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Mercati, l’asset allocation di fine anno

Banche, materiali e poi India, Vietnam e credito high yield. Secondo Sharps di T. Rowe Price, dopo il rimbalzo estivo è ancora possibile trovare buone occasioni

Rimbalzo estivo, seconda ondata, elezioni Usa, tassi ai minimi: il contesto è tutt’altro che semplice, ma per gli investitori ci sono ancora buone occasioni da cogliere, non solo growth. Tra le banche ad esempio, e nel settore dei materiali. Mentre su fronte emergenti spiccano India e Vietnam. E poi nel credito, si possono scovare opportunità nell’high yield. Ne è convinto Rob Sharps, group cio di T. Rowe Price, che sottolinea come finora la resilienza dei mercati di fronte alla sfida della pandemia globale sia stata straordinaria. 

“Basta guardare alla durata della fase ‘orso’: dopo aver perso circa un terzo rispetto al record toccato il 19 febbraio, l’S&P 500 ha raggiunto il minimo un mese dopo, il 23 marzo: la fase più breve della storia – sottolinea -. L’indice si è poi mosso su nuovi massimi il 22 agosto, impiegando soltanto 126 giorni di trading per passare dal minimo al massimo – un altro record, 10 volte più rapido rispetto al periodo medio di ripresa di 1.542 giorni di trading”.

Tuttavia, come precisa Sharps non tutte le asset class hanno seguito questa traiettoria di ripresa a ‘V’. Ciò è stato particolarmente vero per la sovraperformance dei titoli growth rispetto a quelli value e alcuni mercati internazionali restano ben distanti dai massimi pre-coronavirus, e i anche rendimenti nei mercati del credito sono stati molto variegati.

Come muoversi quindi? Per quanto riguarda l’azionario globale, è il momento di pontare sulle opportunità emergenti, secondo l’esperto. “La risposta monetaria e fiscale dei governi in tutto il mondo è stata senza precedenti – argomenta -. Soltanto negli Usa il Congresso ha approvato un pacchetto di stimoli pari a 2.400 miliardi di dollari, più dell’11% del Pil domestico, mentre la Fed si è impegnata in un quantitative easing di portata doppia rispetto a quello adottato in tutta la durata della crisi finanziaria globale, dal 2008 al 2010. I governi inoltre sono riusciti a distribuire in modo più equo gli stimoli, più di quanto fatto durante la crisi del 2008”.

Nonostante la rapida ripresa dei mercati quest’estate, Sharps continua a trovare interessanti opportunità. Per l’esperto infatti le valutazioni sono comunque elevate a livello storico, ma ragionevoli se assumiamo che la ripresa continuerà in tutte le economie mondiali e che potrebbe portare il Pil globale sui livelli pre-Covid entro la metà del 2021. “I tassi di interesse ultra-bassi nelle economie sviluppate e il brusco calo dei tassi nei mercati emergenti implicano che le valutazioni potrebbero crescere notevolmente – assicura -. Tra le principali opportunità sottolineiamo titoli bancari e dei materiali, che tendono a performare bene nelle prime fasi dei cicli azionari. Anche alcuni mercati emergenti con dinamiche demografiche favorevoli sono interessanti, come India e Vietnam, con tassi di crescita strutturale solidi e bassi livelli di debito”.

Guardando agli Usa, Sharps ricorda che non c’è solo il growth. Certo, la pandemia ha portato gli investitori a favorire i giganti di internet e altre aziende legate all’economia del ‘lockdown’, a spese delle società con una crescita più lenta, già ostacolate dalle pressioni cicliche e dalla disruption tecnologica. E il gap delle valutazioni tra growth e value ha raggiunto i massimi livelli dai primi anni 2000.

“Tuttavia – evidenzia -, riteniamo che il gap potrebbe ridursi alla fine, anche se le tempistiche sono incerte. La ricerca resta fondamentale per individuare le società di alta qualità che vengono scambiate a livelli inferiori rispetto al loro valore intrinseco. Nel settore finanziario, ad esempio, le valutazioni sono crollate come conseguenza delle preoccupazioni sull’esposizione delle banche ai crediti in sofferenza. I minori tassi di interesse hanno ridotto i margini per i prestiti e messo sotto pressione il settore. Tuttavia, vi sono alcuni fattori idiosincratici e legati alle singole società che possono offrire un potenziale di rialzo, ad esempio alcune società hanno la possibilità di tagliare i costi”.

Il contesto è poi favorevole anche per l’high yield, visto che per un lento ritorno alla normalità sarà necessario un vaccino. “Gli spread di tali bond si sono ridotti notevolmente dopo l’afflusso degli investitori in questo segmento nelle fasi iniziali della pandemia. Ci aspettiamo che resteranno abbastanza stabili nei prossimi mesi, e ciò dovrebbe continuare a favorire questo comparto”, fa notare Sharps.

Per l’esperto, quindi, alcuni settori e industrie potrebbero vedere un apprezzamento. “Siamo particolarmente interessati agli emittenti che hanno subito un sell-off nelle fasi più complesse della crisi, ma che hanno un potenziale di flussi di cassa che li rende in grado di superare la tempesta – prosegue -. La pandemia ha pesato sul mercato delle auto, ad esempio, ma alcuni produttori di componenti vengono scambiati a prezzi convenienti e sono ben posizionati per la ripresa. Tuttavia, vi sono anche molte aziende resilienti che non sopravviveranno: ci aspettiamo che il 9% circa degli emittenti high yield Usa e il 5% circa di quelli europei andranno in default nel 2020”.

La regola principale resta però di guardare al di là del benchmark. “Focalizzarsi sui principali benchmark inevitabilmente mette in ombra alcune importanti differenze di performance in singoli settori, regioni e società – conclude l’esperto di T. Rowe Price -. Riteniamo che uno dei vantaggi della nostra vasta piattaforma di ricerca e del nostro approccio strategico agli investimenti è che ci permette di individuare titoli sottostimati dal mercato”.

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