Investi

Perché il dollaro non è più un bene rifugio

Secondo Ubp, anche se i rischi di recessione aumentano, solo nell’improbabile eventualità che si ripeta una crisi come quella del 2008-2009 il biglietto verde potrà essere ancora un rifugio. Rischi al ribasso per l’oro

Dall’inizio dell’anno, il dollaro ha sovraperformato sia le valute dei Paesi del G-10 sia quelle dei mercati emergenti, riflettendo la svolta da falco della Federal Reserve. Poiché l’inflazione ha continuato a salire, i mercati hanno prezzato un ciclo di rialzi aggressivo, a vantaggio del biglietto verse. Lo Us Dollar Index è salito di quasi il 10% e l’Usd ha raggiunto i massimi pluriennali su quasi tutte le misure di valutazione. “Storicamente – osserva ricorda Peter Kinsella, global head of Fx strategy di Union Bancaire Privée -, il dollaro tende a raggiungere un picco in concomitanza con il primo rialzo annuale dei tassi da parte della Fed e ci sono diversi indizi che fanno pensare che lo abbia raggiunto dopo il primo rialzo a marzo”.

Kinsella fa notare che, innanzitutto, l’inflazione Usa ha iniziato a rallentare, suggerendo che è improbabile che la Fed aumenti i tassi oltre le attuali proiezioni di mercato senza un ulteriore segnale di inflazione. A conferma, gli overnight index swap (OisS) hanno escluso ogni prospettiva di un rialzo dei tassi nel 2023.

“In secondo luogo – prosegue -, i rendimenti a lungo termine e le previsioni sull’inflazione breakeven sono iniziati a scendere a riprova del fatto che i mercati ritengono che l’inflazione sia una preoccupazione secondaria rispetto alle prospettive di crescita, per le quali crescono i timori”.

Di conseguenza, secondo l’esperto Ubp, un percorso di rialzo dei tassi inferiore alle attese dovrebbe impedire un ulteriore e sostenuto apprezzamento del dollaro rispetto ai livelli attuali, a meno che le prospettive di crescita non si deteriorino più rapidamente per il resto del mondo rispetto agli Stati Uniti. “Sebbene le probabilità di un rallentamento della crescita o addirittura del rischio di una vera e propria recessione stiano aumentando, ci aspettiamo che solo nell’improbabile eventualità che si ripeta una crisi come quella del 2008-2009 il dollaro possa essere ancora un bene rifugio”, puntualizza.

“Con l’allentamento della crescita Usa – prosegue -, le valute di Paesi con surplus delle partite correnti come lo yen, l’euro e il franco svizzero, dovrebbero apprezzarsi contro il dollaro. L’euro beneficerà dei prossimi rialzi dei tassi da parte della Bce, a seguito del picco di inflazione. La Bce è sensibile al fatto che la debolezza della valuta ha amplificato gli effetti dell’inflazione importata sull’Eurozona. L’euro dovrebbe inoltre beneficiare di un ritorno a tassi di deposito bassi, grazie ai rimpatri di capitale degli investitori obbligazionari”.

Kinsella sottolinea infine che lo yen giapponese tende ad apprezzarsi durante i periodi di rallentamento economico, in conseguenza del fatto che gli investitori giapponesi tendono a far rientrare i capitali. “Nei primi due trimestri si è deprezzato di quasi il 20%, quando si è verificata la correlazione di lunga data tra usd/jpy e i rendimenti dei titoli Usa a 10 anni. Con una dinamica di inflazione interna ancora bassa, il tasso di cambio reale dello jpi si è notevolmente deprezzato. Poiché i mercati escludono la prospettiva di un rialzo dei tassi della Fed nel 2023, riteniamo che l’usd/jpy possa rafforzarsi nuovamente verso 125”.

Quanto ai metalli preziosi, secondo Kinsella i rischi a breve termine per l’oro tendono leggermente al ribasso. “Con l’inizio di un rallentamento dell’inflazione e la previsione di ulteriori rialzi dei tassi, i tassi d’interesse reali aggiustati per l’inflazione potrebbero aumentare. Questo di solito rappresenta uno sviluppo negativo per l’oro”, chiarisce.

Tuttavia, per l’esperto qualsiasi movimento al ribasso dovrebbe essere limitato, a causa dei livelli persistentemente elevati di incertezza geopolitica. “I nostri modelli di fair value a lungo termine per l’oro sono allineati a prezzi di circa 2.000 dollari l’oncia. Pertanto, nei prossimi mesi non dovrebbero esserci ribassi significativi dei prezzi al di sotto dei 1.800 dollari”, conclude.

Commenta

Articoli correlati

Giappone, nel 2024 emergeranno molte opportunità 

Enzo Facchi

Da Axa Im tre Etf sugli Stati Uniti

Enzo Facchi

Cina, è ora di tornare a puntare sul Dragone

Enzo Facchi
UA-69141584-2