Per Ethenea, non è detto che lo stress del settore bancario favorirà uno stop ai rialzi dei tassi: il rischio inflazione non è affatto scomparso
“La crisi bancaria sarà dimenticata in tempi relativamente brevi e l’attenzione tornerà a convergere sull’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi. Le conseguenze della crisi bancaria per l’economia reale sono attualmente sopravvalutate”. È l’opinione di Michael Blümke, senior portfolio manager di Ethenea Independent Investors, secondo cui il collasso di Silicon Valley Bank e Signature Bank, e poi l’acquisizione forzata di Credit Suisse da parte della concorrente Ubs, hanno alimentato i timori di una nuova crisi bancaria, a 15 anni di distanza. Ma al momento il nervosismo è dettato più dalla volatilità dei tassi d’interesse che da quella dei mercati azionari.
“In ottica storica – spiega Blümke – una volatilità dei tassi d’interesse così elevata tende a corrispondere a un indice VIX attorno a 50-60, quindi a uno stress azionario significativamente maggiore. Per capire come evolverà la situazione sul fronte dei tassi d’interesse, i fattori determinanti sono la futura evoluzione della lotta all’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi e la gestione dell’attuale crisi bancaria”.
Dopo avere attraversato, lo scorso anno, il più consistente ciclo di rialzo dei tassi, nel tentativo di ristabilire la stabilità del valore del denaro, gli sviluppi delle ultime settimane hanno fatto in breve tempo precipitare i tassi d’interesse. “Le elevate oscillazioni che si sono verificate hanno conseguentemente dettato anche elevate oscillazioni attese (implicite)”, osserva l’esperto. Ora, secondo la narrazione attuale, la recente fase di stress nel settore bancario potrebbe aiutare le banche centrali a contrastare l’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi, in quanto inasprisce le condizioni di concessione di prestito e credito per il settore bancario, in particolare per le banche minori. In altre parole: l’inasprimento delle condizioni di finanziamento compenserà una parte dei rialzi dei tassi d’interesse necessari per portare l’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi al livello target della Fed del 2%.
Considerate le tensioni nel settore bancario, i mercati prevedono quindi che saranno necessari meno rialzi dei tassi, non tanto perché il rischio di inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi sia scongiurato, quanto perché condizioni più stringenti per la concessione di credito assolverebbero in tutto o in parte questo compito. In questo scenario, non sorprende che le aspettative degli investitori sulla politica monetaria di Fed e Bce siano drasticamente mutate e la previsione di ulteriori rialzi dei tassi è stata surclassata in breve tempo da quella, opposta, di molteplici tagli.
“Le nostre conclusioni però sono diverse – avverte Blümke -. La crisi bancaria verrà dimenticata in tempi relativamente brevi, dal momento che si tratta di rischi idiosincratici, che possono essere arginati in fretta. Riteniamo poi sufficienti le misure della Fed e del Ministero delle Finanze Usa per mettere a disposizione liquidità, tranquillizzare e soprattutto incentivare la fiducia. Negli Stati Uniti, i decisori hanno fatto propria la lezione imparata dalle ultime crisi e questa volta hanno avuto una reazione ‘big and fast’. La protezione di tutti gli investitori e la messa a disposizione di liquidità hanno ridotto durevolmente il rischio di una corsa agli sportelli nel breve e la probabilità di un bank run generalizzato. Per ridurre stress futuri, la Fed ha inoltre approntato un nuovo Bank Term Funding Program (Btfp). In aggiunta alla finestra di sconto temporanea, che consente di concedere in garanzia una vasta gamma di titoli con uno sconto rispetto al valore di mercato, il Btfp consente alle banche di procurarsi liquidità per un anno al valore nominale di titoli di Stato, ipoteche e obbligazioniLe obbligazioni sono titoli rappresentativi del capitale di ... Leggi di agenzia”.
A detta dell’esperto, per valutare gli effetti sull’economia reale, occorre comprendere il ruolo delle banche nel sistema del credito statunitense, dove il credito bancario rappresenta una quota relativamente piccola dei prestiti del settore privato: le piccole banche mettono a disposizione circa il 2% del Pil, le grandi banche il 3%, mentre la maggior parte dei finanziamenti proviene dal mercato dei capitali e da altre fonti. “Questo significa che la concessione di credito da parte delle banche influisce in modo solo marginale sull’economia” sottolinea, aggiungendo che di dati settimanali dei bilanci bancari emerge anche che l’attività di finanziamento delle banche ha rallentato già lo scorso anno, quindi prima del crollo di Silicon Valley Bank e di Signature Bank. “La crisi attuale e la fuoriuscita di depositi dalle piccole verso le grandi banche potrebbero frenare ulteriormente la concessione di credito presso le banche minori, ma la crescita del credito presso le grandi banche beneficiarie potrebbe in parte compensare questo calo”, fa notare quindi Blümke. Ne deriva che non è quindi detto che lo stress nel settore bancario e i suoi effetti sull’attività di finanziamento ridurranno la crescita in misura tale da compensare uno o più rialzi dei tassi.
Ciò che però secondo l’esperto non è cambiato è che l’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi continuerà a rappresentare un problema. “Il mercato del lavoro resta saturo, i risparmi in eccesso accumulati dalle famiglie e dalle imprese durante la pandemia persistono e la crescita dei redditi e delle spese sembra stabilizzarsi ampiamente oltre il livello a cui l’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi resta stabile, ossia il 2% circa. Finché l’attuale stress finanziario non sfocerà in un brusco rallentamento dell’attività economica, per la Fed sarà difficile passare a un approccio meno restrittivo e men che meno attuare un taglio dei tassi. Se riusciranno ad arginare i rischi per la stabilità finanziaria come da programma, le banche centrali potrebbero presto dover tornare a fare i conti con il rischio di inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi”, conclude.