Per Ubp, l’oro correrà ancora e la correzione è un’ottima occasione per concentrarsi sul settore dell’estrazione aurifera che dovrebbe beneficiare di molteplici driver di performance
L’oro non si fermerà ed eventuali battute d’arresto possono trasformarsi in ottime occasioni per gli investitori. Nonostante la correzione avvenuta nelle scorse settimane, infatti, secondo Norman Villamin e Peter Kinsella, rispettivamente cio wealth management e global head of forex strategy di Union Bancaire Privée, il metallo giallo sta attraversando un prolungato ciclo rialzista che dovrebbe riprendere slancio nel quadro dell’attuazione di nuove misure di stimolo a inizio 2021.
“La pausa offre agli investitori l’opportunità non solo di continuare a costruire posizioni sul metallo fisico dopo il forte rally dai minimi di marzo 2020, ma anche di tornare a concentrarsi sul settore dell’estrazione aurifera che dovrebbe beneficiare di molteplici driver di performance tra cui l’aumento del prezzo dell’oro”, assicurano.
In particolare, stando ai due esperti, il mercato orso dell’oro del periodo 2012-18 ha innescato non solo un consolidamento ma anche una trasformazione del settore. Questo ha determinato un calo dei costi di produzione da un massimo di usd 1.200/oncia nel 2013-14 ai circa usd 900/oncia attuali, oltre il 50% in meno del prezzo spot corrente.
Tale evoluzione è stata sostenuta dalla flessione di lungo periodo del prezzo dell’energia iniziata nel 2014, quando l’Arabia Saudita ha dato inizio alla prima delle due guerre dei prezzi per contenere la produzione dei produttori di greggio ad alto costo. “Con l’Arabia Saudita che continua a portare avanti i suoi sforzi su questo fronte e la prospettiva del movimento ‘green’ che spinge la domanda al ribasso – osservano Villamin e Kinsella -, il contenimento dei costi energetici dovrebbe continuare ad interessare questo segmento in futuro, in netto contrasto con il mercato toro dell’oro del 2000-2008 che è coinciso con il rally del petrolio durante il quale il greggio è passato da usd 20/barile al picco di usd 140/barile”.
E così, con la combinazione di aumento dei prezzi dell’oro e riduzione dei costi dell’energia, i margini del settore hanno già raggiunto i livelli visti in occasione dei picchi precedenti: la sola espansione dei margini ha spinto la crescita degli utili del settore a un ritmo superiore a quello registrato all’apice del rally del 2000-2011.
Ciononostante, secondo i due esperti nei prossimi trimestri dovremmo assistere a un ulteriore catalizzatore degli utili. Il settore estrattivo è stato particolarmente colpito dal lockdown di inizio 2020: la chiusura delle miniere in seguito alla diffusione del Covid-19 ha comportato uno stallo della produzione, vendite limitate e una crescita modesta degli utili. Con la progressiva riapertura delle miniere tra fine luglio e agosto, la prossima tornata di trimestrali dovrebbe consentire alla crescita dei volumi di diventare driver della prossima espansione degli utili del settore nei trimestri a venire, assieme ai margini ampi e ai prezzi elevati.
“Oltre alla ripresa della produzione, gli investitori potrebbero beneficiare di altri driver degli utili di medio termine – proseguono -. Questa dinamica emergente dei costi e dei margini è il segno di un potenziale nuovo regime di free cash flow per il settore, storicamente noto nei cicli precedenti per essere un consumatore piuttosto che un generatore di liquidità. Questa generazione di cassa dovrebbe fornire flessibilità ad alcuni dei maggiori produttori del settore per continuare ad alzare i dividendi, aumentando i rendimenti totali per gli azionisti. Inoltre, poiché l’offerta derivante dalle miniere d’oro è destinata a raggiungere il suo picco e a calare progressivamente nel prossimo decennio, il free cash flow potrebbe costringere i produttori a ricorrere sempre più a fusioni e/o acquisizioni di partecipazioni in singoli progetti per consolidare e migliorare la produzione tra i giovani player del settore. A differenza delle acquisizioni dei cicli precedenti, che erano focalizzate sulle dimensioni e sulla crescita, ci aspettiamo che queste acquisizioni siano invece più piccole e concentrate su un incremento graduale degli utili”.
Effettivamente, come notano Villamin e Kinsella, in passato il comparto delle miniere d’oro nel complesso ha eroso valore per gli azionisti a causa di un impiego imprudente del capitale, di solito in prossimità del picco del lungo ciclo estrattivo, e della conseguente elevata volatilità delle azioniLe azioni sono titoli rappresentativi del capitale di una so... Leggi delle aziende del settore. “Nell’attuale mercato toro, un investitore passivo in titoli di società minerarie sarebbe riuscito a sorpassare il rialzo di oltre il 45% del prezzo dell’oro dall’inizio del 2019 e quindi a più che raddoppiare l’investimento iniziale – evidenziano -. Di conseguenza, raccomandiamo un approccio attivo e una preferenza per titoli di qualità. Le società di royalty e streaming potrebbero offrire agli investitori un punto d’ingresso relativamente meno rischioso nel settore. Tali società forniscono ai produttori d’oro i finanziamenti iniziali in cambio di una quota della produzione aurifera o dei ricavi generati nell’ambito di uno specifico progetto”.
Di norma si tratta di aziende meno esposte ai rischi operativi di un progetto poiché, a detta dei due esperti, le loro quote derivano dal flusso di ricavi piuttosto che da una parte degli utili. In questo modo, le società di royalty e streaming offrono una leva alle variazioni del prezzo dell’oro senza la leva operativa e i relativi costi di capitale e operativi, nonché i rischi di esplorazione dei produttori. In mancanza di finanziamenti, come avvenuto durante la fase ribassista del mercato dell’oro nel periodo 2011-18, le società di royalty e streaming sono in grado di selezionare i progetti più interessanti da finanziare.
“Tuttavia, dato l’attuale abbondante free cash-flow di numerose aziende minerarie, è più difficile individuare progetti promettenti cui destinare capitale e si registra anche una maggiore concorrenza, rendendo le società di royalty sempre più dipendenti dalla combinazione tra i loro progetti esistenti costruiti negli ultimi anni e l’aumento dei prezzi dei metalli per poter beneficiare della spinta degli utili”, ammettono Villamin e Kinsella, secondo cui un’altra opzione per gli investitori che entrano nel settore estrattivo è rappresentata da produttori di grandi dimensioni, ben gestiti e con un’attività diversificata. “Tali società sono favorite dell’esposizione all’aumento dei prezzi dell’oro e grazie alle dimensioni e alla longevità riescono a mitigare i rischi derivanti da un’allocazione del capitale inadeguata”, concludono.