Per Generali IP, sui mercati azionari è bene privilegiare i settori sensibili a prezzi e rendimenti più alti, in particolare quello finanziario e alcuni value, come industriali e beni strumentali
I primi giorni dell’anno sono sempre di difficile interpretazione per cercare di estrapolare una tendenza dei mercati, complici i volumi generalmente contenuti e, talvolta, le chiusure di alcuni mercati, in particolare in Asia. Presso questo però, secondo Salvatore Bruno, responsabile investimenti di Generali Investments Partners, questo inizio d’anno “sembra voler proseguire la fase di ‘risk-on’ che ha caratterizzato il 2021, con i mercati azionari principali che puntano a nuovi livelli record, sostenuti anche da tassi di interesse ancora a livelli storicamente bassi, nonostante il trend di moderato rialzo dell’ultimo mese, in particolare in Europa”.
“Quest’anno inoltre – osserva – è arrivato l’impulso dei numeri record di Tesla prima dell’apertura europea, che ha spinto soprattutto il settore automotive. E’ verosimile pensare, tuttavia, che nelle prossime settimane le dinamiche dei mercati saranno impattate soprattutto dagli sviluppi della pandemia nel mondo, con gli investitori chiamati a valutare gli effetti sul ciclo economico delle misure di restrizione sociale in diversi paesi, dipendenti a loro volta dall’andamento dei contagi, delle ospedalizzazioni e delle campagne vaccinali”.
Per Bruno, dal punto di vista più fondamentale, le dinamiche dei prezzi e l’azione delle banche centrali rappresentano ancora aspetti da monitorare attentamente; in questo senso, l’imminente pubblicazione delle minute della Fed il 5 gennaio, il dato dell’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi in Usa il 12 gennaio e i dati relativi al mercato del lavoro statunitense alla fine di questa settimana sono indubbiamente eventi da tenere d’occhio.
“In sintesi, quindi – chiarisce – ci aspettiamo episodi di volatilità in queste prime settimane dell’anno, pur in un contesto che appare, al momento, ancora favorevole agli asset di rischio.
In un quadro reso incerto dall’evoluzione della crisi pandemica, i temi fondamentali più importanti nel corso del 2022 continueranno verosimilmente ad essere le dinamiche dei prezzi nelle diverse aree, l’azione delle banche centrali, i programmi di investimento finanziati da spesa pubblica”.
Per il responsabile investimenti di Generali Investments Partners, dal punto di vista degli asset più rischiosi (azioniLe azioni sono titoli rappresentativi del capitale di una so... Leggi, corporate bond) la variabile chiave da tenere presente è la dinamica dei tassi reali (ossia i tassi d’interesse al netto dell’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi), posto che l’esperto si aspetta un’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi più persistente di quanto atteso dal mercato e, conseguentemente, tassi nominali in moderata ripresa. “Se le banche centrali nella loro azione di contrasto all’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi riescono a stabilizzare il percorso dei tassi reali – precisa -, è ragionevole aspettarsi che gli attivi rischiosi continuino a beneficiare anche nel 2022 dei fondamentali che appaiono ancora robusti”.
Conseguentemente, a detta di Bruno, sui mercati azionari è bene privilegiare i settori sensibili a prezzi e a rendimenti più alti, in particolare il settore finanziario e alcuni settori cosiddetti value, come gli industriali e i beni strumentali che hanno sottoperformato i titoli growth nel corso del 2021.
“Rimangono valide – conclude l’esperto -, tematiche come la transizione energetica, la digitalizzazione e la mobilità sostenibile, che rappresentano l’obiettivo principale di diversi programmi di spesa pubblica sia in Europa che negli Stati Uniti. Naturalmente una persistenza della crisi pandemica, che al momento non appare lo scenario di base, modificherebbe radicalmente lo scenario, con le banche centrali costrette a rivedere i loro programmi di progressivo rientro dalle politiche espansive per supportare un ciclo economico nuovamente in difficoltà”.