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Mercati tra Russia e inflazione: è davvero tutto già prezzato?

Per Federated Hermes, gli investitori dovranno valutare sia il tema che ruota intorno ai prezzi sia quello che riguarda il cosiddetto rischio di sicurezza

Mentre si avvicina la conclusione della stagione degli utili, le fluttuazioni sui principali mercati azionari continuano ad essere guidate essenzialmente da due temi chiave: inflazione e Russia.

Due questioni che hanno zavorrato pesantemente l’andamento dei mercati: basti pensare che solo il Ftse100, che è un indice sostenuto da un settore energetico relativamente sovrappesato, è riuscito a registrare un rendimento mensile positivo di recente.

“Se da un lato le prospettive non si sono schiarite più di tanto su nessuno dei due fronti, dall’altro ci sono state fasi di tregua”, osserva Geir Lode, head of global equities per la divisione internazionale di Federated Hermes. Nonostante l’intonazione hawkish nei verbali del Fomc di qualche giorno fa, che per l’esperto potrebbe essere sintetizzato in un “un aumento più rapido dei tassi probabilmente giustificato ed una significativa riduzione del bilancio probabilmente appropriata”, i mercati hanno reagito positivamente. “Questo perché era già stata prezzata una svolta molto hawkish”, spiega. 

“Mentre le notizie sul fronte russo continuano a susseguirsi, gli investitori dovranno valutare attentamente sia il tema che ruota intorno all’inflazione che quello che riguarda il cosiddetto rischio di sicurezza già prezzato, così come la reale affidabilità di qualsiasi messaggio politico, per poter evitare qualsiasi inutile trading impulsivo”, avverte quindi Lode.

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