficile e l’incertezza sulle prospettive dei tassi d’interesse potrebbe facilmente tradursi in un’ulteriore debolezza del dollaro”.
Focus sull’euro/usd
L’esperto prevede che il tasso di cambio euro/usd salirà gradualmente fino a livelli di almeno 1,10, ma un movimento verso livelli di circa 1,15 rappresenta un rischio al rialzo. “Questo è dovuto ai rialzi dei tassi da parte della Bce e anche al calo dei prezzi dell’energia, che agisce come una spinta favorevole per la bilancia delle partite correnti dell’Eurozona”, chiarisce
“Prevediamo che quest’anno le partite correnti torneranno a registrare un solido avanzo e questo è di grande sostegno per l’euro. L’euro beneficerà anche di un’eventuale risoluzione della guerra in Ucraina, ma questo non è il nostro scenario di base nel breve termine”, conclude Kinsella.