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Mercati, le conseguenze delle tensioni Russia-Usa

Come reagirebbero i mercati a un’escalation sul fronte Ucraina? Per Moneyfarm, nel 2014, a parte le azioni russe, l’impatto complessivo è stato contenuto. Da monitorare le possibili sanzioni

Sale la tensione tra Russia e Stati Uniti intorno alla questione Ucraina. Washington ritiene che la Russia possa prendere in considerazione un’azione in Ucraina nei prossimi mesi e sta lavorando per convincere gli alleati europei del pericolo. Ciò potrebbe rappresentare un rischio per i mercati finanziari, ma secondo Richard Flax, chief investment officer Moneyfarm, non c’è da farsi prendere dal panico.

“Riavvolgiamo un attimo il nastro: torniamo al 2014, quando la prima crisi in Ucraina portò all’annessione della Crimea da parte della Russia. Abbiamo dato una rapida occhiata alla reazione del mercato in quel periodo”, argomenta Flax, sottolineando che i grafici mostrano un calo delle azioni russe e nessuna risposta significativa delle azioni britanniche, europee e statunitensi.

“Guardando al tasso di cambio, possiamo vedere un po’ di debolezza del rublo durante la crisi (febbraio – marzo 2014), ma l’impatto reale sulla valuta è stato determinato dal calo del prezzo del petrolio verso la fine dell’anno. Interessante notare che il prezzo del greggio ha reagito solo marginalmente durante la crisi”, fa notare l’esperto.

Infine, Flax guarda al rendimento dei buoni del Tesoro a 10 anni degli Stati Uniti, come potenziale beneficiario di qualsiasi sentimento di avversione al rischio che sarebbe potuto scaturire dalla crisi. “Anche qui vediamo pochissime reazioni. Nel complesso, a parte le azioni russe, l’impatto complessivo sui mercati finanziari sembra essere stato piuttosto contenuto”, chiarisce.

Questo vuol dire che un eventuale recrudescenza della crisi non deve preoccupare? “Negli ultimi anni i rischi geopolitici non hanno condizionato  più di tanto i mercati finanziari globali – spiega l’esperto -. I mercati azionari sono generalmente cresciuti nonostante una lunga lista di potenziali preoccupazioni, o titoli: ‘Russia’, ‘Siria’, ‘Iran/Medio Oriente’, ‘Cina/Taiwan’, ‘Nuova Guerra Fredda’, ‘Corea del Nord’ ecc. Nessuna di queste questioni può considerarsi risolta, ma i mercati finanziari sembrano credere che uno scenario molto negativo in questi teatri sia improbabile o, forse, che la molta liquidità in circolo prevalga su tutte le altre considerazioni”.

Naturalmente, Flax precisa che lo scenario del 2014 potrebbe non ripetersi per filo e per segno oggi. “Si potrebbe sostenere che gli Stati Uniti stiano assumendo una posizione più attiva, già minacciando sanzioni contro la Russia e forse alzando la posta in gioco. Si potrebbe anche guardare ai prezzi del gas naturale in Europa e ipotizzare una correlazione. Prezzi del gas notevolmente più elevati potrebbero avere conseguenze economiche ampie, specialmente in un periodo dove l’Europa sta già facendo i conti con una crisi dei costi energetica”.

Dove ci porta tutto questo? “La Storia recente suggerisce che i mercati finanziari globali probabilmente non saranno eccessivamente influenzati da ciò che accadrà in Ucraina, anche in caso di una escalation tra Stati Uniti e Russia. La probabilità di un esito più negativo non è zero, ma non è il nostro caso base al momento”, conclude Flax.

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