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L’asset allocation per il quarto trimestre

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Focus sull’obbligazionario, tra governativo ed emergenti, prudenza sull’azionario: la view di  Generali Asset & Wealth Management

Da fine febbraio, in Europa, bond e azioni hanno avuto rendimenti similari, poco sopra allo zero ed in linea con quella che è stata la remunerazione degli strumenti a brevissimo termine. La situazione è diversa negli Stati Uniti, dove l’indice S&P 500 ha segnato un rialzo del 13% da fine febbraio, rispetto al +1,4% dell’Msci Emu. Ma anche in questo caso, secondo Filippo Casagrande, head of insurance investment solutions di Generali Asset & Wealth Management, a guardare bene, quello che è salito negli Stati Uniti è stato un gruppo piuttosto ristretto di azioni

“Le Magnifiche 7 (Apple, Microsoft, Nvidia, Alphabet), Amazon, Tesla e Meta Platforms) – sottolinea – hanno contribuito per circa il 70% della performance annua, sebbene il loro peso medio nell’indice quest’anno sia stato del 24%. A guidare questi rialzi è stata l’euforia sull’Intelligenza Artificiale, che ha permesso al mercato azionario americano di ignorare le valutazioni progressivamente più care e la divergenza tra multipli e tassi reali in constante rialzo”.

Se tali aspettative sugli utili futuri saranno realizzate lo dirà solo il tempo. Quello che è certo, a detta dell’esperto, è che bisogna essere consapevoli dei rischi legati a questo tipo di investimenti e valutare le alternative, con una particolare attenzione ai rapporti rischio/rendimento e le capacità di diversificazione delle varie classi di attivi. “I rendimenti più elevati del comparto obbligazionario appaiono attraenti, sia in termini assoluti, sia in termini relativi rispetto alle azioni, che sappiamo possono soffrire perdite importanti in anticipazione di fase di contrazione economica”, chiarisce.

Sulla base di queste considerazioni, Casagrande ribadisce la preferenza di medio periodo per il mondo obbligazionario, pur consapevole della volatilità dei tassi. L’allocazione sull’azionario, ivece, rimane prudente.

“Con i tassi Treasury attorno al 4,40%, il Bund a 2,70% e Btp al 4,50%, le possibilità di investimento nel mondo governativo sviluppato sono molteplici – spiega -. Come indicato anche in passato, occasioni di debolezza rappresentano buone opportunità per incrementare la duration del portafoglio. Al tempo stesso, la gestione del posizionamento lungo la curva dei rendimenti assume un ruolo sempre maggiore. Con le curve invertite e un rischio di recessione comunque non svanito, operazioni di steepening della curva sosterrebbero fortemente la performance di portafoglio in caso di un deterioramento del quadro economico. Al contempo, ribadiamo la necessità di un approccio dinamico nella gestione della duration nel breve termine”.

A suo parere, le strategie di carry in un contesto di rendimenti elevati e bassa volatilità azionaria rimangono uno strumento fondamentale per la gestione. “Gli spread del credito sulle parti brevi della curva (sia nel comparto Investment grade sia nel comparto high yield) si confermano molto interessanti e offrono un carry-adjusted per la duration estremamente elevato. Nel credito continuiamo a unire il carry alla qualità, preferendo quindi posizionamenti in segmenti meno rischiosi, come i bond senior finanziari, sebbene opportunità rimangano anche nel comparto high yield. Sui Btp siamo tatticamente più prudenti visto l’avvicinarsi della legge di bilancio, ma siamo pronti a aumentare nuovamente l’esposizione in caso di allargamento ingiustificato dello spread”.

Anche sui bond dei paesi emergenti, secondo l’esperto, rimangono ottime opportunità di investimento. “Sottolineiamo il focus sulle curve locali dei paesi dove la lotta all’inflazione ha dato i maggiori frutti e dove le banche centrali sono caute nel procedere con tagli ai tassi di interesse (Brasile, Colombia, Messico, Ungheria). Vediamo però meno valore sul lato valutario, quindi guardiamo in particolare strategie di duration lunga a cambio coperto”, aggiunge.

Per quanto concerne il mercato azionario, Casagrande rimarca che la bilancia rischi/rendimenti rimane asimmetrica. “L’Equity Risk Premium è ai livelli più bassi degli ultimi 20 anni, i multipli Price/Earnings sono in forte divergenza rispetto ai tassi reali (negli Stati Uniti, molto meno in Europa) e alle dinamiche di liquidità in eccesso nel sistema. Rimangono poi le incognite sull’Intelligenza Artificiale e su quanto il mercato abbia già scontato la crescita degli utili negli anni futuri specie nel settore Information Technology statunitense”, avverte.

“Confermiamo, quindi, un atteggiamento prudente – prosegue -. Proprio in ragione della bassa volatilità azionaria, riteniamo che vadano esplorate strategie per proteggere i portafogli dai rischi al ribasso. In alternativa, riteniamo opportuno continuare a favorire un’allocazione settoriale difensiva, specie negli Stati Uniti, nonostante i guadagni durante gli ultimi due mesi. Per lo stesso motivo, ribadiamo la cautela sullo stile growth vs value in America, ormai a livelli estremi dopo la sovraperformance del 30% negli ultimi 6 mesi, mentre in Europa l’approccio è più bilanciato”.

Infine, Casagrande crede nel valore dei real assets come elemento di diversificazione ma anche di protezione dall’inflazione. “Nel private debt vediamo un beneficio dalla diversificazione degli emittenti, settoriale e geografica, mentre nel segmento infrastrutture crediamo che la transizione energetica sia un trend secolare che porterà interesse e supporto sull’asset class nel lungo periodo”, conclude.

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