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Investimenti, torna l’incubo lockdown

L’Europa sta tornando ad essere uno degli epicentri della pandemia. Ecco le possibili conseguenze per economia e investimenti, secondo Gam Italia

Commento a cura di Antonio Anniballe, gestore del team multi asset Italia di Gam (Italia) Sgr

Novembre ha marcato, per diversi Paesi europei, un ritorno del coronavirus. Di recente in Germania il numero di contagi giornalieri ha oltrepassato la soglia dei 50.000, con la stessa Merkel a parlare senza mezzi termini di “situazione drammatica”. Anche in Italia si assiste ad una crescita dei casi, sebbene i numeri abbiano per il momento un diverso ordine di grandezza. Negli Usa, peraltro, l’andamento non è tanto dissimile, con contagi nuovamente in aumento. È sensato quindi soffermarci sull’argomento, chiaramente dal lato che ci compete, ovvero le possibili conseguenze su economia e investimenti.

Nel tentare di prevedere l’evoluzione, può aiutarci quanto già accaduto nel Regno Unito e in Israele: nel primo caso, l’ondata in termini di numeri è paragonabile a quanto osservato lo scorso inverno, ma i vaccini hanno modificato in maniera decisiva il quadro: i ricoveri sono inferiori dell’85% al picco di fine 2020 e i letti occupati da pazienti Covid, nonostante quattro mesi di dati al di sopra dei 30.000 contagi giornalieri, sono solo il 5% del totale. In Israele, dove il 40% della popolazione ha avuto accesso alla terza dose, dopo una crescita autunnale i casi si contano oggi nell’ordine delle decine. Inoltre, a livello globale con il nuovo anno arriveranno i primi farmaci che, se assunti a inizio contagio, sarebbero in grado di evitare le conseguenze più serie del virus.

Con tutte le cautele necessarie, soprattutto in relazione a variabili in via di definizione (durata efficacia vaccini, velocità e tasso somministrazione terze dosi, etc.), riteniamo quindi che decisioni di lockdown siano altamente improbabili o potrebbero essere limitate localmente. 

Antonio Anniballe, Gam Italia Sgr
Antonio Anniballe, Gam Italia Sgr

Non ci attendiamo conseguentemente effetti dirompenti sull’economia, se non per periodi limitati e senza far deragliare il recupero in atto. Tuttavia, è probabile che alcuni degli effetti osservati sulle nostre abitudini e quindi, più in generale, sull’economia, tendano a prolungarsi. Fra questi uno dei più eminenti è rappresentato dai problemi dal lato dell’offerta: il Covid “rende il mondo meno efficiente” dal punto di vista di produzione e logistica. Alcune difficoltà di approvvigionamento potrebbero proseguire, continuando ad esercitare pressione sui prezzi, per quanto in qualche misura il rallentamento economico in atto attenui la problematica.

Dall’altro lato, il graduale recupero del mercato del lavoro, sia in Europa che negli Usa, dovrebbe evitare effetti pronunciati sui consumi, anche in presenza di inflazione persistente. Lo scenario descritto, con tassi reali negativi, poche alternative d’investimento e utili in sostanziale tenuta, continua quindi ad essere di supporto all’azionario sebbene, a questi livelli di valutazione, sia plausibile mettere in conto correzioni. Ad avvantaggiarsi di questo quadro dovrebbero essere i settori correlati positivamente all’inflazione, le società con potere di determinazione del prezzo e i cui conti non siano troppo dipendenti da costi del lavoro in crescita.

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