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Mercati, l’asset allocation per il secondo semestre

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Secondo M&G, è possibile trovare opportunità in Giappone, Cina e nei settori delle infrastrutture, della salute e dell’AI. Ma non solo. L’outlook

Nella seconda metà del 2023, i mercati saranno probabilmente preoccupati per due fattori: le decisioni delle banche centrali e la probabilità, i tempi e la profondità di una recessione. Ne è convinta Fabiana Fedeli, cio equities, multi asset and sustainability di M&G Investments, che sottolinea come nella riunione di giugno della Fed ci si aspettasse una pausa nel percorso di rialzo dei tassi che si è effettivamente verificata.

“Riteniamo improbabile che la Fed riduca i tassi quest’anno – spiega – , a meno che non si verifichi una profonda recessione o che l’inflazione scenda al 2%. Nel Regno Unito e in Europa, ci aspettiamo ulteriori inasprimenti da parte della BoE e della Bce, data l’inflazione più rigida rispetto agli Usa. Di recente abbiamo assistito a una serie di dati deboli o in calo sull’attività economica. E’ logico aspettarsi un ulteriore deterioramento della domanda ma la probabilità, i tempi e l’entità di una recessione rimangono al momento incerti. Continuiamo a ritenere che la performance relativa dell’azionario rispetto ai mercati del reddito fisso dipenderà dalla durata e dalla profondità di un rallentamento rispetto alle attese attuali”.

A prima vista, secondo l’esperta, i mercati azionari globali appaiono prezzati correttamente per i rischi futuri nell’ipotesi di una recessione moderata ma non per un calo della domanda più pronunciato. Tuttavia, guardando più in profondità, si osservano notevoli differenze non solo tra i mercati nazionali, ma anche tra i titoli dello stesso mercato. 

“Il mercato americano è quasi due volte più caro degli altri principali mercati – osserva -. Al termine della stagione degli utili del primo trimestre, le aziende di Europa, Australasia ed Estremo Oriente hanno registrato una crescita degli utili e delle vendite più robusta rispetto a quelle statunitensi. Inoltre, mentre negli Usa il recente rally si è concentrato sui grandi nomi della tecnologia, in Europa i rally più forti hanno riguardato aziende farmaceutiche, industriali, quelle legate ai consumi e alla transizione energetica. Ciò che ha aiutato l’Europa sono state le ipotesi iniziali molto pessimistiche che poi non si sono realizzate e il fatto che un certo numero di imprese europee abbia ottenuto buoni risultati a livello globale. Il mercato rimane uno spazio in cui la selezione è il principale motore di alfa, la diversificazione è fondamentale e la volatilita’ deve necessariamente diventare nostra alleata”.

Nell’ambito delle economie sviluppate, il Giappone rimane uno dei mercati preferiti della Fedeli. “Numerose aziende stanno migliorando la leva operativa con un impatto positivo sulla crescita degli utili, oltre a incrementare i rendimenti per gli azionisti – argomenta -. Inoltre, c’è la prospettiva di una crescita dei salari che stimoli i consumi, che fornirebbe un ulteriore possibile sostegno alla crescita. Nonostante la crescente attenzione da parte degli investitori stranieri, riteniamo che le prospettive di rialzo delle società giapponesi non siano pienamente comprese e vi siano opportunità interessanti. Un fattore da analizzare nell’investimento in Giappone è l’impatto della valuta. L’annuncio di una revisione della politica monetaria da parte della banca centrale potrebbe comportare in futuro un cambiamento che, anche se cauto, sosterrebbe lo yen giapponese. Fortunatamente, ci sono molti titoli in cui il sostegno dei fondamentali sembra piu’ forte di qualsiasi potenziale impatto valutario”.

Tra i mercati emergenti, l’esperta vede opportunità interessanti in Cina. A suo dire, la ripresa seguita alla riapertura è stata graduale e disomogenea, ma c’è spazio per un allentamento della politica fiscale e monetaria, come è stato fatto con un sostegno selettivo ai settori dell’immobiliare e delle infrastrutture, soprattutto in termini di transizione energetica. “Va sottolineato – precisa – che i responsabili politici cinesi non sono soggetti a vincoli riguardo all’inflazione. Le tensioni in corso tra Usa e Cina rimangono un ostacolo improbabile che si esaurisca completamente. Il lato positivo, però, è che le due maggiori economie mondiali sono strettamente interconnesse attraverso gli scambi commerciali e nessuna delle due parti può permettersi una grave perturbazione dell’attuale clima economico. Ci incoraggia che alcune grandi aziende cinesi si stiano muovendo bene in termini di margini e profitti, nonostante una crescita nominale più debole del previsto, e vediamo molte imprese che restituiscono liquidita’ agli azionisti sotto forma di buyback”.

In un mercato in cui le reazioni di breve termine in risposta alle notizie sono all’ordine del giorno, per la Fedeli la volatilità può diventare un’alleata, aprendo a opportunità interessanti. “Mentre attendiamo pazientemente le dislocazioni di mercato, continuiamo a preferire aziende esposte a tematiche di lungo termine che riteniamo continueranno ad attrarre capitali anche in un contesto di rallentamento della domanda globale: le infrastrutture, l’innovazione come l’intelligenza artificiale e la sanità, l’ecosistema a basse emissioni di carbonio”, sostiene.

“I nostri portafogli multi-asset si mantengono attualmente intorno a una posizione neutrale tra azionario e reddito fisso e operano tatticamente. Manteniamo una preferenza relativa per l’azionario non Usa, dove vediamo opportunità più interessanti sulle valutazioni rispetto al profilo degli utili. Le nostre strategie hanno anche un piccolo sovrappeso sulla parte lunga della curva statunitense e in alcune valute e titoli sovrani selezionati dei mercati emergenti, come Brasile e Messico, in ragione degli elevati rendimenti reali e del miglioramento del contesto inflattivo”, conclude.

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