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Investire in Giappone per puntare sull’Asia

Per Comgest, il Paese del Sol levante è la migliore piattaforma per catturare la crescita della Cina e del continente asiatico, senza assumersi il rischio di quei mercati

Il Giappone è una porta d’accesso alla crescita del continente asiatico con una serie di aziende di alta qualità, sia nell’industria dei semiconduttori, che nei marchi di consumo o nella domanda di attrezzature per l’automazione di fabbrica. E questo sembra il momento per investire in azioni giapponesi. Ne è convinto Richard Kaye, analista e gestore dell’azionario giapponese di Comgest, secondo cui le dimissioni del premier Suga hanno posto fine a una percezione negativa legata alla gestione della crisi di Covid e gli investitori sono di nuovo disposti a investire negli interessanti temi azionari in Giappone. 

“Il cambio di leadership – spiega Kaye – è stato un catalizzatore chiave nel breve termine: il Giappone sta attraversando un cambiamento drastico, poiché le pressioni demografiche e sociali degli ultimi anni hanno creato un consenso politico per la riforma. Il Giappone ha un nuovo leader ora, e si concentrerà sulle riforme necessarie. Nel frattempo, i tassi di vaccinazione Covid hanno raggiunto gli altri paesi occidentali e il prossimo trimestre sarà straordinario, perché la gente tornerà ad uscire, i negozi e i ristoranti sono di nuovo pieni e gli impiegati tornano alla loro routine”. 

Insomma, secondo il gestore, il Paese del Sol levante è la migliore piattaforma per catturare la crescita della Cina e dell’Asia, senza assumersi il rischio di quei mercati. Soprattutto: il Giappone sta comprando il Giappone. “Gli investitori nazionali stanno tornando sul loro mercato dopo una generazione di assenza, e si stanno concentrando su aziende di qualità, ben governate e che coinvolgono gli azionisti – sottolinea -. Principalmente i fondi pensione locali stanno comprando nel proprio mercato. Abbiamo 23 fondi pensione che investono nei nostri fondi azionari e vogliono investire nelle realtà locali che sono leader a livello globale”. 

Per Kaye c’è l’intreccio di una storia a lungo termine insieme a una storia a breve termine a sostegno dell’investimento in Giappone. Sul lungo periodo, infatti, le prospettive per il mercato azionario giapponese sono promettenti ma bisogna sottolineare che questo rimane un mercato difficile da navigare, specialmente per gli investitori stranieri poiché non c’è abbastanza ricerca di qualità. “In media – fa notare -, ciascuna delle 3.700 società quotate in Giappone è seguita solo da sette analisti, rispetto ai 40 analisti per componente dell’indice negli Stati Uniti. Questo significa che il Giappone rimane un mercato incompreso”. 

Per il gestore, gli investitori occidentali non hanno ancora compreso appieno che il mercato giapponese non rappresenta più solo l’economia giapponese. L’azionario nipponico offre, a suo dire, un’esposizione relativamente economica e liquida alle tendenze globali attraverso società di lunga data con bilanci solidi che sono poco conosciute dalla maggioranza degli investitori. Oltre alle società globali e molto conosciute ci sono un sacco di aziende meno note che stanno cavalcando il trend del cambiamento del Paese che include la regolamentazione dell’industria e un cambiamento importante dello stile di vita  dei cittadini che, a sua volta, si ripercuote molto positivamente sull’economia domestica e vede la nascita di nuove aziende. “Tra queste aziende – precisa -, per esempio, troviamo Oriental Land Co. LTD, la Disneyland Giapponese. Fino a 10 anni fa era impensabile la nascita di una società di parchi divertimento giapponese dato lo stile di vita della popolazione, volta solo a produrre e lavorare”. 

“Nell’ambito della tecnologia – prosegue Kaye -, perché preoccuparsi della Cina e dell’eccesso di regolamentazione quando si può guardare alla fortezza Giappone. Ecco come cerchiamo di catturare la crescita della Cina attraverso la strategia azionaria Comgest Growth Japan: con un equilibrio tra il trend del cambiamento che sta attraversando il Giappone e la selezione di leader globali. Tra questi ultimi, Daikin offre un’esposizione alla tendenza globale verso una maggiore domanda di aria condizionata con una minore esposizione al rischio ambientale rispetto alle controparti statunitensi. Obic è un innovatore che sta permettendo il cambiamento nelle pmi locali, fornendo software Erp (Enterprise Resource Planning). Obic sta sperimentando una crescita del profitto operativo superiore rispetto ai giganti Erp Oracle e SAP, grazie alla sua soluzione OBIC7 Cloud che ha generato margini operativi superiori al 50% dal 2018”. 

Il Giappone è anche sede di Nidec, il più grande produttore di motori per veicoli elettrici, che per il gestore rappresenta una grande opportunità di investimento ora e tra 10 anni: la società scambia a una valutazione molto più bassa di Tesla, nonostante abbia una più ampia esposizione al mercato globale dei veicoli elettrici. Allo stesso modo Sysmex è un leader mondiale nelle attrezzature sanitarie e soprattutto nell’analisi del sangue, avendo la migliore tecnologia e la più grande varietà di offerta. Peraltro, ha sviluppato una tecnologia di biopsia liquida molto meno invasiva. 

“Oltre a offrire un’esposizione alle opportunità interne, il mercato giapponese è una piattaforma per investire nella crescita dell’Asia e la sua classe di consumatori emergenti – assicura Kaye -. Il Giappone sta vendendo beni, tecnologia e aspirazioni a una popolazione asiatica che sta crescendo in dimensioni, ricchezza e sofisticazione. Il mercato dei consumatori asiatici è sette o otto volte più grande di quello giapponese, è più giovane e sta diventando più ricco. Pigeon è un esempio di questa opportunità, come molti marchi giapponesi è considerato di alta qualità e cool dai consumatori asiatici oltre ad essere un concreto esempio di engagement a seguito dell’assunzione di donne in figure apicali”. 

Se è difficile per gli investitori farsi un’idea del mercato azionario giapponese, è ancora più difficile per loro avere una reale quadro delle credenziali Esg delle aziende perché spesso la disclosure in materia non è disponibile in inglese. “Anche se gli investitori vedono il potenziale Esg del Giappone, tendono a concentrarsi solo sul miglioramento della governance – evidenzia il gestore -. Per noi di Comgest, i fattori Esg sono inclusi nell’analisi fondamentale. A nostro avviso, la migliore governance non è soltanto il risultato di riforme del governo, ma dal fatto che molte aziende hanno compreso che è nel loro interesse un progresso in questo senso. Per quanto riguarda la ‘E’, per esempio, le cifre e i punteggi dell’impronta di carbonio non sono sufficienti: la vera attenzione ai fattori Esg si esplica nell’incontro con le aziende e nella costruzione di un dialogo sulla loro situazione per conoscere quali sono i loro obiettivi e progetti. Infatti abbiamo una bella storia in ambito di engagement”. 

Un caso interessante è Suzuki, che è classificata quasi come non investibile da molti provider di dati Esg, a causa di inesattezze sulla dichiarazione delle emissioni in Giappone, problemi di lavoro in India e domande legittime sulla trasparenza del consiglio di amministrazione. Tuttavia, l’azienda ha nominato tre direttori non esecutivi con background Esg rilevanti e si sta impegnando molto con gli investitori. 

“Molto pochi investitori, sia nazionali che internazionali, sono consapevoli di quanto selezionate aziende giapponesi stiano affrontando le questioni sociali e ambientali – conclude Kaye -. Il potenziale Esg all’interno del mercato azionario giapponese tende a essere frainteso ma, con il governo e il mercato impegnati a spingere per nuovi criteri e una maggiore applicazione, l’Esg è una storia emergente in Giappone”.

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