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I titoli su cui puntare nel lungo periodo

Per Franklin Equity Group, gli investimenti nell’innovazione determinano un’elevata probabilità di sovraperformare il mercato per un ciclo completo

Da qualche tempo tutti gli investitori hanno notato uno spostamento nella leadership di mercato a favore di titoli ciclici e orientati al valore, sulla scia della pandemia vicina alla sua conclusione. Nonostante questi cambiamenti, secondo Matthew Moberg, portfolio manager di Franklin Equity Group, continuano ad esserci opportunità in molte società a crescita elevata.

“A lungo termine, crediamo che l’innovazione guidi la creazione di ricchezza economica e che gli investimenti nell’innovazione determinino un’elevata probabilità di sovraperformare il mercato per un ciclo completo, approssimativamente da tre a cinque anni – spiega Moberg -. All’atto pratico, tuttavia, i nostri orizzonti temporali di investimento sono spesso molto più lunghi. Anche dopo la forte performance dell’anno scorso, restiamo convinti che lo scenario sia molto fertile per investire nell’innovazione, poiché molti progressi distinti stanno diventando economicamente praticabili nell’economia di oggi”.

A breve termine, secondo l’esperto, sull’andamento dei mercati potrebbero incidere un numero imprecisato di paure, timori, stimoli quantitativi agli acquisti o alle vendite, o ancora molti altri fattori. “Recentemente – sottolinea -, abbiamo rilevato uno spostamento nella leadership di mercato a favore di titoli ciclici e orientati al valore, sulla scia della pandemia vicina alla sua conclusione. Nonostante questi cambiamenti, continuiamo a vedere opportunità in molte società ad alta crescita e crediamo che la metodologia del flusso di cassa scontato sia la migliore per determinare il valore intrinseco di una società. Si differenzia dai multipli standard, che non incorporano la crescita. Per esempio, un alto rapporto prezzo-utile non significa che un’azienda sia costosa, né un basso rapporto p/e significa che un’azienda sia a buon mercato”.

Secondo Moberg, spesso gli operatori di mercato sottostimano la durata della crescita che le aziende innovative sanno generare: molte di esse non dissipano rapidamente i loro utili, bensì crescono e generano extra profitti per periodi di tempo molto lunghi. Il loro ritmo di crescita può anche essere sottostimato a breve come a lungo termine.

“Nei modelli dei flussi di cassa scontati – chiarisce – queste ipotesi di durata e velocità rappresentano variabili chiave che, prese singolarmente o insieme, possono incidere profondamente sulla stima del valore di un’azienda. Il nostro approccio differenziato di ricerca mira ad aiutare a individuare valore non riconosciuto anche in azioni che potrebbero altrimenti apparire onerose. Crediamo che l’attuale spostamento del mercato verso i titoli ciclici sia un’evoluzione congiunturale naturale degli investimenti. E riteniamo che gli innovatori saranno premiati quando scopriranno nuovi prodotti, nuovi metodi e nuovi progressi che risolveranno alcuni dei nostri problemi maggiori e miglioreranno le nostre vite. Altri cambiamenti dell’ultimo anno nei consumi hanno probabilmente carattere più permanente”.

Per l’esperto è chiaro che l’impatto della pandemia lascerà un segno indelebile sul comportamento dei consumatori. Il prossimo anno l’intrattenimento dal vivo e i viaggi dovrebbero iniziare a ripartire: inizialmente, magari, non ai livelli pre-pandemici, ma comunque l’inver­sione di tendenza è vicina e la direzione è positiva. Altri cambiamenti dell’ultimo anno nei consumi hanno probabilmente carattere più permanente. “Nei primi giorni del Covid-19, per la prima volta il 27% dei consumatori globali ha ini­ziato a fare acquisti online e, a nostro avviso, per molti di loro è stata un’espe­rienza positiva. Questo ha contribuito ad aumentare gli investimenti nei settori correlati come la logistica, i pagamenti online e i servizi web, poiché le aziende hanno adattato i loro modelli di busi­ness al nuovo contesto”, fa notare.

Il settore della genomica si conferma un’area chiave di avanzamento dell’inno­vazione. La genomica e il sequenzia­mento dei geni hanno contribuito note­volmente a scoprire terapie e vaccini per questo virus. “Oltre ad accelerare le tera­pie, oggi siamo riusciti a sviluppare capacità di distribuzione e produzione che potrebbero agevolare la futura implementazione dei progressi genomici nell’economia – osserva Moberg -. Tutti gli investimenti fin qui citati sono fondamentali; la domanda ha certamente accelerato il passo, ma a nostro avviso potrà continuare a crescere nel tempo grazie sia a un’adozione più diffusa che all’am­pliamento dei mercati di sbocco”.

Solo 25 anni fa, un porta­foglio investito nell’innovazione ricom­prendeva probabilmente soprattutto aziende con sede nella Silicon Valley. Se guardiamo il panorama di oggi, l’innovazione ha assunto una portata globale e che esistono centri di eccellenza in tutto il mondo. “Progressi enormi vengono dalla Cina, dal Giappone, da Taiwan, da Israele, dall’Europa occidentale e dall’America latina, e ognuno sta sviluppando compe­tenze differenziate. Il nostro team di ricerca mira a trarre vantaggio dall’inno­vazione emergente che osserviamo – afferma l’esperto -. Guardando al futuro, è difficile immagi­nare che queste spinte innovative pos­sano rallentare. I progressi potrebbero tuttavia risentire negativamente delle regolamentazioni introdotte da singoli paesi o da progressi più lenti dovuti ad aspetti tecnici. Sono aree nelle quali crediamo che l’investimento attivo e una visione generalista possano aggiungere valore al processo di investimento”.

Le economie, alcune più preparate di altre ad affrontare le sfide, hanno risentito in modo diverso della pandemia. Qualche investitore potrebbe stupirsi nell’apprendere che i mercati emergenti, soprattutto quelli asiatici, hanno dimostrato una certa capacità di tenuta. “Nel 2020 la Cina è stata l’unica grande economia a registrare una crescita positiva, a causa del Covid-19 che ha spinto gli altri paesi in recessione. Nel 2019 l’economia cinese ha avuto un peso pari al 66% circa dell’eco­nomia statunitense, ma entro la fine del decennio ha le carte in regola per sfilare agli Stati Uniti lo scettro di prima economia mondiale. Il mercato obbligazionario cinese è secondo al mondo per dimensioni, subito dietro agli Stati Uniti. A nostro avviso, gli investitori non dovreb­bero trascurare i mercati della Cina e dell’Asia in generale”, conclude Moberg.

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