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Perché l’inflazione non deve far paura

calo inflazione

Per Comgest l’impennata dei prezzi negli Usa è solo temporanea. Per due motivi

L’inflazione core al momento è intorno al 4% negli Stati Uniti e per molti operatori in questo momento il mercato sta mandando un messaggio chiaro: la fiammata dei prezzi è un’anomalia transitoria e temporanea. Ne è convinto anche Christophe Nagy, gestore del fondo Comgest Growth America di Comgest, che cita a sostegno di questa tesi due motivi. Il primo consiste nel fatto che l’impennata dei prezzi deriva da eventi una tantum, come disavanzi record e altissimi tassi di risparmio nelle famiglie americane, con un tasso di risparmio intorno al 7%. “A livello di consumo c’è moltissima potenza che ha provocato un’impennata dei prezzi delle materie prime”, osserva.

Secondo motivo è che, allo stesso tempo, la forza lavoro sta scomparendo: 4 o 5 milioni di persone che dovrebbero essere nella forza lavoro non si riescono più a reperire, hanno sussidi di disoccupazione anche generosi che finiranno verso il mese di settembre, il che provoca transitoriamente una carenza di lavoratori a disposizione, che però prima o poi dovranno ritornare al lavoro. Inoltre, le riaperture, più immediate e improvvise che in Europa hanno alimentato una forte domanda per servizi come i ristoranti, gli alberghi, le compagnie aree, ma pure per i beni durevoli come le auto. 

Ma perché c’è ragione di pensare che si tratti di un fattore transitorio? “Al momento – spiega Nagy – una psicologia inflattiva sta prendendo piede: sia le aziende che le famiglie hanno cercato di anticipare investimenti e acquisti per precedere l’aspettativa di un rialzo dei prezzi. Al contrario, i prezzi più alti si traducono sul consumatore, che ora mette in sospeso i piani di acquisto importanti, come per gli elettrodomestici e le auto in famiglia. Analogamente non c’è nessuna attesa di essere remunerati di più, e nell’ultimo anno e mezzo tale aspettativa non è variata significativamente tra le famiglie statunitensi. Quando poi si domanda loro se ci si aspetta che l’inflazioni aumenti nel lungo periodo, la risposta è generalmente negativa”. 

Per Nagy se ne può dedurre che i risk-free rate attuali, che rimangono sotto l’1,5%, sono collocati al livello giusto data la natura transitoria dell’inflazione. “Ciò permette alle aziende di prendere in prestito e investire, e suggerisce che gli investitori obbligazionari non si aspettano nessun picco di crescita o inflazione. Inoltre, se dovessimo trovarci in un contesto di crescita dei costi di input, ciò beneficerebbe le aziende che hanno un elevato potere di pricing, in grado di trasferire i costi di input sulla loro clientela”, fa notare.

Il gestore evidenzia dunque come sia fondamentale per un’azienda essere in grado di resistere a vari ambienti: le aziende con una forte proprietà intellettuale, basi installate di consumatori e forti bilanci tendono ad essere in grado di far passare i prezzi in ambienti inflazionistici e di crescere in ambienti benigni. “Alphabet ha aumentato la disclosure nelle proprie attività e ha beneficiato di un forte rimbalzo nel suo core business pubblicitario – analizza -. Le entrate di Google Search sono cresciute del +28% nel primo trimestre e YouTube è cresciuto del +49%. La verticale pubblicitaria chiave di Google nel settore dei viaggi dovrebbe continuare a vedere un sostegno per tutto l’anno. Nel frattempo, la performance Cloud dell’azienda (+46%) è stata un po’ deludente rispetto ai concorrenti, ma il forte backlog e le significative vittorie recenti (tra cui LVMH) ci portano ad aspettarci buone cose a venire”.

“La performance di Eli Lilly – prosegue – non ha riguardato tanto i risultati trimestrali, ancora molto guidati dal suo blockbuster GLP-1 Trulicity, usato nel trattamento del diabete, quanto i successi di due farmaci promettenti nella sua pipeline. Uno è Tirzepatide, un farmaco di nuova generazione per il trattamento del diabete: i suoi risultati di Fase 3 hanno dimostrato un controllo dello zucchero e una perdita di peso senza pari. Nel frattempo, i migliori risultati di Fase 2 di Donanemab hanno offerto speranza nel trattamento del morbo di Alzheimer proprio quando la rivale Biogen ha ricevuto il via libera dalla Fda per un farmaco simile, aumentando le possibilità di successo di Eli Lilly”.

Nagy cita poi anche Avery Dennison, il leader negli adesivi per etichette e nelle etichette Rfid (identificazione a radiofrequenza), che ha battuto le aspettative grazie a una ripresa più rapida del previsto. “Questo – precisa – ha portato a una forte crescita organica in tutti i segmenti, a margini record e a miglioramenti concreti nella guidance del 2021 per la crescita organica e il free cash flow. Il gruppo sta aumentando i prezzi in tutto il suo portafoglio per compensare i costi di input più elevati e sta aumentando gli investimenti nel suo segmento Rfid ad alta crescita”.

Insomma, per il gestore la ripresa globale continuerà a svolgersi a un ritmo irregolare. Come tale, ci vorrà del tempo per vedere quali dei cambiamenti guidati dal Covid-19 saranno duraturi e quali saranno transitori. “Un argomento chiave all’orizzonte per gli investitori è la regolamentazione globale, in particolare per le grandi aziende tecnologiche – conclude -. Mentre abbiamo visto un accordo fiscale cooperativo con il G7 che stabilisce una ‘soglia’ del 15% per l’imposta sulle società, i regolamenti antimonopolistici sono ancora in fase di elaborazione e discussione a livello locale”.

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