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Pil Italia in rialzo. Ma quanto durerà?

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L’Istat ha rivisto al rialzo il Pil del secondo trimestre. Ing sottolinea che il motore principale è stato il consumo privato. Una spinta destinata ad evaporare nel corso della seconda metà dell’anno

L’Istat ha rivisto al rialzo le stime sul Pil dell’Italia nel secondo trimestre 2022, che è aumentato dell’1,1% rispetto al trimestre precedente e del 4,7% sul secondo trimestre 2021. La crescita congiunturale del Pil diffusa a fine luglio era dell’1% e quella tendenziale del 4,6%.

“Ciò conferma che nel 2° trimestre del 2022 il Pil italiano è tornato ai livelli pre-Covid. Il lato dell’offerta ha confermato una solida crescita del valore aggiunto sia nell’industria che nei servizi, ma una contrazione nell’agricoltura”, commenta Paolo Pezzoli, senior economist di Ing.

I consumi privati sono stati il driver principale del Pil italiano

L’economista Ing fa notare che la parte più interessante del comunicato dell’Istat è la scomposizione delle componenti di domanda, non disponibile al momento della stima preliminare. “Questa mostra – spiega – che il principale motore della forte crescita del Pil dell’1,1% sono stati i consumi privati (contributo dell’1,5%), seguiti a distanza dagli investimenti fissi lordi (contributo dello 0,4%), mentre la spesa pubblica (contributo del -0,2%), le scorte (contributo del -0,3%) e le esportazioni nette (contributo del -0,2%) hanno agito da freno”.

Un temporaneo effetto riapertura temporanea, favorito dalla ripresa del turismo

Cosa c’è dietro una così forte ripresa dei consumi? Per Pezzoli, molto probabilmente il dispiegarsi di un effetto riapertura, coinciso con la rimozione degli ultimi vincoli legati alla pandemia di Covid. “Ciò – chiarisce – si è tradotto in una ripresa dei consumi sia di beni (come suggerito dalle solide vendite al dettaglio) sia di servizi, questi ultimi probabilmente favoriti da una buona ripresa dei flussi turistici nazionali e internazionali. Ciò è avvenuto nonostante la forte accelerazione dell’inflazione al consumo, che ha esercitato una pressione crescente sui redditi disponibili reali e che probabilmente sarà decisiva nel corso del secondo semestre del 2022”.

Un forte rallentamento già nel terzo trimestre sembra destinato a diventare recessione nel quarto

La domanda che ci si pone ora è fino a che punto questa situazione possa continuare. “Riteniamo che i buoni risultati del secondo trimestre non saranno confermati e che un forte rallentamento inizierà già nel terzo trimestre 2022, prima di una recessione nel quarto – afferma l’economista. -. Per quanto riguarda il terzo trimestre, prevediamo ancora che una contrazione del Pil possa essere evitata, sia pur di poco. L’aneddotica indica il proseguimento della forte stagione turistica per tutta l’estate, con dati solidi sul mercato del lavoro (il tasso di disoccupazione è sceso al 7,9% a luglio, quando l’occupazione si è contratta solo marginalmente) che aiutano temporaneamente le famiglie a resistere allo shock inflazionistico. Tuttavia, i dati sulla fiducia delle imprese durante l’estate hanno chiaramente indicato un continuo deterioramento, più marcato nel settore manifatturiero”. 

Per Pezzoli, l’industria sarà probabilmente un freno alla crescita nel terzo trimestre, lasciando ai servizi l’onere della crescita. “Più avanti, poiché l’effetto di riapertura svanirà, con un’inflazione destinata a rimanere vicina ai livelli attuali fino alla fine dell’anno, ci aspettiamo che i consumi si trasformino in un freno alla crescita già nel quarto trimestre, causando una contrazione del Pil.

Dopo la pubblicazione di oggi, la crescita del Pil acquisita del 2022 è del 3,5%. Confermiamo la nostra previsione di crescita media del Pil al 3,3% nel 2022 e prevediamo un forte rallentamento allo 0,2% nel 2023”, conclude.

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