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Fixed income, pronti per una pausa?

Secondo Pgim Fixed Income, la partita è ancora aperta per le obbligazioni, ma ci aspetta una rotazione dei fattori di rendimento primari

A cura di Robert Tipp, chief investment strategist head of global bonds di Pgim Fixed Income

Nonostante il trambusto del primo trimestre, una cosa appare più chiara: il mercato orso post-Covid ha lasciato il posto a un nuovo mercato rialzista delle obbligazioni. Il nuovo aumento dei rendimenti è emerso come il risvolto positivo del mercato ribassista del 2022, poiché con le obbligazioni il rendimento è praticamente un esito determinato. Perciò i primi tre mesi del 2023 hanno segnato il secondo trimestre consecutivo di quello che, con ogni probabilità, è un nuovo mercato rialzista delle obbligazioni. Senza dubbio, la crisi bancaria ha aumentato l’incertezza. Ma potrebbe aver introdotto un importante elemento positivo sia per l’economia che per i mercati: la cautela delle banche centrali.

La Fed non coglie i segnali

Dato che la maggior parte delle banche centrali dei mercati sviluppati hanno aumentato i tassi, l’appiattimento delle curve dei rendimenti è diventato un fenomeno comune.  Ma le inversioni della curva sono un’altra storia, tipicamente segno di una politica restrittiva e notoriamente premonizione di recessioni e/o calamità finanziarie. Purtroppo, la curva statunitense ha vinto a mani basse la gara delle inversioni, la Fed avrebbe dovuto prestare attenzione all’avvertimento e rallentare il ritmo dei rialzi.

Non sempre il caos è negativo…  Soprattutto per le obbligazioni

Prima del crollo di Silicon Valley Bank, i rialzi dei tassi delle banche centrali erano ampiamente visti come la principale minaccia all’espansione economica. La riduzione dell’inflazione era l’unica priorità dei consumatori e delle imprese, dei politici e, quindi, dei banchieri centrali. Dopo la crisi, tuttavia, i banchieri centrali potrebbero essere più equilibrati nei loro sforzi per contenere l’inflazione, data la loro ritrovata valorizzazione dei rischi imprevisti. I mercati potrebbero apprezzare un approccio più cauto alla lotta all’inflazione, anche se ciò significa impiegare più tempo per riportarla all’obiettivo.

La sferzata dei mercati nel 1° trimestre lascerà il posto ad un ampio intervallo dei tassi nel 2° trimestre

Nel primo trimestre si è assistito a un notevole cambiamento dei prezzi di mercato, che sono passati dall’aspettativa di una serie di rialzi dei tassi dopo la riunione del FOMC del 31 gennaio all’aspettativa di una serie di tagli dei tassi a seguito delle crisi bancarie di SVB/CS. Questa oscillazione nel sentiment si è trasmessa, in misura diversa, anche agli altri mercati obbligazionari sviluppati. Nel secondo trimestre, la Fed e i mercati faranno probabilmente un passo indietro, rifletteranno e si riorganizzeranno per valutare il panorama post SVB. Ci sono altri anelli deboli? Quali sono gli effetti a catena sull’economia in generale? Mentre gli investitori attendono le risposte in questo lasso di tempo, i tassi di interesse rimarranno probabilmente all’interno dell’ampio intervallo – anche bipolare – coperto nel primo trimestre, in attesa che passi la buriana.

Rotazione dei driver di rendimento: tassi a spread mentre la volatilità scende e gli spread si restringono

Poiché la politica monetaria rappresenta la principale minaccia per l’economia, non sorprende che i movimenti degli spread creditizi siano strettamente correlati alla volatilità dei tassi di interesse. Nel caso in cui la nostra ipotesi di “riflettere e riorganizzarsi” e la fascia di oscillazione dei tassi d’interesse si realizzino, ci aspettiamo che la volatilità dei tassi d’interesse diminuisca e che gli spread creditizi si stabilizzino, o si riducano, man mano che l’incertezza economica comincia a svanire. In effetti, negli ultimi giorni del trimestre, gli spread creditizi si sono ridotti e il mercato azionario ha registrato una ripresa, suggerendo che i mercati stanno cercando di superare la crisi di Svb/Cs.

Ma nel complesso gli investitori non si scompongono: il rendimento è troppo alto!

Con la fine del 2022 e la stabilizzazione del continuo aumento dei rendimenti obbligazionari, i flussi dei fondi obbligazionari sono passati rapidamente da deflussi a afflussi significativi. In effetti, un rapido esame dei flussi dei fondi obbligazionari negli ultimi anni suggerisce che, a meno che i tassi non siano in rapida ascesa o la volatilità sia alle stelle, i flussi dei fondi sono stati generalmente positivi e in misura sostanziale. Questo è stato vero anche nel 2020, periodo di rendimenti estremamente bassi. Con i rendimenti ora sostanzialmente più alti, i forti flussi di fondi potrebbero fornire un importante vento di coda per i mercati quando la volatilità inizierà a diminuire.

Non c’è tempo per chi non vuol vedere

Da un punto di vista generale, il segmento ad alto rendimento offre uno scenario positivo per il reddito fisso in generale. Tuttavia, le prospettive non sono prive di rischi. Le tensioni geopolitiche comportano ulteriori rischi per il mercato. Le divisioni a livello internazionale si stanno acuendo sulla scia della guerra in corso tra Russia e Ucraina. Nel corso del prossimo trimestre o due, i mercati dovranno affrontare il problema di un potenziale default dei titoli di Stato statunitensi. Al momento, tuttavia, consideriamo questi rischi più periferici che primari, ma la situazione potrebbe cambiare rapidamente. Di conseguenza, terremo gli occhi e la mente aperti e saremo pronti a rivedere le nostre previsioni nel corso del trimestre.

La partita è ancora aperta per le obbligazioni, ma ci si aspetta una rotazione dei fattori di rendimento primari, in quanto il rally del 1° trimestre, guidato dai tassi d’interesse, lascia il posto alla ripresa degli spread del 2° trimestre, nonché al riallineamento degli spread dei settori e degli emittenti.

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