Per WisdomTree, cinque driver principali stanno muovendo le diverse asset class. E tre in particolare sono pronte a beneficiarne
Novembre si sta rivelando un mese ricco di eventi sui mercati. Cinque i driver principali dei movimenti nelle asset class, secondo Mobeen Tahir, associate director research di WisdomTree. Innanzitutto, la scomparsa dell’incertezza legata all’esito delle elezioni statunitensi che ha calmato i nervi dei mercati. L’indice di volatilità Cboe, come fa notare l’esperto, è sceso a circa 23 punti dal recente picco di oltre 40 in ottobre.
Poi, i promettenti risultati dei test sui vaccini di Moderna, Pfizer e BioNTech, che danno ai mercati la speranza di un ritorno alla ‘normalità’ nel 2021, e il 14° piano quinquennale annunciato di recente dalla Cina per il periodo 2021-2025, che pone un rinnovato accento sulla scienza e la tecnologia come forze che guideranno la prossima fase di crescita del Paese. Importante anche, dopo otto anni di negoziati, l’ok dei leader di 15 paesi dell’Asia e del Pacifico, tra cui Cina, Giappone e Australia, all’accordo commerciale che apre la strada a una maggiore cooperazione economica. E infine i casi di Covid che continuano a crescere in molti Paesi e i mercati che si stanno preparando a un altro calo delle attività economiche nel quarto trimestre prima che le cose tornino a migliorare, in particolare per l’Europa, dove i lockdown sono diventati più rigidi.
Queste macro-forze sono alla base di alcuni movimenti chiave del mercato, secondo Tahir, che parte dall’azionario Usa. “I settori in difficoltà a causa della pandemia hanno realizzato i maggiori guadagni finora registrati a novembre a causa della ‘ripresa economica’ del commercio – spiega -. All’interno dell’indice S&P 500, i maggiori guadagni sono stati ottenuti dal settore energetico, grazie al miglioramento delle prospettive dei prezzi del petrolio; da quello finanziario, grazie a migliori condizioni di credito con la ripresa dell’economia; e da quello industriale, grazie alle aspettative di ripresa della domanda”.
Passando all’azionario cinese, per l‘esperto i mercati cinesi sono stati sostenuti da una combinazione di tre fattori: i robusti dati economici del terzo trimestre, il nuovo piano quinquennale e il nuovo accordo commerciale dei paesi dell’Asia-Pacifico. “La recente forza dei titoli cinesi ha interessato anche le azioniLe azioni sono titoli rappresentativi del capitale di una so... Leggi dei mercati emergenti, per via del peso della Cina negli indici EM – sottolinea -. I titoli dell’Asia-Pacifico, già stimolati da una seconda ondata relativamente meno pervasiva di Covid nella regione rispetto all’Europa, sono stati ulteriormente spinti dall’operazione commerciale”.
Infine i metalli industriali. “L’attenzione della Cina a indurre la crescita attraverso l’innovazione tecnologica è di buon auspicio per le materie prime necessarie a soddisfare le sue aspirazioni, ovvero i metalli industriali – assicura , secondo Tahir -. Ad esempio, la Repubblica Popolare rappresenta più della metà della domanda globale di rame e, da giugno, importa il metallo di base a livelli significativamente più elevati rispetto ai 5 anni precedenti. Di conseguenza, i prezzi del rame hanno registrato forti guadagni”.
Insomma, mentre i venti contrari dovuti all’aumento dei casi di Covid tengono a freno il rally, Tahir non ha dubbi ed evidenzia come i venti favorevoli agli asset rischiosi siano stati in genere più forti a novembre.