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Non solo tech: il portafoglio azionario del 2021

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Per Schroders, il prossimo anno la ripresa riguarderà una gamma di settori più vasta che comprenderà anche i ciclici, come energia, materiali e industria

L’azionario globale non è economico al momento, ma per Alex Tedder, head of global and thematic equities di Schroders, le valutazioni sono ancora ragionevoli. Considerando poi la portata della pandemia, i titoli azionari hanno performato sorprendentemente bene nel 2020 e per l’esperto continueranno a farlo nel 2021. “Prevediamo che la ripresa riguarderà una gamma di settori più vasta, rispetto agli ultimi 12 mesi”, assicura, evidenziando come gli investimenti tematici saranno ancora più importanti nel post-Covid.

Titoli tech, nessuna bolla all’orizzonte

Il rally nel 2020 è stato guidato da un numero esiguo di titoli tech, i cosiddetti Famag, che sono diventati i ‘lockdown leader’. Le piattaforme tecnologiche delle mega-cap rappresentano ora un quarto dell’intera capitalizzazione di mercato dell’S&P 500 (questi titoli hanno eclissato il 25% dell’indice il 21 agosto 2020 e sono rimasti tali per il resto del mese). Questo livello di concentrazione ha inevitabilmente innescato il paragone con la ‘bolla internet’ del 1999. Ma, secondo Tedder, tale parallelismo è errato. “In primo luogo – spiega -, la bolla tech del 1999 è stata guidata dall’esuberanza degli investitori in riferimento a tutto ciò che aveva a che fare con la tecnologia, indipendentemente dai profitti o addirittura dalle entrate. Mentre il settore tecnologico nel 2020, e in particolare le piattaforme più grandi, hanno prodotto una crescita eccezionale dei ricavi e dei guadagni che, secondo noi, continuerà probabilmente anche nel 2021 e oltre. In secondo luogo, l’attuale grado di concentrazione del mercato azionario non è insolito. Negli anni ’60 e ’70 l’S&P500 era dominato da un numero altrettanto ridotto di società molto grandi come AT&T, Exxon, Ge e Gm”.

Il Covid-19 ha chiaramente accelerato l’adozione di nuove tecnologie come l’e-commerce e il telelavoro. Questi cambiamenti nel comportamento delle aziende e dei consumatori continueranno probabilmente anche dopo la pandemia. Per questo l’esperto è convinto che la tecnologia continuerà a rappresentare un terreno fertile per gli investitori anche nei prossimi anni. “Il rischio maggiore per il settore verrà probabilmente dalla regolamentazione, piuttosto che da una rapida diminuzione del tasso di crescita sottostante”, sottolinea.

Nel 2021 la ripresa sarà più vasta

Nel corso del 2020, gli investitori hanno affollato i segmenti più sicuri a causa dell’incertezza, rifugiandosi su titoli growth e difensivi come quelli tecnologici. Tuttavia, gli annunci di novembre sullo sviluppo di diversi vaccini contro il Covid-19 hanno dato agli investitori un incentivo a pensare alla ‘normalizzazione’e alla ripresa economica nel 2021 e nel 2022. “Gli investitori hanno iniziato a guardare al potenziale di crescita dei ricavi e dei guadagni in molte aree poco battute che hanno sofferto durante la pandemia – prosegue Tedder -. Le più evidenti sono quelle che sono state effettivamente chiuse, come alberghi, ristoranti, società nel comparto del tempo libero e compagnie di viaggi. Sembra altamente plausibile che, quando la ripresa prenderà piede, molte di queste imprese vedranno un forte rimbalzo”.

Inoltre, a detta dell’esperto, le aspettative in settori ciclici come energia, materiali o industria sono basse e meritano attenzione. È chiaro che ci sono grandi sfide strutturali (come la transizione energetica) che continueranno a influenzare in modo significativo molte aziende in questi settori anche in futuro. “Ci aspettiamo di vedere un notevole ampliamento del mercato nel 2021 – assicura -. Il settore tech può ancora performare bene, ma alcune delle aree meno amate potrebbero fare ancora meglio. Non tutte le società petrolifere, di materie prime o industriali scambiate a livelli attraenti offrono un buon rapporto qualità-prezzo, e nemmeno tutte le banche o le compagnie assicurative. Ci sarà probabilmente una sostanziale dispersione in ogni settore e la selezione dei titoli resterà molto importante”.

A livello regionale, secondo l’esperto di Schroders saranno Europa e Giappone a vedere gli utili crescere maggiormente nel 2021 e forse anche nel 2022. “L’economia cinese è già in fase di ripresa e sta guidando una potente dinamica di ripresa in tutta l’Asia. Gli Usa resteranno un mercato azionario altamente difensivo. Tuttavia, sebbene il ‘flight to safety’ abbia portato a notevoli flussi verso gli Stati Uniti, via via che la ripresa si consoliderà riteniamo che tale tendenza potrebbe invertirsi e i capitali potrebbero iniziare a spostarsi altrove”, afferma.

Gli investimenti tematici saranno ancora più importanti nel post-Covid

Discostandoci dalla crisi da Covid, molti condivideranno l’idea che ci sono un piccolo numero di trend sostanziali e innegabili che hanno il potenziale per impattare sul modo in cui viviamo, lavoriamo, socializziamo e interagiamo. Alcuni di questi non sono nuovi, come il cambiamento climatico, l’innovazione sanitaria, l’urbanizzazione, l’automazione e la digitalizzazione. Altri invece, come sostenibilità, fornitura di acqua e cibo e cambiamento degli stili di vita, stanno emergendo come aree di cambiamento importanti e urgenti. “I denominatori comuni a tutti i megatrend sono due – chiarisce Tedder -. In primo luogo, stanno diventando tutti rapidamente più rilevanti, in quanto l’umanità consuma una proporzione sempre maggiore delle risorse della Terra. In secondo luogo, la sfida posta da questi trend ha portato a un’accelerazione dell’innovazione, che sta guidando una trasformazione tecnologica praticamente in ogni settore e gruppo industriale”.

È questa dinamica dell’innovazione che secondo l’esperto crea una forte motivazione per un approccio tematico agli investimenti. “Se avremo ragione sui temi, e saremo coerenti nel nostro approccio alla loro valutazione, allora con ogni probabilità l’esposizione ad almeno uno di essi potrebbe essere altamente incrementale rispetto ad un portafoglio azionario più tradizionale basato sugli indici. Dato che molti dei temi comprendono diversi settori e industrie, vi è anche un’alta probabilità che l’allocazione ad essi possa migliorare il profilo di rischio/rendimento complessivo di un portafoglio nel tempo”, conclude.

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