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Investimenti, in Cina il capitalismo non è finito

Per Jupiter Am, nel Paese asiatico bisogna fare investimenti in linea con i piani del governo, compresi gli obiettivi quinquennali

In Cina il settore privato è un importante motore di crescita per l’economia, dal momento che è responsabile di circa l’80% della creazione di posti di lavoro. Per questo, con una pressione eccessiva, Pechino rischierebbe che gli imprenditori lascino il Paese. “Il Partito comunista cinese al potere sa che il miglioramento degli standard di vita è importante e che il capitalismo di stato ha rappresentato il modo principale per raggiungerlo”, afferma Nick Payne, co-head of strategy global emerging markets di Jupiter Am, secondo cui in questo anno del centenario del Pcc si sta assistendo a un cambiamento da parte del governo. 

“Il partito ha annunciato di aver raggiunto il suo obiettivo di eliminare la povertà, e ora l’enfasi è passata da una crescita a tutti i costi alla crescita con risultati sostenibili e socialmente inclusiva”, sottolinea. La Cina è anche più concentrata sul miglioramento della sua sicurezza economica nazionale, a maggior ragione per via della guerra commerciale con gli Stati Uniti. 

“Gli aggiornamenti alla regolamentazione che stiamo vedendo non sono nuovi – prosegue Payne -. Il giro di vite sulle società private di istruzione che ha causato molta preoccupazione sul mercato è diverso, ma il presidente Xi ha detto diversi anni fa che non gradiva capitali privati in questo settore. È in conflitto con gli obiettivi dello Stato, come il miglioramento del tasso di natalità e l’uguaglianza sociale. Il fatto che ci si potesse guadagnare una posizione migliore attraverso un’istruzione privata non convinceva. L’inasprimento normativo rivolto alle grandi aziende tecnologiche ha riguardato la protezione della privacy dei dati individuali sulla falsariga delle regole del Gdpr e anche il miglioramento del codice del lavoro e il rafforzamento delle regole antitrust”. 

Stando a Payne, molti di questi annunci di politiche stanno seguendo una giusta direzione e riflettono il fatto che le aziende hanno innovato, creato disruption e si sono mosse molto più velocemente di quanto abbia fatto la legislazione. Le migliori aziende sono state anche molto elastiche nel muoversi e nell’adattarsi ai regolamenti che cambiano. 

“La Cina continuerà ad essere una fonte essenziale di opportunità di investimento per la nostra strategia ma, data una certa imprevedibilità politica, ci aspettiamo un aumento dello sconto su questo mercato – afferma l’esperto -. Ciò costituisce anche un promemoria del fatto che in Cina bisogna investire in linea con i piani del governo, compresi i suoi obiettivi quinquennali. Se si investe contro di essi, lo si fa a proprio rischio e pericolo”. 

Infine, per Payne vale la pena notare che i casi di Covid stanno aumentando in Cina, specialmente la variante Delta. Pechino ha avuto un relativo successo con il suo contenimento e il lancio del vaccino, ma gran parte della popolazione non è ancora vaccinata. “Se la variante si diffonde in Cina, è probabile che vedremo un maggiore allentamento delle politiche. La Cina ha iniziato ad implementare questo approccio in modo lieve circa tre settimane fa con tagli alle riserve obbligatorie per le banche”, conclude.

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