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Obbligazionario, un nuovo anno senza cuscinetti

Per Natixis Im, meglio puntare l’attenzione verso le emissioni più legate agli spread: high yield, debito emergente e prestiti

“Per capire come il mercato obbligazionario si comporteranno nel 2022 è utile prendere in considerazione alcuni elementi su base storica. I cicli di default tendono a modificarsi dopo circa 4 o 5 anni dall’iniziale aumento dei tassi della Fed nell’ambito di una fase di politica restrittiva.  E i default accelerano circa 1 o 2 anni dopo il picco raggiunto dai tassi dei Fed Funds”. Ne sono convinti Jack Janasiewicz e Garrett Melson di Natixis Investment Managers Solutions, secondo cui tale dato evidenzia quindi come il ciclo di default sia ancora lontano in questo momento. 

Per i due esperti occorre inoltre ricordare anche come i primi default si verificano in ritardo rispetto all’iniziale irrigidimento delle condizioni finanziarie. Secondo i dati che emergono dal Senior Loan Officer Survey della Federal Reserve, che riflettono le attuali condizioni finanziarie, i segnali di inasprimento sui prestiti concessi dalle banche commerciali non sono per adesso imminenti, scongiurando così di fatto il pericolo di bandiera rossa. 

“Il proverbiale ‘muro delle scadenze’ dei mercati del credito resta quindi ben gestito, visto che le aziende continuano ad allungare le scadenze dei prestiti ottenuti fino al 2025 – affermano i due esperti -. Nel segmento del corporate americano, le società continuano a far traslare i costi più elevati in molti casi, con la crescita dei prezzi alla produzione che è stata più lenta rispetto a quella delle entrate. I margini di profitto sono sorprendentemente al rialzo e la crescita superiore a quella di mercato, assieme ad un’inflazione modesta, dovrebbe dare grande sostegno ai fondamentali del credito, mentre i ricavi continuano ad aumentare. Le aziende hanno mostrato anche capacità nel preservare il proprio potere d’acquisto e, grazie anche ai bassi tassi fissi di finanziamento, il contesto del mercato del credito sembra ben sostenuto guardando al 2022”.

Nonostante questo, a detta di Janasiewicz e Melson, gli ostacoli che il mercato obbligazionario potrebbe incontrare derivano dall’assenza di cuscinetti adeguati: sono infatti poche le opportunità di compressione dello spread in grado di assorbire qualsiasi movimento al rialzo del tasso privo di rischio. 

Quali sono le conseguenze di tutto ciò? “I Treasury statunitensi offrono ancora la tradizionale compensazione del rischio azionario – affermano i due esperti -. Tuttavia, l’aumento dei tassi potrebbe rivelarsi il catalizzatore per una scossa al mercato azionario ad un certo punto nel corso del 2022. Il mercato investment grade si rivelerà ancora più impegnativo, dato che gli spread hanno poco spazio per restringersi ulteriormente e sono destinati probabilmente ad allargarsi in un contesto di risk off. Inoltre, i rendimenti si muoveranno probabilmente in tandem con qualsiasi rivalutazione dei Treasury”. 

Di conseguenza occorre quindi puntare l’attenzione verso quelle emissioni più legate agli spread: high yield, debito dei mercati emergenti e prestiti. “Dato il contesto economico che abbiamo delineato, unito alle prospettive limitate di inadempienze, consideriamo i prestiti più attraenti rispetto all’high yield, data la componente di durata”, aggiungono Janasiewicz e Melson.

E i mercati emergenti? “Vedremo se avremo una storia di crescita globale risincronizzata nella seconda metà dell’anno. Se ciò dovesse accadere, il debito dei mercati emergenti potrebbe avere il suo momento di gloria. Ma per ora rappresenta più un elemento per bilanciare le esposizioni sui Treasury e sui prestiti in grado di generare un beneficio per i portafogli”, precisano.

Indipendentemente da ciò, secondo i due esperti il mercato obbligazionario ancora una volta non sarà il più facile da navigare per gli investitori l’anno prossimo. “Anche le prospettive generali e poco stimolanti del 2022 avranno un peso: aspettiamoci una volatilità degli spread con l’incertezza della politica monetaria che li accompagna, insieme ad un modesto movimento verso l’alto dei tassi. Sempre la solita storia…”, concludono.

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