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High yield, vademecum per il 2022

Per Candriam, la dispersione dovrebbe aumentare man mano che verranno resi noti i bilanci degli emittenti e i rischi idiosincratici. “Siamo in una fase di transizione dal beta all’alfa”

Nell’ultimo anno e mezzo le misure straordinarie delle banche centrali hanno sostenuto l’high yield, portando i rendimenti e gli spread ai minimi pluriennali. Questo sostegno sta lentamente svanendo poiché gli istituti centrali stanno adottando un atteggiamento meno dovish e il “tapering” dei programmi di Qe sta acquisendo slancio. In questo contesto, secondo Thomas Joret, senior fund manager high yield & credit arbitrage di Candriam, la dispersione dovrebbe aumentare man mano che verranno resi noti i bilanci degli emittenti e i rischi idiosincratici. “A nostro parere siamo in una fase di transizione dal beta all’alfa”, afferma.

“I fondamentali degli high yield – chiarisce -, che finora sono stati incoraggianti, stanno gradualmente ruotando poiché alcuni emittenti sono focalizzati sulla remunerazione lato equity (buyback, dividendi, M&A opportunistico), e quindi stanno operando un re-leveraging dei loro bilanci. Questo porterà probabilmente a una qualità inferiore e a tassi di default più elevati in assenza di un massiccio sostegno da parte delle banche centrali, aumentando ulteriormente la dispersione sui mercati”.

Inoltre, secondo Joret, nel medio-lungo termine, i trend globali come la de-globalizzazione, la digitalizzazione e la de-carbonatazione dovrebbero portare a cambiamenti sostanziali e richiedere agli emittenti di adattare i loro modelli di business. “In effetti, è probabile che si accentui la discrepanza tra i vincitori e i vinti all’interno del settore – evidenzia -. Crediamo che i tassi continueranno probabilmente il loro trend al rialzo in scia al miglioramento dell’inflazione, della crescita e dei migliori numeri sull’occupazione”.

Un rialzo che dovrebbe essere graduale alla luce della posizione molto cauta e della comunicazione costante delle banche centrali. Tuttavia, un’inflazione più forte e inaspettata a detta dell’esperto potrebbe causare un aumento dei tassi più netto del previsto, che a sua volta potrebbe influenzare negativamente i mercati del credito ed esercitare una pressione al rialzo su rendimenti e spread.  

“In termini di macro-rischi che potrebbero influenzare il settore, rimaniamo diffidenti nei confronti del rallentamento della crescita in Cina, in quanto la ri-regolamentazione e il deleveraging stanno pesando sull’economia insieme alle turbolenze del mercato immobiliare. Monitoriamo anche le questioni relative la supply chain (viste le recenti interruzioni) che riteniamo possano normalizzarsi nel 2022”, conclude Joret.

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