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Gli Etf per battere la volatilità

Secondo Ossiam, tra inflazione, Fed e guerra, per ridurre i rischi meglio puntare su Etf Us Steepener e Minimum Variance

La guerra Russia-Ucraina sta generando molteplici impatti sui mercati finanziari. La prima reazione dei degli investitori è stata di paura, con un calo dei mercati azionari globali accompagnato dall’aumento dell’indice Vix. Al contrario, dato che sia Russia sia Ucraina sono grandi produttori di materie prime, e considerando anche il livello d’inflazione già presente all’interno delle economie sviluppate, i prezzi delle materie prime sono saliti bruscamente. Il Brent è aumentato dell’84%, il grano del 43% da fine anno (nella rilevazione al 23 marzo). Secondo Paul Lacroix, head of structuring di Ossiam, per mettersi al riparo da tanta volatilità gli investitori dovrebbero puntare sugli Etf.

“Gli Etf sono uno dei migliori strumenti finanziari dal punto di vista degli investitori per modificare in modo efficiente la propria esposizione da un’asset class all’altra – afferma -. Con la loro liquidità infraday permettono agli investitori di adattare rapidamente il proprio portafoglio alle loro visioni macro. Dall’inizio dell’anno, gli Etf sul settore delle materie prime, ma anche gli Etp su singoli sottostanti, hanno guadagnato masse significative registrando anche solide performance”.

Un altro tema da prendere in considerazione, secondo Lacroix, è la posizione della Federal Reserve. Powell ha infatti confermato  di essere pronto ad aumentare i tassi in maniera decisa qualora si rivelasse necessario, con l’obiettivo di limitare l’inflazione. “I dati a fine marzo mostrano come il rendimento del decennale Usa sia al 2,35% e quello del trentennale al 2,48%, entrambi valori più bassi rispetto al rendimento a tre anni (2,49%) – sottolinea l’esperto -. In altre parole: è più conveniente prendere in prestito a lungo termine (10 o 30 anni) che a breve termine (3 anni). Questo succede perché i player di mercato stanno prezzando numerosi rialzi della Fed nel corso dei prossimi 18 mesi, ma non credono che la Fed sarà in grado di continuare il processo di rialzo più a lungo termine”. 

Insomma, il fronte obbligazionario in generale sembra meno attraente e gli investitori cercano sempre più di ridurre la duration in portafoglio e di trovare alternative. “Una strategia che a nostro avviso sembra particolarmente interessante, dato che la curva statunitense è attualmente molto piatta, è la strategia US steepener, che trae vantaggio dall’aumento dello spread tra i tassi a breve e a lungo termine”, evidenzia Lacroix.

Quanto all’azionario, invece, per l’esperto è interessante notare come I listini del Vecchio Continente abbiano ormai quasi completamente assorbito il drawdown legato al conflitto ucraino: dal 24 febbraio al 30 marzo, l’indice Stoxx Europe 600 NR è cresciuto del 5,22%. “E dunque, gli investitori che vogliono continuare a essere investiti per via dell’inflazione, ma che, allo stesso tempo vogliono ridurre i rischi di ribasso, potrebbero indirizzarsi verso gli Etf Minimum Variance”, conclude Lacroix.

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