Per Pimco la crescita del settore sarà superiore al trend e offrirà molte opportunità. Ma gli investitori dovranno tenere d’occhio alcuni rischi
I semiconduttori alimentano tutto, dalle automobili all’elettronica di consumo, come pc, console e smartphone. La recente carenza di questa preziosa risorsa ha implicazioni significative per i prezzi al consumo, gli utili delle aziende, l’occupazione, l’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi e persino la sicurezza nazionale. E anche se il collo di bottiglia dei chip si allenterà un po’ nella seconda metà dell’anno, in particolare per le aziende automobilistiche, secondo Geraldine Sundstrom, portfolio manager asset allocation di Pimco, una domanda più elevata di semiconduttori è destinata a rimanere. “Nel lungo termine, ci aspettiamo un superciclo dei semiconduttori con una domanda continua da fonti tradizionali, come l’elettronica di consumo, integrata da una domanda crescente da fonti più recenti, come l’utilizzo di chip nel campo dell’intelligenza artificiale”, assicura.
Due i fattori chiave che a detta della portfolio manager stanno guidando la carenza globale di chip: un’interruzione causata dal Covid-19 delle dinamiche di domanda e offerta e le tensioni geopolitiche in corso tra Stati Uniti e Cina.
“La domanda di elettronica di consumo – spiega – è aumentata durante la pandemia, poiché milioni di persone sono state costrette a lavorare e studiare da casa. Le spedizioni globali di pc sono cresciute del 10,7% nel Q4 2020 e del 4,8% per l’intero anno, con 275 milioni di unità spedite nel 2020, la crescita più alta degli ultimi 10 anni. Allo stesso tempo, la domanda di chip automobilistici è diminuita in quanto gli ordini di nuove auto sono scesi nella prima metà del 2020. Le fonderie di semiconduttori hanno spostato la capacità verso i prodotti di consumo, che tendono ad essere più sofisticati e offrono margini migliori. Questo ha portato a una carenza di capacità per la produzione di chip industriali. Quando la domanda del settore automobilistico è rimbalzata nella seconda metà del 2020, le aziende automobilistiche non potevano averne abbastanza”.
Inoltre la Sundstrom fa notare che la maggior parte dei produttori di chip cinesi si affida a software e macchinari statunitensi per fabbricare semiconduttori. “A seguito dell’imposizione di restrizioni governative statunitensi sulle esportazioni di tecnologia in Cina nel 2019 – argomenta -, le aziende cinesi hanno iniziato ad accumulare scorte di chip, contribuendo alla carenza. Le importazioni cinesi di semiconduttori sono aumentate del 14,6% su base annua nel 2020 a 350 miliardi di dollari Usa, o il 2,4% del Pil, mentre i suoi investimenti in tecnologia e R&S sono cresciuti dall’1,2% del Pil nel 2019 all’1,5% del Pil nel 2020. Inoltre, le tensioni geopolitiche hanno influenzato l’appetito delle aziende tecnologiche globali a investire. Questo si è aggiunto alla carenza perché solo una manciata di fonderie avanzate può sostenere l’impennata della domanda di semiconduttori. Oltre l’83% delle entrate globali delle fonderie è generato da aziende con sede a Taiwan e in Corea del Sud, e la concentrazione è ancora peggiore per i chip all’avanguardia. Il modello ‘just-in-time’ funziona meglio in un ambiente di domanda e offerta stabile. Ora, i produttori cinesi e persino globali potrebbero dover considerare un modello ‘just-in-case’ data l’incertezza dell’offerta, in parte legata all’accesso alla tecnologia statunitense”.
Come risultato della carenza globale di chip, la portfolio manager chiarisce di aver osservato una pressione inflazionistica nei prezzi dell’hardware informatico, che potrebbe essere un fenomeno a lungo termine e creare una maggiore barriera all’entrata per il settore dei semiconduttori, data la crescente intensità di capitale. “I produttori cinesi di elettrodomestici hanno iniziato ad annunciare notevoli aumenti di prezzo per la prima volta in decenni – evidenzia -. Questo riflette in parte anche un’offerta insufficiente di materie prime, come i substrati o i wafer. L’implicazione macroeconomica è che le carenze di fornitura potrebbero far aumentare i prezzi e ridurre le vendite al dettaglio, e i margini, per i dispositivi ad alta intensità di semiconduttori”.
La previsione dell’esperta è dunque che le aziende automobilistiche dovranno affrontare costi più elevati per i chip, anche se è improbabile che questo aumento dei costi porti a una crescita significativa dell’Ipc globale, poiché un aumento del 10% dei prezzi dei chip legati alle auto porterebbe a un aumento di circa lo 0,2% dei costi di produzione delle auto.
I semiconduttori sono un elemento chiave della ripresa economica, ponendo il settore in una buona posizione per beneficiare di tendenze come l’efficienza energetica, il 5G e l’aumento della produzione di veicoli elettrici. “Prevediamo che Taiwan, Corea del Sud e Cina continueranno a guidare le spese di capitale per la produzione di semiconduttori, rappresentando oltre il 70% del capex globale nel 2021 – prosegue la Sundstrom -. Le esportazioni di semiconduttori rappresenteranno il 6% del Pil della Corea del Sud e il 20% del Pil di Taiwan nel 2020. Taiwan e la Corea del Sud continueranno probabilmente ad essere leader in questa tecnologia nei prossimi tre-cinque anni, sostenendo la crescita e le loro valute”.
Altri vincitori della carenza globale di chip saranno probabilmente i produttori di attrezzature per semiconduttori e le aziende leader di mercato che hanno un migliore potere contrattuale per assicurarsi i chip. L’esperta si aspetta maggiori sfide per i piccoli produttori di auto, le aziende di elettronica di consumo e le aziende industriali che non sono in grado di assicurarsi la fornitura necessaria di chip. I progettisti di chip potrebbero anche lottare a causa dell’incapacità di assicurare la capacità di produzione e la probabilità di aumenti di prezzo da parte delle fonderie.
“Nel complesso – conclude la Sundstrom -, riteniamo che la spesa tecnologica globale sia destinata a crescere, spingendo la domanda di semiconduttori e portando il settore a una crescita superiore al trend. Pur ritenendo che il settore sia ricco di opportunità, suggeriamo agli investitori di tenere d’occhio alcuni rischi chiave. Il contenimento della pandemia potrebbe accelerare la ripresa dell’attività economica globale, compresa la domanda di chip automobilistici, che potrebbe prolungare la carenza di chip a breve termine. Un aumento delle tensioni tra Stati Uniti e Cina potrebbe esacerbare i problemi di approvvigionamento; la posizione politica del presidente Joe Biden nei confronti della Cina sulla tecnologia sarà fondamentale per la catena di approvvigionamento globale dei semiconduttori. Il percorso della Cina verso l’autosufficienza dei semiconduttori è un rischio a medio e lungo termine, che potrebbe cambiare profondamente il panorama competitivo. Inoltre, qualsiasi carenza di materiali e componenti potrebbe avere ramificazioni significative per il settore e altri settori che dipendono dai chip”.