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Mercati e stretta monetaria: come orientarsi

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Per Comgest, nel 2023 si assisterà a un continuo tira-e-molla delle banche centrali rispetto alle tendenze inflazionistiche. Ecco su cosa puntare

Il 2022 è stato l’anno dell’incremento dei tassi. Dopo la pandemia del 2020 e le misure di stimolo del 2021, l’anno scorso i leader hanno cercato di ‘normalizzare’ l’economia. Questa stretta monetaria mira a rallentare l’inflazione, che ha sfiorato la doppia cifra in diverse grandi economie, colpendo il potere d’acquisto delle famiglie vulnerabili, portando a controversie di lavoro e aggravando i problemi di approvvigionamento. “Anche se la stretta monetaria ha in genere un impatto differito sui fattori economici – osserva Christophe Nagy, gestore del fondo Comgest Growth America di Comgest – il suo impatto sulla valutazione degli asset è stato immediato”.

I fattori macro che rallentano il ritorno alla ‘normalità’ sono ben noti, e vanno dalla guerra in Ucraina alla persistente pandemia di Covid, passando per i tentativi di riportare le catene di approvvigionamento all’interno dei confini nazionali e di investire nella produzione rinnovabile. “Tuttavia – sottolinea il gestore – la stabilità monetaria è auspicabile, poiché le bolle speculative distolgono talenti e finanziamenti dalle attività produttive e penalizzano i risparmiatori più vulnerabili. In seguito al rialzo dei tassi, le aziende stanno dando priorità agli investimenti produttivi ‘mission-critical’ ad alto rendimento, per ‘fare di più con meno’”.

“Eli Lilly, una delle cinque principali posizioni – spiega Nagy – è stato il titolo che ha fornito il principale contributo alla performance del 2022. L’azienda ha innovato il suo portafoglio di farmaci per la cura del diabete, settore in cui condivide il mercato con Novo Nordisk. Una svolta nel trattamento del diabete ha portato a un nuovo mercato adiacente, quello della gestione dell’obesità, dove il farmaco di Eli Lilly ha dimostrato una capacità rivoluzionaria di riduzione del peso corporeo fino al 22%. La pipeline dell’azienda contiene anche un potenziale farmaco rivoluzionario per il morbo di Alzheimer, per il quale vi è un fabbisogno critico di vasta portata e non soddisfatto”.

“Anche BioMarin – prosegue il gestore – un titolo di peso medio, ha contribuito in modo significativo alla performance del 2022. L’azienda ha compiuto progressi nei farmaci per il trattamento del nanismo e dell’emofilia, grazie alla sua piattaforma leader nella terapia genica e nelle malattie orfane. Un altro contributo degno di nota alla performance dell’anno è provenuto da Johnson & Johnson. Il previsto scorporo della divisione Consumer della società sta attirando l’attenzione verso i comparti a più alta crescita e più alti margini della farmaceutica e delle tecnologie mediche”.

“Service Corporation, leader SMid cap (società a media e bassa capitalizzazione) nei servizi funerari negli Stati Uniti, è stato uno dei titoli in portafoglio a dimostrare maggiore resilienza quest’anno – continua -. L’azienda fornisce servizi essenziali e opera bene in un mercato frammentato. Intuit continua a beneficiare della crescita delle attività imprenditoriali. Negli Stati Uniti, nel 2022 le richieste di creazione di nuove imprese hanno superato le 400.000 unità al mese, il doppio rispetto a dieci anni fa e oltre il 40% in più rispetto al 2019”.

Per Nagy, nel 2023 si assisterà probabilmente a un continuo tira-e-molla delle banche centrali rispetto alle tendenze inflazionistiche: sebbene si osservino segnali di raffreddamento, si è ancora lontani dall’obiettivo fissato dalla Federal Reserve statunitense, ossia raggiungere il 2% di inflazione e un mercato del lavoro meno rigido.

Le aziende continuano inoltre a trasferire i prezzi sui consumatori per compensare l’inflazione, mettendo alla prova la loro elasticità e intaccando l’eccesso di risparmio accumulato durante il Covid. “Anche se di recente abbiamo assistito a forti diminuzioni delle tariffe di trasporto e dei prezzi del petrolio, è ancora troppo presto per dire quali saranno i livelli ‘naturali’ e con quale velocità si ripercuoteranno sui prezzi al consumo”, evidenzia.

Nagy fa anche notare che è iniziata una razionalizzazione della forza lavoro da parte delle aziende (ad esempio Snap, Shopify, Salesforce e Goldman Sachs), che dovrebbe aiutare alcune delle società leader di mercato presenti in portafoglio a competere per i talenti in uno scenario meno inflazionato. “Continuiamo a cercare aziende leader di mercato, innovative e ben gestite, che forniscono servizi essenziali e che in un determinato momento vengono trascurate, in genere a causa di un’ottica a breve termine. Puntiamo a costruire le posizioni in modo incrementale, per ridurre al minimo gli errori, e a mantenerle il più a lungo possibile”, conclude.

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