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Petrolio, il prezzo è destinato a salire ancora

Per Vontobel lo scenario è estremamente rialzista per i future. E il barile è destinato a crescere fino a quota 75 dollari nel terzo trimestre e a rimanerci per un po’

Il petrolio è destinato ad aumentare. Settimana scorsa l’Opec+ ha sorpreso ancora una volta i mercati mantenendo le sue quote di produzione invariate per aprile, contro le aspettative di consenso per un aumento di 1,5 milioni di barili al giorno. L’Arabia Saudita è riuscita ancora una volta a mantenere la disciplina di produzione tra i membri del cartello e anche la Russia, membro non Opec, mostra pieno impegno nelle politiche attuali.

“Lo stoccaggio globale di petrolio in eccesso è probabilmente ancora sopra i 100 milioni di barili – afferma Michel Salden, head of commodities di Vontobel -, ma la decisione di settimana scorsa dell’Opec accelererà la riduzione delle scorte di petrolio alle medie a 5 anni. Data l’attuale situazione di sotto-offerta, le scorte globali di petrolio si stanno riducendo di 2 milioni di barili al giorno e molto probabilmente, tutte le scorte in eccesso saranno esaurite entro giugno di quest’anno. Questa riduzione è accompagnata da una forte ripresa della domanda nel secondo trimestre, quando gli effetti della vaccinazione sulla mobilità diventeranno visibili”. 

Per l’esperto questo rappresenta il sweet spot Opec per creare tensione nel mercato e guidare le curve del petrolio. “Entro la fine dell’anno 2021 – osserva Salden -, è probabile che vedremo una completa normalizzazione ai livelli di domanda di petrolio del 2019 (100 mbpd contro gli attuali 94 mbpd oggi), il che implica una delle più ripide accelerazioni della domanda di petrolio mai registrate nella storia. Se questo scenario si verificherà, le curve del petrolio si sposteranno ancora più in profondità in backwardation, il che spingerà i prezzi spot più in alto con depressione dei prezzi del petrolio a più lunga scadenza. Questo smorzerà il rimbalzo della produzione di greggio a lungo termine da parte dei produttori non Opec, dato che i prezzi del petrolio a lunga scadenza sono più bassi di circa 10-12 dollari rispetto al mercato spot. Questo significa che, attraverso la gestione della curva, l’Opec rende più difficile per le major del petrolio e i produttori di scisto la copertura di prezzi di produzione redditizi”.

Secondo l’esperto Vontobel, le dichiarazioni dell’Arabia Saudita rivelano che non hanno detto s’ ad un aumento perché sono fiduciosi di essersi posizionati per aumentare significativamente la quota di mercato nei prossimi mesi. “Pertanto – sottolinea -, la loro posizione non è dovuta a dubbi sulla debolezza della domanda o a timori di un ritorno dello shale oil. La crescita della produzione non Opec è su un percorso di declino strutturale da quando le major petrolifere occidentali sentono la pressione dei loro stakeholder focalizzati sull’Esg. L’aumento dei prezzi del petrolio è normalmente una buona notizia per i produttori americani di shale, ma questa volta gli alti costi di finanziamento e l’incertezza politica stanno ostacolando qualsiasi crescita della produzione quest’anno”.

Nel complesso, stando a Salden questo scenario è estremamente rialzista per i future sul greggio. “I prezzi sono destinati a crescere fino a 75 usd nel terzo trimestre e a rimanerci per un po’. Ancora più importante è il fatto che la backwardation del petrolio è vicino al 10% su base annua, rendendolo una delle coperture inflazionistiche a più alto rendimento. Alla luce delle recenti turbolenze del mercato dei Treasury statunitensi dovute all’aumento delle aspettative d’inflazione, le coperture d’inflazione che si trovano nell’esposizione alle materie prime saranno probabilmente molto richieste ora e nei prossimi mesi”, conclude.

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