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High yield di nome e di fatto

I fondamentali societari sono favorevoli, il che dovrebbe limitare l’aumento delle insolvenze in caso di recessione, e i rendimenti all’8-9% stanno attirando gli investitori. L’analisi di Capital Group

Flavio Carpenzano, investment director reddito fisso di Capital Group, non ha dubbi: il mercato high yield degli Stati Uniti è più sano e stabile rispetto agli anni precedenti.  E viste le recenti valutazioni, le obbligazioni high yield hanno finalmente riconquistato la propria nomea. Sono molti i fattori che supportano questa sua convinzione: i fondamentali societari sono favorevoli, il che dovrebbe limitare l’aumento dei tassi di insolvenza in caso di recessione, e i rendimenti all’8-9% offerti dal settore stanno attirando l’interesse degli investitori, anche se lo spettro di una recessione è all’orizzonte.

“Nel complesso – spiega – il mercato high yield statunitense si è ripreso rispetto agli ultimi anni. Sebbene il contesto economico generale appaia attualmente molto più debole, l’asset class è più forte. Inoltre, uno dei principali fattori positivi è che non c’è molta necessità di rifinanziamento nel breve termine. Le imprese hanno approfittato dei bassi tassi di interesse, dell’abbondanza di liquidità e del contesto creditizio favorevole degli ultimi anni per soddisfare le proprie esigenze di finanziamento”.

In particolare, come fa notare Carpenzano, nel 2021 le imprese hanno potuto rifinanziare il debito a breve termine a rendimenti eccezionalmente bassi e rinviare le scadenze di diversi anni. Ciò ha fatto sì che, nell’attuale fase di aumento dei tassi di interesse, le aziende possano operare con finanziamenti bloccati per diversi anni. Per questo motivo, oggi molte aziende possono defilarsi e non devono contrarre nuovi debiti ai tassi di interesse più elevati.

Nessun aumento delle insolvenze

“Quando valutiamo le probabilità di default future – chiarisce l’esperto – consideriamo la quantità di obbligazioni che vengono scambiate a livelli di sofferenza, perché questo può essere un indicatore anticipatore di futuri default. Oggi, la percentuale di debito in sofferenza rispetto all’universo high-yield è circa il 5%. Sulla base di questa metrica, pur prevedendo un aumento del tasso di default dagli attuali livelli molto bassi, non ci aspettiamo un picco”.

A livello settoriale, Carpenzano pone l’attenzione su un’ampia gamma di comparti. “Ci concentriamo sugli emittenti di alta qualità e sui settori meno vulnerabili in caso di recessione economica – sottolinea – come quelli dei prodotti alimentari e delle bevande, dei prodotti farmaceutici. Menzioniamo, per esempio, i gestori patrimoniali e i broker assicurativi. Molte di queste società godono di un flusso di cassa prevedibile, sia attraverso le commissioni di gestione dei patrimoni gestiti, sia attraverso le commissioni derivanti dalla vendita di prodotti assicurativi”.

Anche i fondamentali del settore energetico sono migliorati per Carpenzano. “L’ondata di insolvenze è ormai alle spalle e oggi il settore è più sano di quanto non lo sia stato per molti anni”, conclude.

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