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Lusso, healthcare e tech: l’asset allocation del secondo semestre

Per Quaestio Sgr nei prossimi mesi, in un probabile contesto di recessione, la chiave sarà spostarsi verso business meno rischiosi

Se fino all’anno scorso la variabile chiave per i mercati azionari era l’inflazione, quest’anno tutto ruota intorno alla crescita. Più nello specifico, secondo Giacomo Saibene, phd portfolio manager team equity di Quaestio Sgr, il consensus si è ormai attestato sulle prospettive di prezzi in calo e le possibili discrepanze tra le aspettative e le rilevazioni puntuali del dato non rappresentano più una variabile in grado di modificare in maniera significativa l’andamento dei principali listini.

Se dunque la questione inflazione sembra essere alle spalle, sulla scia dell’intervento delle banche centrali, per l’esperto il tema chiave dei prossimi mesi sarà comprendere fino in fondo quanto e come le scelte di politica monetaria impatteranno sull’economia reale. “La questione è capire come quello che è stato il rialzo dei tassi più brutale dagli anni Settanta possa rispecchiarsi sui mercati azionari”, chiarisce.

Per Saibene, l’impatto sull’economia reale può infatti lasciare il segno innescando una forma di sofferenza del sistema bancario aprendo le porte ad una stretta del credito dannosa per famiglie e imprese. Ma, in tutto ciò, il mercato del lavoro sta reggendo bene. “Il quadro in questa fase rimane eterogeneo sotto molti aspetti: ad esempio se da un lato i dati macro segnalano l’avvicinamento di una fase recessiva, dall’altro l’ultima stagione degli utili si è chiusa nel complesso con il segno pi. L’unico rischio è che i buoni utili siano legati più alla crescita dei prezzi, legati all’inflazione, che ad un reale aumento dei volumi”, sottolinea.

Dal punto di vista settoriale, l’esperto ricorda che arriviamo da un anno in cui i segmenti più interessanti sono stati le banche, fino alla crisi di vari istituti, e gli energetici, che hanno retto bene anche nei primi mesi di quest’anno dopo i profitti eccellenti del 2022. “Si tratta tuttavia di settori che, insieme ai petroliferi, nel corso delle ultime settimane, hanno iniziato a ritrattare al ribasso – fa notare -. Il mercato si sta spostando in direzione delle mega cap, soprattutto per quanto riguarda gli Stati Uniti, che vengono in questa fase considerate come il più classico dei porti sicuri, come sta ad esempio accadendo sul fronte delle banche laddove le più grandi sono posizionate molto meglio degli istituti più piccoli”. 

Un’indicazione? Saibene sottolinea che da inizio anno l’indice che ha performato meglio è stato l’EuroStoxx 50, che ospita i principali titoli dell’Eurozona. “Tra i settori che stanno registrando performance migliori – precisa – ci sono anche gli industriali (dove c’è un grande backlog di produzione con le aziende che hanno alti volumi sia di produzione che di vendita) e ciclici. Degna di nota anche la performance delle linee aeree che hanno archiviato la pandemia e che ora stanno beneficiando in maniera evidente del traino che viene dai consumatori (rispetto ai business travellers) che, in larga parte, si stanno orientando su biglietti di prima classe molto più rispetto a quanto avveniva qualche anno fa”.

Guardando ai prossimi mesi, e calandoci in un contesto che dovrebbe essere caratterizzato da una possibile recessione innescata dalle politiche monetarie, per l’esperto la chiave sarà spostarsi verso business meno rischiosi. “La spiegazione è chiara: se fino a mesi fa vi erano degli elementi, come da un lato la spinta dell’inflazione sui prezzi energetici e dall’altro la politica espansiva delle banche centrali, in grado di favorire aree del mercato più rischiose, nella seconda parte dell’anno sarà più conveniente pensare alla resilienza che alla redditività di un business. Qualche esempio: lusso, healthcare e tech potrebbero posizionarsi bene da qui alla fine del 2023”, conclude.

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