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Gestione del rischio per fronteggiare l’inflazione

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Per Gam Investments, potremmo assistere ad altri shock. La gestione del rischio sarà pertanto fondamentale nel corso dei prossimi 12-18 mesi

Nel primo trimestre del 2023 l’inflazione è rimasta al centro dell’attenzione. Le banche centrali hanno continuato ad alzare i tassi di interesse per cercare di contenere l’inflazione, intervenendo comunque in ritardo. Ci sono poi stati i problemi di Silicon Valley Bank, di alcune banche regionali statunitensi e, certamente, di Credit Suisse. Sebbene tali avvenimenti abbiano colto molti di sorpresa, col senno di poi sono situazioni che, secondo Adrian Owens, investment director global macro e currency fixed income di Gam Investments, forse non avrebbero dovuto meravigliare. “Abbiamo attraversato un periodo molto lungo in cui le banche centrali hanno lasciato i tassi di interesse a livelli troppo bassi e per troppo tempo. Ora stanno intervenendo molto velocemente per invertire tale tendenza. Quando ciò accade, è normale che ci siano shock imprevisti nel sistema”, spiega.

“Noi investiamo in tassi di interesse e valute – prosegue Owens -. In quest’asset class crediamo che ci siano ottime opportunità. Ma è anche molto importante avere gli strumenti per intervenire. Infatti, è alquanto improbabile che i tassi di interesse inizino semplicemente a scendere. In alcuni mercati ci sono buone opportunità di un calo dei tassi, in particolare in Brasile, mentre in altri mercati l’inflazione resta ancora un problema grave; pertanto, i tassi di interesse dovranno salire ancora: per questo, appare importante poter assumere posizioni short in qualche caso. Lo abbiamo visto chiaramente nel 2022. Chi aveva semplicemente una posizione al rialzo sui tassi di interesse ha perso molto denaro. Occorre avere la capacità e gli strumenti per assumere sia posizioni long che short”.

Le previsioni a breve e medio termine

In prospettiva futura, secondo Owens è necessario riconoscere che le banche centrali, con ritardo, hanno alzato molto i tassi di interesse e che gli indicatori economici segnalano un rallentamento dell’attività. In considerazione di alcuni effetti di base, ciò dovrebbe portare a un calo dell’inflazione complessiva. “L’inflazione core però resterà più alta e ben oltre il target, con possibili ripercussioni negative – avverte -. Insomma, non proprio lo scenario ideale: la crescita è più debole, l’inflazione è persistentemente elevata”. 

Tuttavia, l’esperto è convinto che tale scenario offra anche opportunità. “Dobbiamo essere consapevoli che, in un contesto in cui la liquidità viene ritirata dal mercato e dove continuano a manifestarsi gli effetti della stretta, potremmo assistere ad altri shock. La gestione del rischio sarà pertanto fondamentale nel corso dei prossimi 12/18 mesi”, conclude.

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