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Petrolio sulle montagne russe anche nel 2023

Per Leverage Shares è in atto un crollo, e un successivo breakout al rialzo sembra altamente probabile, con un obiettivo di 96 dollari nel medio termine

Dopo un 2022 turbolento, caratterizzato da limitazioni alle forniture a seguito della guerra in Ucraina, dal rallentamento della domanda da parte della Cina, primo importatore mondiale di greggio, e dai crescenti timori per la crescita economica globale, per il petrolio si preannuncia un altro anno complicato. Secondo Violeta Todorova, senior research analyst di Leverage Shares, i prezzi sono infatti destinati a vivere altri 12 mesi di volatilità, con l’indebolimento delle prospettive economiche globali e l’andamento delle infezioni da Covid-19 in Cina che minacciano la crescita della domanda e compensano l’impatto della carenza di offerta causata dalle sanzioni alla Russia.

“Il mercato petrolifero si mantiene stabile nonostante il deterioramento delle prospettive globali – spiega l’analista -, per via dei crescenti timori di recessione per l’economia mondiale nella prima parte dell’anno, a causa degli effetti dell’inflazione elevata e dell’aumento dei tassi di interesse. La domanda di petrolio potrebbe quindi crescere nella seconda metà del 2023, grazie all’allentamento delle restrizioni Covid-19 in Cina e all’adozione da parte delle banche centrali mondiali di un atteggiamento meno aggressivo sui tassi di interesse”.

Il greggio, come ricorda la Todorova, ha registrato un’impennata nel marzo 2022, con il Brent che ha raggiunto 139,13 dollari e il WTI 130,50 dollari al barile, i massimi dal 2008, dopo che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha alterato i flussi globali di greggio. I prezzi si sono rapidamente raffreddati nella seconda metà del 2022, quando le banche centrali hanno aumentato i tassi di interesse e si sono intensificati i timori di recessione. “Mentre l’aumento dei viaggi per le vacanze di fine anno e il divieto di vendita di greggio e prodotti petroliferi imposto dalla Russia hanno sostenuto i prezzi del greggio, la scarsità dell’offerta sarà compensata dal calo del consumo di carburante dovuto al deterioramento del contesto economico nel 2023”, precisa.

Sebbene l’analista si aspetti che la Cina si riprenda nel 2023, la recente impennata dei casi di Covid ha raffreddato le speranze di una spinta immediata all’acquisto di barili. “Il governo cinese – sottolinea – ha aumentato le quote di esportazione di prodotti petroliferi raffinati nel primo lotto per il 2023. L’aumento delle quote di esportazione è probabilmente legato alle aspettative di una scarsa domanda interna, dato che la Cina continua a combattere contro il Covid. Le prospettive sul greggio restano molto incerte e i prezzi del petrolio rimarranno probabilmente volatili nel corso dell’anno. Le prospettive economiche globali giocheranno probabilmente un ruolo molto più importante nel determinare il prezzo del petrolio, rispetto alle decisioni di produzione dell’Opec+”.

Mentre è ancora in corso il declino dal picco di marzo 2022, nell’ultimo mese il prezzo del petrolio Wti ha stabilito un trading range tra i 70 e gli 83 dollari, che a detta della Todorova probabilmente fa parte di un processo di costruzione di una base, secondo i principi dell’analisi tecnica. “Non vediamo catalizzatori imminenti per un breakout nel breve termine ed è probabile che continui il consolidamento del greggio nel mese a venire. Tuttavia, riteniamo che sia in atto un crollo e che un successivo breakout al rialzo sia altamente probabile, con un obiettivo di 96 dollari nel medio termine”, conclude. 

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