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Mercati, ancora troppe incognite: come proteggere il portafoglio

Per Generali Investments, meglio sottopesare moderatamente azioni e titoli high yield. E privilegiare il carry del credito Ig e titoli di stato, evitando l’esposizione al dollaro senza copertura

Mentre i problemi bancari passavano in secondo piano e il presidente degli Stati Uniti Biden e il leader della Camera McCarthy hanno raggiunto un accordo dell’ultimo minuto sul tetto del debito, i mercati hanno concluso il mese di maggio con una nota positiva. “Le azioni globali sono solo leggermente in rosso (MSCI World -0,4%), scrollandosi di dosso le aspettative sui tassi riviste al rialzo e un aumento di 27 punti base nei rendimenti statunitensi a 10 anni”, commenta Thomas Hempell, head of macro & market research di Generali Investments.

Per l’esperto, però, il quadro globale non è tra i più incoraggianti: il rimbalzo della riapertura cinese ha deluso prima ancora che iniziasse, il commercio globale mostra difficoltà e le sorprese economiche stanno peggiorando, tornando in negativo per la prima volta dall’autunno dello scorso anno. “L’inflazione complessiva diminuirà grazie agli effetti base e al calo dei prezzi dell’energia. Ma la vischiosa pressione sui prezzi di fondo manterrà le principali banche centrali attente a politiche restrittive più a lungo. Un pivot della Fed non è previsto prima del dicembre 2023 e, per la Bce, non prima della metà del 2024”, sottolinea.

La continua inversione della curva dei rendimenti sui mercati obbligazionari, a detta di Hempell, sembra confermare i timori di recessione, ma gli investitori azionari e nel segmento hy sembrano credere che questa volta sia diverso. “Certo – sottolinea – il posizionamento di mercato rimane ribassista, lasciando spazio a rimbalzi contrarian. I solidi dati sui consumi e l’occupazione negli Stati Uniti potrebbero ancora per un po’ sfidare i venti contrari incombenti. E i bassi prezzi dell’energia stanno mitigando i problemi delle imprese in Europa”.

Ma secondo l’esperto i profitti sono destinati a risentire in modo più evidente della crescita più debole e dell’aumento del costo del debito, con le previsioni sugli utili di consenso soggette ad aggiustamenti. “Le valutazioni sono care – fa notare -: il rapporto prezzo/utili a termine dell’S&P500 corrisponde ai livelli della scorsa estate, ma nel frattempo i rendimenti reali a 10 anni sono aumentati da praticamente zero a oltre l’1,5%, un altro divario degno di nota. Allo stesso modo, i premi al rischio sugli spread hy sono inferiori rispetto all’inizio dell’anno, sfidando le evidenze di una restrizione del credito, l’aumento dei costi di rifinanziamento e l’aumento delle insolvenze”.

Secondo Hempell, i titoli di stato ed il credito investment grade in euro non hanno perso il loro appeal, soprattutto grazie a un carry interessante. I titoli del Tesoro Usa beneficiano inoltre della prospettiva di rendimenti inferiori a medio termine e di buone proprietà di copertura in caso di riduzioni del rischio. “Ci piace la parte centrale delle obbligazioni core dell’Area euro, mentre preferiamo le scadenze più brevi nell’Europa meridionale che sono meno esposte a un certo ampliamento degli spread. L’incombente recessione negli Stati Uniti e il potenziale vantaggio della Fed in un ciclo di allentamento indicano una rinnovata debolezza del dollaro Usa nei prossimi mesi”, conclude.

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